la Repubblica, 31 gennaio 2018
Leonardo, la Borsa boccia il piano industriale di Profumo
Vergiate ( Varese) Ce ne dovrà mettere di impegno Alessandro Profumo per riconquistare la fiducia del mercato. Perché nelle sue prime uscite da neo amministratore delegato del gruppo Leonardo, gli investitori hanno dato un giudizio abbastanza netto. A novembre, dopo la presentazione dei conti dei primi nove mesi, il titolo ha perso il 21 per cento in una sola seduta. Ieri, dopo l’incontro con la comunità finanziaria per il nuovo piano industriale al 2020, la Borsa ha reagito con un calo del 12 per cento e le azioni sono state più volte sospese per eccesso di ribasso.
Con tutta probabilità, l’ex banchiere di lungo corso ( per un decennio amministratore delegato di Unicredit, poi presidente di Mps) non avrebbe mai immaginato un inizio così difficile al vertice del primo gruppo industriale italiano a controllo pubblico, con i suoi oltre 70mila dipendenti. Da quando il governo Gentiloni l’ha indicato per succedere a Mauro Moretti, l’ex numero uno delle Fs che ha pagato la condanna per l’incidente ferroviario di Viareggio, la società ha perso un terzo della sua capitalizzazione: un’azione quotava 15 euro, da ieri ne vale meno di 10.
Anche se più “contenuto”, il crollo in Borsa di ieri ha un peso specifico maggiore: perché a novembre si trattava di conti, per quanto rivisti al ribasso, ieri il giudizio è stato sul piano industriale. In pratica, su quello che Profumo e i suoi manager hanno detto che faranno nei prossimi cinque anni. E, almeno stando alle prime reazioni, non sono stati convincenti. Ma Profumo, incontrando la comunità finanziaria nei capannoni degli stabilimenti in provincia di Varese dove si assemblano gli elicotteri Agusta- Westland, non si è scomposto più di tanto: «Ho battuto troppo i marciapiedi e non ho i capelli bianchi per nulla: so bene che il mercato ha sempre ragione e non penso sia il caso di contestare il suo giudizio. Credo che oggi abbiano pesato le previsioni per il 2018, non in linea con le aspettative. Ma era nostro dovere fare un piano di crescita e sostenibilità nel medio e nel lungo periodo». Al mercato, il manager dà appuntamento al 2020, quando la redditività di Leonardo tornerà a crescere in doppia cifra: «Convinceremo gli investitori realizzando quanto abbiamo oggi promesso».
Cosa è accaduto per provocare la reazione negativa dei mercati e cosa avrebbe potuto fare di diverso Profumo? In pratica, dopo aver lanciato “l’allarme utili” a novembre, il nuovo piano industriale prevede una sostanziale stasi per il 2018: i ricavi rimarranno stabili ( tra 11,5 e 12 miliardi), i margini cresceranno di poco ( da 1,05- 1,1 miliardi a 1,07- 1,12 miliardi). Ma il dato fondamentale per un gruppo come Leonardo è rappresentato dai nuovi ordini: per il 2018 vengono annunciati genericamente “in crescita”, mentre da qui al 2022 la società ritiene di poter contare complessivamente su 70 miliardi di commesse aggiuntive, con una crescita media annua del 6 per cento nell’arco di piano.
Ma il mercato si muove su tempi diversi. Per ora, Leonardo sconta il calo degli ordinativi dell’ultimo periodo, in particolare degli elicotteri ( oltre un terzo del fatturato del gruppo), dove ha pesato molto il crollo degli investimenti nel settore petrolifero a partire dal 2014. Essendo uno dei leader globali, Profumo conta molto di recuperare commesse, ma per farlo – ha spiegato ha dovuto riorganizzare la struttura di vendita perché vanno aggrediti nuovi mercati, a cominciare da Cina e da tutto l’Estremo Oriente. In altre parole, Profumo ha chiesto di avere fiducia sul suo piano a cinque anni, gli investitori hanno preferito la realtà dei numeri attuali. E, per ora, hanno venduto: per ricredersi e ricomprare fanno sempre in tempo.