Il Sole 24 Ore, 2 febbraio 2018
Effetto sanatorie sulla lotta all’evasione
C’è anche l’exploit della rottamazione delle cartelle dietro al nuovo anno record 2017 della lotta all’evasione. Dei 20,1 miliardi di euro recuperati con il contrasto al sommerso, 6,5 miliardi arrivano dalla definizione agevolata dei ruoli. Sono solo alcuni dei tanti numeri snocciolati ieri a Roma dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, il quale agli incassi della sola lotta all’evasione aggiunge quelli di Agenzia Entrate-Riscossione, ossia 5,7 miliardi di euro di contributi previdenziali, tributi locali, multe e tanto altro incassati dall’agente pubblico della riscossione per gli enti diversi dalle Entrate. Totale, dunque, a 25,8 miliardi come risultato complessivo a cui andrebbero però aggiunti gli oltre 800 milioni (comunque ben lontani dalle stime del Governo) incassati con la seconda edizione della voluntary bis. Nel rendiconto finale mancherebbero all’appello anche i milioni incassati con la chiusura agevolata delle liti pendenti.
Al di là delle sanatorie e definizioni agevolate di turno, i numeri mostrano un segnale importante e in controtendenza con gli stessi indicatori economici: il gettito spontaneo relativo ai principali tributi gestiti dalle Entrate, anche grazie ai nuovi servizi offerti ai contribuenti, è a quota 412,6 miliardi con una crescita dell’1,9% rispetto al 2016. Un percorso quello della compliance messo in moto da tre anni e che ora comincia a dare risultati rilevanti. Sul fronte delle lettere di alert che invitano i contribuenti al ravvedimento prima che il Fisco avvii l’accertamento, il 2017 ha fatto registrare una crescita del 160% con oltre 1,3 miliardi recuperati dal Fisco dopo l’invio di oltre 1,5 milioni di lettere. L’attività di controllo ha garantito comunque incassi per 11 miliardi (va detto che tra i numeri mancano le tipologie di controllo, ossia se automatizzati, induttivi, presuntivi ecc.) in crescita del 14,6% rispetto al 2016. Nel conteggio che porta ai 20,1 miliardi annunciati ci sono anche 400 milioni incassati con l’attività di accertamento scaturita dalle adesioni alla prima operazione di rientro dei capitali.
«Compliance non vuol dire abbandono della presa, vuol dire aiutare cittadini e imprese e punire gli evasori. Vuol dire essere più cooperativi con chi adempie», ha commentato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sottolineando che l’area «di maggiore criticità» nell’attività di contrasto «è l’evasione Iva, un processo che richiede tempo, ma ci sono di anno in anno passi successivi che stiamo compiendo», dallo split payment alla fatturazione elettronica. Un risultato, quello presentato ieri a Roma, che per il primo ministro Paolo Gentiloni spinge il Governo a impegnarsi ancora per ridurre ulteriormente la pressione fiscale a partire dalle tasse sul lavoro. «Si è fatto il possibile – ha aggiunto Gentiloni – si può dire che si poteva fare di più, ma le condizioni del ciclo economico» ci chiedono di dare priorità, soprattutto a «giovani, donne, Mezzogiorno, dove lavoro e investimenti fanno più fatica».
Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, commentando i dati sulla lotta all’evasione, ha sottolineato che «sarebbe bello se una parte rilevante dei proventi dal recupero dell’evasione fiscale andasse a ridurre le tasse sul lavoro. Sarebbe un bel segnale per il Paese». Non solo. «Il contrasto all’evasione fiscale – ha aggiunto Boccia – deve essere una priorità per il Paese in quanto l’evasione fiscale è concorrenza sleale da parte di chi non rispetta le regole».
Per il viceministro all’Economia, Luigi Casero, intervenuto a Telefisco 2018, è comunque necessario proseguire su questa rotta: «semplificazione e compliance, un fisco più vicino al contribuente». A fronte della semplificazione fiscale e della lotta all’evasione, ha sottolineato Casero, c’è il sostegno alle aziende e, in quest’ottica, «industria 4.0 e Pir sono state misure molto importanti. Così come un progressivo addio all’Irap». Infine, secondo Casero, andranno affrontate anche le imposte a carico dei cittadini, come quella di successione e il bollo auto, temi che dovranno essere nell’agenda del nuovo Parlamento.
Ma il Fisco non è solo lotta all’evasione. Sul versante dei servizi a cittadini e imprese va segnalato il taglia-tempi sui rimborsi: per l’Iva dove si è passati dai 140 giorni di attesa media del 2015 ai 90 giorni del 2017, che diventeranno 70 nell’anno in corso con accredito diretto (lo scorso anno il pagamento avveniva in media in 20 giorni); per le dirette l’attesa è passata dai 10 mesi del 2015 a 8 mesi del 2017. In termini di rimborsi erogati a famiglie e imprese complessivamente sono stati restituiti 16,2 miliardi di euro liquidando 3,4 milioni di richieste.