la Repubblica, 2 febbraio 2018
Speculazione sul voto. Scommessi 4 miliardi sul rischio Italia
Milano Tre grandi fondi speculativi, Bridgewater, Aqr e Marshall Wace, puntano almeno 4 miliardi contro l’Italia sulla roulette delle Borse, sperando che dopo il voto si scateni l’instabilità politica.
La cavalcata dei mercati non si ferma, tanto meno a Piazza Affari: dopo il +22% del 2017 in gennaio Milano è salita del 7,5%, senza che il rischio legato alle elezioni di marzo avesse impatti di sorta. Tuttavia dagli Usa si sta alzando un vento ribassista che scommette miliardi su prossimi crolli delle imprese tricolori per la possibile deriva sovranista del futuro governo, e le fatali conseguenze sulla tenuta dei Btp o la permanenza del paese nell’euro.
Il ministro dell’Economia Padoan dice di «non vedere speculazioni sui mercati», ma intanto tre fondi locusta di Usa e Gran Bretagna hanno puntato forte su questo scenario con il meccanismo delle vendite allo scoperto, quello per cui si prendono in prestito azioni per riacquistarle tempo dopo, lucrando sulla differenza se i prezzi sono intanto scesi.
Il più temibile è Bridgewater, il maggiore hedge fund mondiale guidato dal miliardario Ray Dalio, una leggenda nel settore, capace di prevedere la crisi immobiliare negli Usa del 2007 e il successivo crac delle banche. Bridgewater, che già in ottobre aveva puntato un miliardo allo scoperto sui grandi titoli di Piazza Affari, ha triplicato la posta a 3 miliardi di dollari ( 2,4 in euro), con un paniere di 18 azioni tra le maggiori: da Intesa Sanpaolo e Unicredit, a Eni ed Enel, poi Prysmian, Terna, Unipol, Generali, Atlantia, Leonardo e altre. Tutte le maggiori imprese del Paese, che secondo “il genio” Dalio dovrebbero scapicollare nei prossimi mesi, quando la situazione politica a Roma potrebbe essere caotica e la Bce avrà smesso di sostenere – comprandoli per miliardi ogni mese – il prezzo dei Btp italiani. Anche il fondo hedge di Chicago Aqr ha posizioni al ribasso su azioni italiane, per 1,3 miliardi, concentrate sulle maggiori banche e sui petroliferi Saipem e Tenaris. Così pure il fondo londinese Marshall Wace, che punta al tonfo delle banche Ubi e Banco Bpm, al vaglio della Bce sui crediti difficili.
I 300 maggiori fondi alternativi (hedge) sono appena stati ospiti di Morgan Stanley a Palm Beach, per l’annuale conferenza “Breakers”. Chi ci è stato accredita di un clima di cautela sull’Italia. «Da 2 giorni alla conferenza di Morgan Stanley – ha scritto Davide Serra, a capo del fondo Algebris, sul suo profilo Twitter – Una sola domanda su Italia: ha avuto crescita e creazione lavoro mai visti ultimi 20 anni, continuerà o torna immobilismo ed economia collassa? Rimane nell’euro o Lega e M5S ci portano fuori?».
Proprio due giorni fa, Luigi Di Maio era volato a Londra per dare un’immagine rassicurante della forza politica che rappresenta. Tanto da spingersi a dire – come hanno confermato a Repubblica due persone presenti agli incontri riservati con gli investitori – che in caso di stallo dopo il voto, le ipotesi più probabili sono o il ritorno al voto, o «trovare punti di comune nelle varie agende dei partiti per farle diventare un’agenda di governo», individuando come temi possibili «investimenti in infrastrutture e semplificazione della Pubblica amministrazione». Il capo politico M5S – preoccupato di essere considerato affidabile e non etichettato come populista – avrebbe anche negato qualsiasi ipotesi di accordo con la Lega.