Corriere della Sera, 1 febbraio 2018
Motori senza donne
I padroni americani della Formula Uno hanno deciso di togliere dal circuito le ragazze con gonne millimetriche che facevano ombra ai piloti prima della partenza: le ombrelline. «Questa pratica è in disaccordo con le regole di base della società moderna», hanno detto. La società arcaica, che associa le donne ai motori da una vita, ha ribadito le sue regole di base sul web: «Erano l’unica cosa che mi teneva sveglio durante il Gran Premio»; «Puritani e ipocriti al soldo degli emiri!»; «Non sarà che questi americani sono tutti dell’altra sponda?»; «Ombrelline licenziate, il buonismo produce disoccupazione»; «Basta che adesso non arrivino gli ombrelloni».
C’è ancora del lavoro da fare. Però per la prima volta si afferma il principio che la donna non ha il compito prioritario di eccitare gli spettatori. Chi regge la Formula Uno non si lascia certo guidare dagli scrupoli morali. Se ha deciso così, è perché sente che l’umore del pubblico pagante è cambiato. Il mondo dello spettacolo resta un covo di «ine», eppure il caso Weinstein ha prodotto un cambio di prospettiva senza ritorno, che va oltre i casi di molestie. Dopo decenni di inconsapevolezza, lo sfruttamento del corpo femminile viene improvvisamente notato, provocando un moto di imbarazzo e forse di fastidio. Parafrasando il pilota di un bolide volante che andava persino più veloce di una Ferrari, la scomparsa delle ombrelline potrebbe rivelarsi un piccolo passo per la donna, ma un grande passo per l’umanità.