Il Sole 24 Ore, 3 febbraio 2018
Superiori a 4 anni: l’esperimento viene esteso da 100 a 192 scuole
La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, “raddoppia” il numero di scuole superiori che, dal 1° settembre, potranno sperimentare percorsi di studio di quattro anni, anziché dei canonici cinque. Ai 100 istituti già autorizzati a fine dicembre, se ne aggiungono adesso altri 92, facendo così salire il totale dei plessi interessati all’abbreviazione di un anno di corso, a 192, sparsi su tutto il territorio nazionale (144 sono licei, ma ci sono pure 48 tecnici – 127 sono le scuole statali, 65 quelle paritarie; tutte hanno presentato un progetto altamente innovativo, approvato dal Miur).
Il decreto firmato ieri dalla ministra Fedeli conferma il debutto della sperimentazione dal prossimo anno scolastico (famiglie e studenti, quindi, avranno tempo fino a martedì 6 febbraio per le iscrizioni online); ciascuna scuola potrà attivare una sola classe (che in media sarà all’incirca di 20 alunni, pertanto la novità didattica interesserà in tutt’Italia intorno ai 4mila studenti, su una platea complessiva di 2,6 milioni di alunni delle superiori; una percentuale dello 0,15 per cento). L’idea di introdurre percorsi secondari di durata quadriennale non è nuova. Ad avanzarla per la prima volta, nel 2000, fu l’ex ministro Luigi Berlinguer. Quella riforma non venne mai attuata, ma nel 2013 una commissione istituita da Francesco Profumo riprese il tema. Maria Chiara Carrozza diede il via ad alcune sperimentazioni, Stefania Giannini non si oppose, e ora, si imprime la svolta: «anche per poter consentire al ministero – sottolinea la titolare, Fedeli – una valutazione complessiva della sperimentazione con un campione adeguato di licei e istituti tecnici, distribuiti in differenti realtà territoriali» (delle 192 scuole “campione”, infatti, 85 sono al Nord, 43 al Centro e ben 64 nel Mezzogiorno). La riduzione di un anno del percorso di studi (finora la sperimentazione ha interessato una manciata di istituti, 12 per l’esattezza) consente un primo avvicinamento al cuore dell’Europa visto che in 12 Stati membri su 28 l’età per il diploma già oggi è fissata a 18 anni anziché a 19 (parliamo di Belgio, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito oppure Germania, ma limitatamente alle scuole tecniche, «Fachoberschule», solo per fare qualche esempio). Aiuterà inoltre le medie ad allenare meglio i ragazzi che poi si affacciano ai percorsi superiori quadriennali; e servirà a contrastare l’abbandono scolastico: sono centinaia gli studenti che vanno all’estero al quarto anno di scuola. Il corso di studi “quadriennale” deve garantire, anche attraverso la flessibilità didattica e organizzativa, l’insegnamento di tutte le discipline previste dall’indirizzo di riferimento in modo da assicurare agli alunni il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e delle competenze previste per il quinto anno di corso (ora, entro quattro). Insomma, «non è un nuovo indirizzo di studi, non c’è nessuno sconto sugli obiettivi formativi, e l’organico delle scuole rimane invariato», spiega il capo dipartimento del Miur, Carmela Palumbo.
Diverse le “novità” che emergono tra i 192 progetti autorizzati dal ministero: «All’istituto Leopardi di Milano, per esempio – racconta il preside, Roberto Pasolini – partiremo con il percorso quadriennale nell’indirizzo tecnico, Amministrazione e marketing. L’orario settimanale resterà di 32 ore. Raggiungeremo l’obiettivo allungando l’anno di due settimane, una all’inizio, l’altra alla fine. Spostiamo, poi, parte dell’alternanza annuale dal 15 al 30 giugno; e facciamo una revisione dei programmi». «A settembre anche noi debutteremo con la sperimentazione quadriennale in chimica e materiali per le tecnologie tessili; siamo apripista in Italia – aggiunge Roberto Peverelli, dirigente del Carcano di Como – Lavoriamo a stretto contatto con le industrie tessili del territorio. Tutto ciò è sinonimo di garanzia per genitori e ragazzi». Le superiori di quattro anni «aiuteranno a migliorare didattica e rapporto tra docenti e studenti – sintetizza Paola Artioli, presidente della fondazione Aib, che gestisce il liceo Carli di Brescia -. Nei nostri corsi ci focalizziamo sulla qualità delle competenze acquisite dai ragazzi; un modello innovativo che può essere replicato in tutt’Italia».