Libero, 31 gennaio 2018
Ecco chi rischia la depressione
In Italia la depressione aggredisce di più gli anziani, i meno istruiti, i poveri e le donne. Queste le conclusioni che si ricavano dal “Rapporto sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” curato dall’Istat in collaborazione con Eurostat. In un quadro europeo che ci vede in una posizione molto meno allarmante di altri Paesi, considerato che la media nell’Ue è del 2,9% di disturbi depressivi maggiori e del 6,7% di almeno un disturbo depressivo denunciato, mentre noi facciamo registrare rispettivamente percentuali dell’1,8 e del 4,3, resta da analizzare il dato che più ci riguarda: quei 2,8 milioni di depressi sul nostro territorio, di cui quasi la metà colpiti da depressione maggiore, vale a dire disturbi dell’umore a carattere depressivo più intensi e frequenti (i dati Oms indicano il disturbo depressivo maggiore come il disturbo psicologico più diffuso nel mondo).
In particolare merita attenzione che a essere più vulnerabili risultano determinate categorie.
Innanzitutto gli anziani, laddove si riscontra nelle statistiche un’evidente relazione tra l’età e l’insorgere di stati depressivi: tra i 15 e i 34 anni solo l’1,9% delle persone denuncia almeno un disturbo depressivo, ma salendo agli over 65 la percentuale schizza al 13,1 e negli over 75 al 19,5. Passando alle depressioni maggiori, negli over 65 la percentuale si attesta al 6,5 ma oltre i 75 anni cresce al 10,2. Un correlazione, questa tra depressione ed età che si riscontra anche in ambito europeo.
ISTRUZIONE
Un secondo fattore determinante è il livello di istruzione: nel caso dei livelli più alti, l’Istat indica un 2,8% di casi di depressione maggiore e un 3,2% di altri disturbi depressivi; mentre il livello più basso di istruzione fa registrare rispettivamente un 4,4% e un 9,2%. Incrociando livello di istruzione ed età, le percentuali sono ancora più separate: gli over 65 “colti” mostrano percentuali di casi depressivi intorno al 4,6 mentre nella stessa fascia di età ma meno istruita si tocca un considerevole 15,5% cioè più del triplo. Il terzo fattore a essere messo in rapporto con la depressione è il reddito. Sopra i 15 anni, i più poveri hanno almeno un disturbo depressivo nel 6,8 e 6,9% dei casi, mentre i più ricchi non superano il 3,8%. Anche qui, incrociando reddito ed età il divario aumenta: i più poveri sopra i 65 anni dichiarano almeno un disturbo depressivo nel 16,2% dei casi e una depressione maggiore nel 7,7% mentre i più ricchi nella stessa fascia d’età scendono all’8,9% e al 4,4%.
Infine c’è il genere: le donne risultano più colpite degli uomini. Sopra i 75 anni, il 23% delle donne denuncia almeno un episodio depressivo, contro il 14,2% degli uomini. E nel caso della depressione maggiore, nella stessa fascia di età, il dislivello aumenta: il 12,3% delle donne contro appena lo 0,7% degli uomini. Il rapporto fornisce poi una mappa regionale della depressione, dove a conquistare il non invidiabile primato dei disturbi è, nel caso della depressione maggiore, l’Umbria per gli over 15 (4%) e la Puglia per gli over 65 (10,5%). Nel caso di altri stati depressivi, è di nuovo l’Umbria al primo posto sia tra gli over 15 (9,5%) che tra gli over 65 (22,3%), seguita nella fascia over 15 dalla Sardegna (7,5%) che è seconda anche tra gli over 65 (19%), mentre sul versante opposto ci sono Bolzano e la Lombardia, tra i territori meno toccati dalla depressione. Questi i dati statistici che potranno essere variamente interpretati.
LE DONNE
Alcuni, come quelli che indicano una relazione tra reddito, età e depressione appaiono più logici. Quanto al fatto che le donne siano più depresse, spesso viene preso per un luogo comune, ma non ci pare sia mai stato indagato a fondo. Di certo esisteranno studi sul tema, ma confinati agli specialisti. Così come si possono fare ipotesi approssimative sul perché i più depressi si trovino in Umbria, Puglia e Sardegna, ma occorrerebbero rapporti di causa ed effetto esatti. Cosa molto difficile, quando si parla del “male oscuro” contro cui le statistiche sembrano purtroppo essere di scarso aiuto.