Corriere della Sera, 1 febbraio 2018
La busta arancione: informare i cittadini è la scelta migliore
Per molto tempo si è pensato che la busta arancione ovvero la simulazione da parte dell’Inps del livello della pensione futura avrebbe generato fortissimo malcontento se non «sommosse popolari». E la conseguenza che se ne trasse per altrettanto tempo fu quella di non varare il progetto. Meglio che gli iscritti non sappiano. Fortunatamente non è andata così e l’Inps targata Boeri quel piano di comunicazione lo ha implementato e oggi abbiamo i primi risultati. Sommosse non ne abbiamo avute, è aumentata invece la consapevolezza e la cultura economico-finanziaria dei soggetti coinvolti. Le buste arancioni inviate a casa degli iscritti Inps sono 3,2 milioni e hanno generato una tendenza al monitoraggio della propria previdenza che ha prodotto 2,7 milioni di richieste per l’estratto conto online, 2,3 milioni di proiezioni del proprio conto e un totale di simulazioni effettuate dall’Inps di ben 12,6 milioni. Grazie a una ricerca a campione sappiamo anche come è stato valutato questo servizio (nome «La mia pensione futura»): più del 70% lo ha giudicato estremamente/molto utile (con differenze tra laureati e non). In virtù della busta arancione circa il 60% degli intervistati ha anche sostenuto che il proprio grado di informazione è migliorato di molto. Per la cronaca circa il 45% ha risposto che l’importo della pensione era «più o meno uguale» alle sue ipotesi e solo una quota tra il 13 e il 24%, a seconda del titolo di studio, l’ha giudicata «molto al di sotto». La vicenda della busta arancione si presta, dunque, ad essere usata a mo’ di metafora: pur con tutti i problemi che il nostro Paese ha in termini di ritardi, squilibri e disuguaglianze, dire la verità è l’esercizio migliore che le istituzioni (e i partiti) possono fare.