La Stampa, 2 febbraio 2018
Spiagge, parchi e bar. La Slovenia copia Dubai e si crea una nuova isola
Seguendo la seconda stella a destra della famosa canzone di Bennato, si arriva direttamente in Slovenia: si trova proprio lì l’isola che non c’è. O meglio: si trovava lì, perché, tra poco, anche la Repubblica della ex Jugoslavia avrà la sua prima isola marina vera. Sarà realizzata con il materiale di risulta della costruzione del raddoppio ferroviario della tratta Capodistria-Divaccia: un’opera a cura della 2Tdk, una società creata appositamente dal governo sloveno per un’infrastruttura che si svilupperà verso Nord-est per una quarantina di chilometri e che avrà lo scopo di allargare l’imbuto in cui finiscono le merci che giungono nel principale approdo commerciale dell’Adriatico. Un’azione che ha valore strategico per ingraziarsi i player asiatici sempre più interessati al Mediterraneo, ma bisognosi dell’intermodalità: i treni che ogni settimana partano dai porti di Trieste e Capodistria sono in tutto 320 e superano quelli di Rotterdam (il più scalo merci del mondo) che si ferma a 250.
Del resto, il destino di questa nuova infrastruttura in qualche modo era già scritto, se non altro perché la nuova isola nascerà nel territorio amministrativo proprio del Comune di Isola.
Slovenia come Dubai e altri paradisi artificiali: spiagge per incrementare il movimento turistico, ma anche bar, percorsi pedonali, un orto botanico, opportunità di svago e relax, ma nessun hotel. Quelli si trovano già lungo la costa ed hanno bisogno di nuova clientela: il gioco online ha svuotato i casinò di Portorose e la concorrenza della Croazia ha dirottato sullo stato vicino quasi tutti i turisti. Attratti dal mare cristallino e incuriositi dal “Trono di Spade” che ha magnificato le bellezze di “Approdo del Re”, al secolo l’incantevole Dubrovnik.
Del progetto “isolano” si stanno occupando le municipalità della zona, il Ministero delle Infrastrutture e quello dell’Ambiente: tutti insieme per perseguire l’obiettivo di iniziare a costruire già nei prossimi due anni. L’siola sorgerà a 80 metri dalla costa – in una zona dove la profondità dell’Adriatico è di circa sette metri – nei pressi del punto reso celebre dall’affondamento del transatlantico Rex sotto i colpi dell’aviazione inglese: era l’8 settembre del 1944 e venne sepolto da 123 razzi lanciati dalla Raf, che lo incendiarono. Le fiamme accesero il golfo per giorni interi. Del resto era la più grande nave da crociera mai costruita nel nostro Paese, un record che mantenne fino al 1991, scalzato dalla Costa Classica.
L’isola di Isola non sarà tuttavia soltanto un luogo di vacanza, perché tra gli obiettivi c’è anche la protezione del tratto di costa circostante dai venti di bora e di tramontana. Un vero e proprio incubo in molti mesi dell’anno. Le prime stime, per realizzare una struttura che si sviluppa su 40 mila metri quadrati, ossia una mezza dozzina di campi da calcio, come vorrebbero gli sloveni, parlano di poco più di mezzo milione di metri cubi di materiale da trasportare e compattare. Il nodo da sciogliere è la tipologia del terreno, perché non si vogliono correre rischi di inquinamento marino e quindi andranno fatte indagini accurate sulla composizione di quanto asportato nell’entroterra.
In un mondo globalizzato in cui le unicità riscuotono sempre successo, si vuole trasformare «l’isola che non c’era» in un fenomeno mediatico. Abbinandolo all’altra isola – che è sempre esistita, ma è sull’acqua dolce – di cui la Slovenia va fiera: è al centro del lago di Bled ed è una delle perle nel complesso delle alpi Giulie, inserita ripetutamente nelle mete da non perdere delle graduatorie turistiche internazionali.