Corriere della Sera, 2 febbraio 2018
Anche per i piccoli editori il libro va. «È l’ora degli indipendenti»
Cresce il mercato del libro per quantità e a valore. Ma attenzione, spiegano gli editori indipendenti (che aumentano il loro peso nel mercato): occorre tener presenti gli aumenti dei prezzi e il calo delle copie vendute per ciascun titolo.
I numeri forniti da Gfk Italia – che ricalcano in sostanza il segno positivo e i dati diffusi dall’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (Aie) in gennaio – sono stati presentati ieri sera durante l’affollatissimo convegno organizzato da Sem per l’anniversario della casa editrice, intitolato Elogio della follia : partecipavano, oltre al padrone di casa Riccardo Cavallero (editore di Sem), altri indipendenti come Eugenia Dubini (editrice di NN Editore), Sandro Ferri (e/o), Pietro Biancardi (Iperborea) e Barbara Riatti per Gfk.
Intanto, ecco i dati: si conferma la crescita del mercato del libro in Italia, che sale dell’1,9% a quantità nel 2017 (ma perde il 10,3 rispetto al 2012), e sempre nel 2017 aumenta del 5,4% a valore (pur se segna un meno 1,2% rispetto al 2012). Netto è l’aumento dei «referenti» venduti (per intendersi, il singolo prodotto con codice Isbn) da 379 mila del 2012 a 448 mila del 2017. Significativa la crescita degli editori indipendenti, che nel 2017 salgono al 45% del mercato librario(40% nel 2012).
«È interessante – illustra Cavallero – la crescita degli indipendenti: prima erano i grandi gruppi a salire, ora loro rallentano ed è il momento dei “piccoli”. Perché? Perché hanno un altro rapporto con l’autore, non accettano che un libro sparisca dopo un mese e mezzo, lo seguono in tanti modi. Molti indipendenti fanno operazioni di questo tipo: recuperano piccoli libri, li seguono e questi diventano bestseller, cosa che i “grandi” non possono fare. E oggi un caso come la Ferrante viene da un indipendente. Il mercato dei piccoli cresce tornando a occuparsi dei libri degli autori, un po’ ciò che accade anche per i librai (che pure perdono intorno al 2%) con il rapporto con il cliente. E in più molti piccoli hanno un grande catalogo che vende benissimo: l’ecommerce ha facilitato questo aspetto». L’ecommerce vive un boom, ma l’editore di Sem precisa: «Penso che però sia pericoloso spostare troppo peso sull’e-commerce. Per aiutare editori e librai bisogna lavorare sui tempi di distribuzione: i distributori dovrebbero accelerare i tempi di rifornimento ai librai».
L’invito è a valutare con attenzione il segno positivo: «Il mercato è cresciuto – continua Cavallero – ma si tenga presente l’aumento di prezzi di questi anni: il tasso inflattivo del libro è più alto di quello del Paese. E poi il mercato è cresciuto, sì, ma negli ultimi due mesi, quando chi non l’aveva fatto prima ha speso il buono di 500 euro del ministro Franceschini; abbiamo goduto di una specie di rottamazione e bisogna capirlo prima di cantare vittoria».
Quanto al primo anno di Sem, il commento di Cavallero è positivo: «Sono molto contento. Avevamo previsto che avremmo “masticato ferro” e per i primi tempi è stato così; nel primo semestre abbiamo fatto fatica, ma poi la situazione è migliorata e abbiamo avuto un buon Natale. Poi, ad esempio, vincere il Bagutta Opera prima è un bel riconoscimento: il mattino dopo, due editori stranieri ci hanno chiesto il libro. Ora siamo perfettamente a budget».
Il senso di energia e di fermento che si coglie tra gli editori indipendenti, al convegno, è palpabile, pur se con qualche cautela. «Nel bicchiere mezzo vuoto metto il calo dei lettori», dice Ferri. E Biancardi: «Positiva la ripresa a valore e anche a copie, preoccupa il 6% in meno di lettori». «Il “segno più” davanti a questi dati – spiega Eugenia Dubini – fa capire che c’è un fermento degli indipendenti, così come nelle piccole librerie. Mi sembra un’uscita dalla crisi».
Uno dei dati, in particolare, colpisce: il 96% dei titoli vende meno di mille copie, e il 75% ne vende meno di 100; i libri che vendono più di 100 mila copie sono solo 20 in un anno contro i 42 del 2013. Un fatto che fa riflettere, conclude Dubini: «C’è chi produce libri sapendo di contare su 100 lettori. Questo mi induce a pensare. I ndipendenti significa editori che non hanno alle spalle i grandi gruppi. Ma vorrei lanciare l’idea che essere editori indipendenti significa essere interdipendenti con tutti gli attori della filiera e con i lettori. E anche tra di noi».