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 2018  gennaio 30 Martedì calendario

Vile, servile, bolscevico. Ecco com’era Hitler, fante nella Grande Guerra

Vile, servile, filo-bolscevico. È un ritratto insolito di Hitler quello che emerge dal ponderoso La Grande Guerra di Hilter dello storico Thomas Weber (Leg, pp. 520, euro 259), indagine sul giovane Adolf prima che diventasse il Führer. 
L’autore smonta in primo luogo l’immagine di un Hitler volontario entusiasta durante il conflitto 14-18. Il reggimento List di cui fece parte, piuttosto, era un’accozzaglia di “individui semi-abili” precettati al solo scopo di rimpinguare le schiere dell’esercito tedesco. Anche il suo impegno apparentemente eroico in guerra, che gli valse il massimo riconoscimento, ossia la Croce di Ferro di prima classe, andrebbe ridimensionato. Weber nota come Hitler fosse un portaordini del reggimento, che si limitava a svolgere una mansione tranquilla, lontano dal fronte e al riparo da rischi. Né si sognava di intraprendere vere azioni militari perché preferiva “mantenere la posizione”. Al punto che i soldati della prima linea lo ribattezzarono “il porco delle retrovie”. Nondimeno, a differenza di molti commilitoni che rischiarono la pelle o ce la rimisero, Hilter si guadagnò l’onorificenza perché, più che ai meriti sul campo, badò ai rapporti coi capi, che lui seppe ingraziarsi furbescamente. 
Anche la leggenda secondo cui pressoché tutti i commilitoni di Hitler sarebbero poi confluiti nel partito nazista andrebbe smentita. Di quel gruppo, infatti, solo una minima parte andò a ingrossare le fila del nazionalsocialismo, a conferma che il giovane Adolf non riuscì ad avere un ascendente personale o politico su di loro. La sua stessa adesione al Partito Tedesco dei Lavoratori (poi Nazionalsocialista) andrebbe letta come conseguenza non di una lucida convinzione maturata durante la guerra, ma come l’esito di un opportunismo unito a una forma di disturbo della personalità. Da un lato, infatti, prima di diventare nazista, Hitler fu filo-sovietico, militando come vice-rappresentante di battaglione nella repubblica socialista di Monaco nel 1919 (finita quell’esperienza, fece in fretta a voltare gabbana). Dall’altro, il suo delirio di onnipotenza si può considerare figlio dello stato di trance ipnotica in cui Hitler cadde negli ultimi giorni di guerra, dopo essere stato colpito da gas venefici. I disturbi agli occhi e i sintomi di isteria lo esentarono dalla fine ingloriosa del suo reggimento e insieme lo trasformarono, probabilmente, nel dittatore che poi diventò.