Il Messaggero, 1 febbraio 2018
L’irresistibile ascesa (in Cina) dell’aria in bottiglia
Non c’è nulla di più necessario di ciò che è inutile, recita una delle regole non scritte del marketing. Qualcuno potrebbe pensare che anche la stessa acqua in bottiglia sia da considerare un lusso, visto che il nostro pianeta è ricoperto di oceani per il 71% della superficie; ma esistono imprenditori coraggiosi capaci di andare molto più in là. Prendete l’aria. Se escludiamo il fondo del mare, e certe confezioni sotto vuoto, non c’è luogo che ne sia privo. Eppure, l’aria vende, eccome.
Certi bambini napoletani, in passato, si sono spinti a proporre l’acquisto di aria del Vesuvio; ma la loro idea (per nulla sbagliata, dal punto di vista imprenditoriale) è rimasta al livello di boutade, o di mercatino improvvisato. Per fortuna (o purtroppo), c’è chi sa vedere lontano. Quando la società canadese Vitality Air ha lanciato il suo prodotto, non credeva potesse avere successo veramente. Era cominciato un po’ per gioco: si prelevava l’aria da luoghi incontaminati come il lago Louis, e Banff, sulle Montagne Rocciose, e la si immagazzinava in capaci bombolette (4,5 litri) da vendere al dettaglio, con una mascherina per aspirarne il contenuto. Lam e Troy Paquette provarono a proporre il loro prodotto su eBay, con alterni risultati. Poi il mercato si è creato da sé.
L’abnorme crescita cinese (con lo spaventoso inquinamento atmosferico che ne è derivato) ha prodotto rapidamente l’identikit del consumatore ideale. E sono arrivati i primi ordini di cinquemila bombolette da Pechino.
BUSINESSOggi Vitality Air ha superato la quota di duecentomila unità di aria fresca vendute in tutto il mondo (a ben 19,99 dollari l’una); e ha diversificato il prodotto. Alle normali bombolette ha affiancato una linea di ossigeno purissimo. E altre imprese, che hanno fiutato l’affare, stanno arrivando. L’Oms stima che l’inquinamento provochi la morte di 6,5 milioni di persone all’anno. Offrire aria pulita ai mercati asiatici – non solo Cina, ma anche Corea, India – è un modello di business che funziona. Swissbreeze è il marchio di una società svizzera, che imbottiglia in varie località di montagna. L’uso consigliato, anche in questo caso, è di sporadiche inalazioni ogni tanto (l’uso esclusivo dell’aria in bottiglia richiederebbe un esborso astronomico) e non si sa quale possa essere il beneficio di piccole boccate di aria pulita, in un ambiente compromesso. C’è però chi sta già pensando in grande: zaini capaci di contenere aria sufficiente per otto ore di seguito. Contro il logorio della vita moderna.