la Repubblica, 1 febbraio 2018
Bce, in arrivo nuova stretta sulle sofferenze in Italia
MILANO Entra nel vivo il 2018 bancario, altro anno di passione tra le attenzioni speciali della Bce sui crediti che potrebbero riguardare anche Banco Bpm, Ubi e Bper – stress test più severi per 37 europee – tra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e Ubi – e le cessioni generalizzate di vecchi crediti in mora, con effetti negativi sui bilanci e la possibile ripresa delle fusioni.
Lunedì 5 comincia Credito valtellinese: ha 4 miliardi di euro di cattivo credito in pancia, un quarto degli impieghi. Il cda convocato, oltre ai conti 2017 attesi in rosso per circa mezzo miliardo, attende l’ok di Consob per il prospetto di aumento da 700 milioni, 5,8 volte la capitalizzazione dell’ex popolare. Un’operazione al limite, che ha spaccato le banche d‘ affari richieste di garantirla. Mediobanca e Citi guideranno il plotone, Credit Suisse, Barclays, Santander – che pare resti non interessata ad acquisizioni italiane – sono in seconda fascia. Altre big come Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley hanno declinato l’invito, (forse entrerà Bofa), e così Deutsche Bank: per i rischi di esecuzione di un aumento che farà pure di Creval la banca più “pulita” d’Italia sui crediti, ma non la doterà di redditività sostenibile; soprattutto, se iniziasse il 19 febbraio come si stima, vedrà il culmine nella settimana dopo le elezioni del 4 marzo. Il rischio che gli investitori istituzionali, padroni di circa il 60% delle quote, stiano alla finestra come per Mps durante la campagna referendaria 2016 esiste. Anche per questo Mediobanca, advisor di Creval, mostra il dossier a ogni possibile compratore. A partire da Crédit Agricole, sempre più deciso a far leva sui domini italiani come provano le tre acquisizioni recenti da 4 miliardi ( Pioneer, Banca Leonardo e le tre Casse). Ai francesi tirano la giacca anche da Genova (dove Carige ha ricapitalizzato a fatica e ora cerca marito); ma le integrazioni di Leonardo in Indosuez e delle tre Casse nella rete prenderanno tempo e risorse almeno fino a luglio. La partita su Creval resta aperta: potrebbe rientrarvi anche la rivale Popolare di Sondrio, che attende il 20 marzo la sentenza della Consulta per trasformarsi in spa e scegliersi un destino da polo aggregante, per non diventare ambita preda. Anche Popolare di Bari, non quotata, aspetta la Consulta per poi eventualmente bussare a nuovi soci.
Martedì 6 tocca a Intesa Sanpaolo fare il punto sull sua prima grossa dismissione di sofferenze: presenterà il suo piano strategico e darà indicazioni sulla vendita alla svedese Intrum di una dozzina di miliardi di euro di Npl, insieme al 51% della loro piattaforma gestionale con opzione su ulteriori flussi in mora, passati e futuri. L’impatto sul capitale, sui due miliardi, non impedirà al gruppo di preservare utili e cedole: «Il nuovo piano non sarà di continuità, ma di sviluppo importante», ha rilanciato il presidente Gian Maria Gros-Pietro.