il Giornale, 2 febbraio 2018
La nuova missione Themis: caccia ai terroristi sui barconi
La «svolta» della nuova missione europea, che dovrebbe permettere di sbarcare i migranti nel porto più vicino, ovvero non in Italia, si è sciolta come neve al sole nel giro di 24 ore. Al contrario l’operazione Themis rispetto alla vecchia Triton si focalizzerà sulla caccia ai terroristi e criminali, che potrebbero mescolarsi ai migranti. La dimostrazione che la lista dei 50 sospetti jihadisti tunisini, già sbarcati in Italia o decisi a farlo, inviata dall’Interpol al Viminale non è così campata per aria.
Ieri dal quartier generale dell’Unione Europea a Bruxelles hanno detto chiaramente che non ci saranno «drastici cambiamenti» sulle destinazioni di sbarco dei migranti salvati in mare. In pratica il coordinamento del soccorso rimarrà italiano e sarà sempre il comando di Roma (Mrcc) a decidere il porto di arrivo. Peccato che Bruxelles abbia escluso «sbarchi nei Paesi extra Ue», che sarebbero i più vicini, come Tunisia o Egitto. Francia, Grecia e Spagna sono troppo lontane. Non resta che Malta, che ha teoricamente una zona di soccorso enorme, ma non si prende mai i migranti essendo una piccola isola.
Non solo: mentre l’Economist elogia il ministro dell’Interno Marco Minniti per «aver fatto diminuire del 70% gli sbarchi grazie al suo intervento» e lo indica ad esempio per l’Europa «per non essere rimasto spettatore impotente», da Bruxelles trapela che la Ue avrebbe ricevuto «rassicurazioni» dall’Italia sul fatto che gli accordi informali con Malta sugli sbarchi dei migranti verranno mantenuti. Forse Malta potrebbe accettare qualche arrivo in più, ma di fatto l’Italia dovrebbe rimanere la principale destinazione delle operazione di soccorso in mare.
La fake news dei migranti spediti in altri porti ha resistito un giorno. La stessa portavoce della Commissione europea, Natasha Bertaud, ha dovuto ammettere che con Themis non «cambia nulla» su salvataggi e sbarchi rispetto alla vecchia Triton. Il bello è che la richiesta di cambiare profilo alla missione, ha ricordato la portavoce, «segue un appello da parte dell’Italia, sostenuto dal Consiglio europeo del luglio 2017». Però non riguarda il tema degli sbarchi, ma la caccia ai terroristi infiltrati nel flusso migratorio in parte smentita dal Viminale.
La nuova operazione iniziata il primo febbraio è sotto il mandato di Frontex, l’agenzia europea per il controllo dei confini della Ue. Sul suo sito è spiegato a chiare lettere che «la componente di sicurezza di Themis includerà la raccolta di intelligence e misure volte a individuare i combattenti stranieri e altre minacce terroristiche alle frontiere esterne». Il direttore, Fabrice Leggeri, spiega: «Dobbiamo essere meglio equipaggiati per impedire che gruppi criminali che cercano di entrare nella Ue non vengano individuati. Questo è fondamentale per la sicurezza interna dell’Unione europea». Sulla stessa linea dell’allarme Interpol sui 50 jihadisti tunisini, che forse sono già sbarcati in Italia lo scorso anno. Il Viminale ha smentito, ma ammesso che nel 2017 sono 35 i tunisini espulsi per sospetti legami con il terrorismo.
La nuova missione Frontex prevede la prevenzione «nei confronti dei gruppi criminali che potrebbero tentare di entrare nel territorio Ue di nascosto, su piccole barche». Themis assisterà l’Italia anche «nel tracciare le attività criminali, come il traffico di droga attraverso il Mare Adriatico».
Purtroppo andare e venire via barconi è abbastanza semplice come dimostra l’arresto di tre tunisini sbarcati martedì scorso a Messina. Bougatef Houssem di 28 anni, Rouis Amine di 29 e Douiri Souflenne di 40 erano già stati pizzicati nel nostro Paese ed espulsi. Non sono terroristi, ma nonostante il divieto di rientrare in Italia per 5 anni sono riusciti a tornarci via mare.
Lo scorso agosto, però, su una delle spiagge di sbarco dei migranti in Sicilia è stata trovata una felpa abbandonata con lo slogan «Odiamo Parigi». E la Torre Eiffel ribaltata, simbolo di riferimento agli attacchi del terrore nella capitale francese del 2015.