Corriere della Sera, 2 febbraio 2018
«Io, nel circo di Sorrentino». Intervista a Riccardo Scamarcio
Nell’età della pietra aspettando Berlusconi. Riccardo Scamarcio ha prestato la voce a I Primitivi, deliziosa animazione anglo-francese di Nick Park (esce l’8 per Lucky Red). Dà voce a un ragazzo della preistoria, «audace e un po’ incapace», in conflitto calcistico con l’evoluta tribù dell’età del bronzo.
Primo doppiaggio?
«Sì, è come fare un film in tre giorni, c’è un rapporto energetico dove vedi il personaggio sullo schermo. Nello scontro tra le due civiltà, pietra e ferro, ci sono echi del nostro mondo: civiltà urbana e rurale, che è la vita migliore che si possa avere. Essendo pugliese ho mantenuto un rapporto con la terra, produco vino e olio. In Italia quasi tre milioni di giovani lavorano nell’agricoltura, si sta tornando ai beni di prima necessità ma la globalizzazione c’è anche lì. Ho prodotto il film Dei su una specie di giovane Holden che vive in campagna e per pagarsi gli studi di Filosofia deve vendere un ulivo immenso».
Come attore apparirà in tutt’altro carattere pugliese.
«Nel film Loro di Paolo Sorrentino sono un provinciale di Taranto ossessionato nel volere incontrare Berlusconi».
Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore che gli procurava le ragazze.
«È ispirato a lui, poi però il film parla di personaggi. Sorrentino è l’autore che meglio riesce a cogliere aspetti della decadenza della civiltà contemporanea, fa un’analisi antro-sociologica senza volerla fare, mettendo in scena paradossi e meccanismi estremi».
Vedendo Toni Servillo truccato da Berlusconi...
«Ho fatto un salto sulla sedia, gli somiglia in modo impressionante. Sul set lo salutavo con Buongiorno presidente».
Com’era il set, nani, ballerine, olgettine?
«È stato bellissimo, nessuna fatica, mi sentivo un po’ spettatore, era tutto fantasmagorico, un circo continuo, gente che ripeteva battute o cantava, balletti, animali enormi in scena».
Fellini?
«Rispettiamo il grande maestro. Non dovevo fare nulla se non guardare ciò che accadeva intorno a me. Il mio personaggio è soggiogato da quel mondo. C’è sempre in Sorrentino una specie di miseria da qualche parte, e di puro anche nella corruzione più profonda. Il cinema è fuori dal moralismo, anche se una morale c’è e chi vuole la trova».
Che effetto le fa rivedere Berlusconi ancora in sella?
«Non l’ho mai votato. Dal punto di vista umano mi colpisce la tenacia, la tigna. In campagna elettorale vedo cose inattese, Alberto Bagnai è un prof di politica economica di sinistra, un intellettuale che suona il cembalo, si è dovuto candidare con la Lega per far capire fino a che punto il centro sinistra latita, ha distrutto i salari, da vent’anni fa una politica di destra, quando lasci la tua identità come puoi essere di sinistra? Voteranno il Pd turandosi il naso».
Parla spesso di politica.
«Mi sento parte attiva della vita pubblica di questo paese, che è bellissimo, abitato da gente con un’umanità straordinaria. Mi considero un anarchico che si occupa di emozioni e sentimenti, e cerca un ordine per vivere il suo disordine, due categorie dalla cui unione si può raggiungere l’armonia».
Un’euforia che ritroverà nel titolo del film «Euphoria» di Valeria Golino.
«La storia di due fratelli che si conoscono poco, io sono il piccolo, un imprenditore che accoglie in casa il più grande (Valerio Mastandrea), prof alle medie, malato di cancro. Ci sono situazioni ironiche, ma il cuore è il riavvicinamento di due fratelli nel momento in cui la morte si appalesa. Se Valeria ed io ci siamo lasciati bene? Ci ho anche fatto un film...».
Tra due anni ne fa 40.
«Mi chiamano il giovane vecchio, è una cosa che ho sempre pensato di me. Il problema è che non sono più tanto giovane. Vivo il cinema come una malattia, una passione che mi ha migliorato».
Però ci sono sopraffazioni, abusi di potere...
«Bisogna distinguere tra lo stile di una persona e i reati. Poi c’è un aspetto trascurato, che il cinema è basato sulla seduzione e sull’erotismo tra le persone. La penso come Deneuve. Viviamo in una società pornografica che mercifica i corpi... Mi chiedo perché Strauss-Kahn sia stato sbattuto in galera il secondo giorno e Weinstein sia ancora libero di girare. Il gioco al massacro di Hollywood non fa bene a nessuno, non mi piacciono i processi sui social».