La Lettura, 21 gennaio 2018
Benvenuti ad Arte Fiera «Bologna, Italia orgogliosamente Italia»
Senza paura Arte Fiera Bologna, anno 2018, edizione numero 42, la seconda diretta da Angela Vettese, ha scelto stavolta di definirsi provinciale: «Arte Fiera – spiega Vettese a “la Lettura” – è nata nel 1974 quando di fiere d’arte contemporanea, nel mondo, ce n’erano al massimo quattro o cinque. Oggi ce ne sono decine, addirittura centinaia, tra cui alcune che funzionano come motori giganteschi ed economicamente inarrivabili per un Paese come il nostro. Abbiamo limitazioni fiscali per le quali non possiamo pretendere di avere una Frieze Masters o un’ Art Basel. Tuttavia, il nuovo panorama ci induce ad avere fiducia in una nuova missione, se vogliamo più nazionale ma non per questo più provinciale: cerchiamo di porci come ottima fiera italiana, che può contare sia su un collezionismo nazionale sia sull’attenzione di chi, all’estero, guarda cosa si fa da noi. Credo che sia una posizione onesta e al contempo più ambiziosa di quanto sembri, benché a qualcuno possa apparire provinciale. Ma molto più provinciale è in realtà, io credo, chi favorisce un international style a tutti i costi».Quella in programma da venerdì 2 a lunedì 5 febbraio (preview giovedì 1) sarà un’edizione felicemente provinciale e, soprattutto, molto vicina all’Italia. Con 150 gallerie (a cui si aggiungono 30 espositori legati a editoria, grafica e creatività, per un totale di 180 presenze) chiamate a trasformare i padiglioni 25 e 26 di BolognaFiere (il progetto architettonico era stato pensato da Kenzo Tange) in una grande piattaforma di arte (48 mila i visitatori della scorsa edizione). Un numero all’apparenza «limitato» (248 sono, ad esempio, le gallerie attese alla prossima edizione di Hong Kong Basel in programma dal 29 al 31 marzo), ma per precisa volontà della direttrice, critica d’arte e docente allo Iuav di Venezia, «per mantenere al massimo la qualità della manifestazione». Numeri che ruoteranno in particolare attorno agli italiani (classici, moderni, contemporanei, maestri, giovani). Qualche nome? Davide Bramante, Perino & Vele, Maria Elisabetta Novello, Aldo Mondino, Giulio Turcato, Fabio Viale, Emilio Isgrò, Emilio Castellani, Giovanni Anselmo, Giorgia Severi. Mentre tra gli stranieri ci saranno nomi «nuovi» come Joe Tilson, Jenni Hiltunen, Matan Ashkenazi, Shigeru Saito, Shilpa Gupta e «evergreen» come Beverly Pepper e Christian Lapie.
Difficile, anche per Vettese, definire le attuali tendenze del mercato: «Le i talian sales, quelle delle grandi aste e dei record, continuano ad andar bene e questo non può non toccare la mostra-mercato più antica d’Italia, che da sempre ospita molti tra gli artisti italiani più amati anche all’estero: classici come Castellani o Boetti, ma anche new entry potenti come Maria Lai o giovani su cui puntare come Andreco o Rachele Maistrello». Vietato, però, parlare di tendenze... «Parlerei piuttosto di tecniche diverse che connotano il nostro tempo, ma che, in questo momento, mi riesce difficile individuare come più forti di altre». L’unica regola, tiene a precisare Vettese, deve essere «quella del ben fatto».
Tra le novità di Arte Fiera una sorta di doppio canale «per dare maggiore visibilità alle gallerie espositrici». Da un lato, con la sottosezione Modernity (intesa non come modernità ma piuttosto come attualità), alcune gallerie hanno ricevuto metri quadri in più per esporre approfondimenti su alcuni artisti «giovani o che meritano una rilettura critica»: tra questi Joan Jonas con la Galleria Alessandra Bonomo, Gianni Piacentino con la Galleria De’ Foscherari, Regina José Galindo con Prometeogallery, Maria Lai con la Nuova Galleria Morone, Olivo Barbieri con Guidi & Schoen. Dall’altro, con la sezione Polis/Artworks che si dipana in luoghi nascosti della città – come il giardino botanico, la biblioteca dell’Università, l’Archiginnasio – «per dare ai galleristi la possibilità di esporre opere o anche piccole personali degli artisti che trattano».
Ci sarà, poi, una rassegna cinematografica sull’identità comunista e post-comunista a cura di Mark Nash (divisa tra la Fiera e il Museo Mambo). E per concludere, nell’ambito di Polis/BBQ, accoglierà spazi autogestiti, spesso appena nati, «che testimoniano una rinascita di Bologna che non a tutti è evidente ma che, come spesso accade, gli artisti stanno annusando e usando per primi».
Provinciale, italiana e, in qualche modo, molto diffusa. Anche in termini di definizione dell’idea di «arte contemporanea», visto che ampio spazio verrà ad esempio concesso ai libri d’arte, ai libri rari e agli oggetti artistici non necessariamente d’arte. Perché Arte Fiera non vuole immaginare linee di confine espositivo tra moderno e contemporaneo. Per la prima volta, «dopo che nel 2017 avevamo dovuto fare tutto da soli», quest’anno la fiera verrà oltretutto affiancata in alcuni progetti dal Mambo, il Museo d’arte moderna di Bologna e dal suo neodirettore Lorenzo Balbi, perché – precisa Vettese – «come tutte le fiere ci definiamo come realtà complessa, articolata».
Art City, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, prevede così Tunguska Event, History Marches on a Table, performance di grande impatto, esilarante e sovversiva, ideata in occasione del centenario della Rivoluzione russa da Vadim Zakharov, visibile negli spazi Ex Gam adiacenti alla Fiera. Nella stessa zona, al Padiglione de l’Esprit Nouveau, Katarina Zdjelar sarà a sua volta protagonista di una mostra che ruota intorno al video Into the interior, girato al Musée royal de l’Afrique centrale (Mrac) in Belgio, forse l’ultimo museo esplicitamente coloniale al mondo, chiuso nel 2013.
Nel centro cittadino si incontreranno in sequenza La malattia del ferro, video-installazione di Yuri Ancarani ospitata nella Cappella di Santa Maria dei Carcerati a Palazzo Re Enzo e realizzata durante le riprese del film Piattaforma Luna e Transanatomy, progetto espositivo di Roberto Pugliese incentrato sui processi di ibridazione tra uomo e macchina ospitato nel Teatro anatomico dell’Archiginnasio.
Sezioni e generi si mescoleranno «con l’intento di creare un percorso di visione e di interesse in cui le opere di ieri e di oggi dialogano armonicamente, superando linee di demarcazione divenute ormai inaffidabili e anzi generando un’evoluzione critica». In programma anche un convegno internazionale a cura di Angela Vettese con Clarissa Ricci, intitolato Tra mostra e fiera sul tema «della crescente ibridazione tra mostre e fiere».
«Il trend è sfidare l’idea stessa di trend – conclude Vettese —. Anche per questo mescoleremo moderno e contemporaneo, fotografia e installazioni, quadri e sculture. Allo sguardo del visitatore il compito di costruire il proprio itinerario, perché l’opera esiste solo quando è vista ed è diversa per ogni occhio che guarda». Un modo per riaffermare il ruolo di Arte Fiera. E di Bologna, città «da sempre dotta» ma (anche per questo) non incline alla spettacolarizzazione globalizzata dell’arte e del suo mercato.