Corriere della Sera, 1 febbraio 2018
Cresce il sommerso: in nero 3 milioni di lavoratori
Roma Negli anni della grande crisi mantenere o trovare un’occupazione diventa sempre più difficile. Ecco quindi la ricerca di soluzioni «alternative». Per risparmiare, da una parte, ma soprattutto per necessità dall’altra. Così il lavoro si fa via via più irregolare e sommerso. False imprese e false cooperative che approfittano delle difficoltà per ridurre il costo del lavoro e sfruttare i lavoratori.
È «il lavoro ad ogni costo» definito così dal Censis nel focus «Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro», realizzato con Confcooperative che evidenzia come il lavoro oscuro, negli anni 2012-2015, sia cresciuto del 6%, mentre l’occupazione regolare cala. E il numero dei «sommersi» è arrivato a 3.3 milioni nelle false imprese, più altri 100mila nelle false cooperative. Persone senza diritti, né garanzie, sfruttate e sottopagate. La ricerca Censis-Confcooperative ha conteggiato il salario medio orario degli irregolari: 8,1 euro, circa la metà di un dipendente in regola, cioè 16 euro. L’evasione tra tasse e contributi negli anni tra il 2012 e il 2014 è così arrivata a 107,7 miliardi di euro.
Il settore più coinvolto è quello del lavoro domestico: dove gli irregolari sono 6 su 10. Il 60% di badanti e colf è in nero, un dato cresciuto del 3,7% in tre anni. Ma, dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, «va fatta una distinzione tra i livelli di irregolarità di una badante e quella di un lavoratore sfruttato nei campi o nei cantieri o nel facchinaggio», spesso, spiega, «le famiglie evadono per necessità e l’irregolarità dei lavoratori domestici fotografa la difficoltà delle famiglie nell’assistere un anziano, un disabile o un minore».
Negli altri settori, gli irregolari sono soprattutto nell’agricoltura: in nero il 23,4%, (+1,5%). Qui, sottolinea Gardini, «si tratta di sfruttamento che nasce solo per moltiplicare i profitti e mettere fuori gioco le tantissime imprese che competono correttamente sul mercato». Irregolare anche il 22,7% dei lavoratori del mondo dell’arte e della cultura. Sfiora il 18% di lavoratori «sommersi» il settore dei servizi di alloggio e ristorazione, così come aumentano i non regolari nelle costruzioni. Al sud le percentuali più alte. Quasi il 10% di irregolari in Calabria, 8,8% in Campania, seguita da Sicilia (8,1%) e Puglia (7,6%). «Denunciamo e diciamo basta – conclude Gardini – a chi ottiene vantaggi competitivi dal taglio irregolare del costo del lavoro: è sfruttamento dei lavoratori che mette fuori gioco chi compete correttamente sul mercato». Per non parlare poi delle false cooperative con 100mila lavoratori in nero: «Ci preoccupano molto, perché il Paese non fa differenza fra buone e cattive cooperative».