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 2018  febbraio 02 Venerdì calendario

Luca Zingaretti: Montalbano è come me più felice e meno giovane

«Zingaretti sono, ma da vent’anni Montalbano divento». Giovani attori crescono, maggiore maturità, un accenno di ruga, consapevolezze conquistate negli anni. Sono andati avanti insieme, ruolo e interprete, alimentando l’uno la fama dell’altro. Ascolti record, vendita del prodotto pure in Papuasia. Persino le repliche stracciano la concorrenza fresca di giornata. E adesso la serie cult lancia due nuove storie, dove forse si ventila persino il matrimonio di Montalbano con l’eterna fidanzata Livia, interpretata da Sonia Bergamasco.
La giostra degli scambi
(lunedì 12) con la partecipazione straordinaria di Fabrizio Bentivoglio e
Amore
, il lunedì successivo. Sempre la stessa squadra e alla regia, lo stesso Alberto Sironi.

Eppure lo sguardo si fa più ampio, tanto da abbracciare anche il cinema, come è oramai abitudine. Dal 2019, i nuovi episodi girati a primavera 2018 godranno di un’anteprima nelle sale cinematografiche anticipando di un mese la messa in onda televisiva. Un esperimento che esclude, per ora, la realizzazione di un prodotto prettamente cinematografico, come sostiene il produttore Carlo Degli Esposti, il quale è contrario anche a un coinvolgimento delle tv a pagamento per la diffusione di Montalbano: «Per Netflix sarebbe un’opportunità molto appetibile. Non per noi che abbiamo ancora davanti una lunga vita di programmazione tradizionale». Una lunga vita che ha già un lungo passato. E Zingaretti lo ricorda con orgoglio: «Vent’anni fa? Ero meno felice e un po’ più giovane. Iniziava una bellissima avventura su Raidue con un prodotto “poco televisivo”. Ritmo di narrazione alto, un tentativo che viaggiava sull’onda dei vecchi sceneggiati. Fu un trionfo da trasferimento su Raiuno».
Una galoppata continua che ha conosciuto solo un tentativo d’arresto. «La mia volontà di essere in questo ruolo deriva dal piacere e dalla spregiudicatezza. Consideri che io non ero nessuno e per Montalbano c’erano attori ben più conosciuti di me. È stato il produttore a difendere la sua scelta. Dissi di no a Montalbano nel 2006 per strategia. Meglio uscire tra gli applausi, mi dicevo, meglio 5 minuti prima che 5 dopo. Sbagliavo. Ho sentito la sua mancanza e me ne sono fregato delle strategie, proprio come avrebbe fatto Salvo. Così ho avuto il privilegio di seguire un archetipo nel suo arco letterario completo».
E questo non gli ha precluso ruoli diversi al cinema, in teatro e in tv. «Non conosco snobberie, faccio l’attore, mi piace prendermi il rischio di storie pericolose se queste mi convincono. Vedi The Pride a teatro. Un ruolo meraviglioso. Mi dicevano, “ma che fai, sei un sex symbol, non puoi parlare di omosessualità”. Invece no, questa pièce che colpisce l’omofobia andava messa in scena». E ancora, The Deep Blue Sea, di cui sarà regista e protagonista la moglie Luisa Ranieri. «Ho instaurato un patto di fiducia con il pubblico, ho giurato: mai paraculate da me. E si sono convinti. Anche i registi. Io sono un attore che non teme confronti. Lavoro da quando avevo 15 anni e lavoro tantissimo. Ho fatto anche l’alabardiere muto e studiavo gli attori per imparare. E se c’è qualcuno che fatica a immaginarmi, cambierà idea».
Lavorare un po’ meno per godersi la famiglia, promette, e al tempo stesso parla dei tanti progetti: «Ho tre film in uscita, un grande produzione televisiva e penso a una regia al cinema. Ma prima devo trovare qualcosa che mi riempia, provare l’esigenza di raccontare una storia. Con la maturità senti che il solo ruolo d’attore ti sta stretto e vuoi proporre al pubblico un’emozione. E non è solo narcisismo».