la Repubblica, 31 gennaio 2018
Amore in ospedale, gli dona un rene e poi si sposano
Si sono conosciuti tra gli aghi e i macchinari di un reparto di dialisi ma è stato un film anni Trenta a far scoppiare la scintilla. La «reazione chimica», come la chiamano loro. «E io che pensavo: ormai a cinquant’anni non mi innamoro più», dice Giacomo.
Lui è il paziente, che per necessità deve ripulire il sangue tre volte alla settimana in ospedale a Pisa, lei è l’infermiera, che per lavoro deve occuparsi dei malati.
«All’inizio non c’era niente – racconta Cinzia – anzi c’era solo il rapporto tra chi assiste e chi è assistito», che non è poco ma non è nemmeno amore.
Siamo nel 2011 e ci vogliono 2 anni, prima che Giacomo trovi il coraggio di invitare Cinzia fuori, a un festival organizzato dalla comunità ebraica di Pisa, di cui lui è segretario. È lì che proiettano il vecchio film.
«Dopo la fine facciamo una bella chiacchierata, poi iniziamo a telefonarci – racconta lui – Passano sei mesi e a giugno, la sera della luminaria di San Ranieri, ci esprimiamo chiaramente».
Dice proprio così Giacomo.
Cinzia decide di fare gli esami, vuole donare un rene al suo partner per toglierlo dalla schiavitù della dialisi. I risultati danno una compatibilità al 99% e così l’infemiera e compagna diventa anche donatrice. Il trapianto si fa a Novara.
All’inizio va tutto bene ma dopo un anno ci sono dei problemi di rigetto, ancora sei mesi e bisogna operare di nuovo Giacomo perché il rene non funziona proprio. La storia d’amore invece continua a funzionare benissimo. Anche se la vita ha buttato in mezzo alla strada un altro brutto ostacolo e anche se Cinzia si trasferisce all’ospedale di Asti. «Io faccio avanti e indietro – racconta Giacomo – Tanto posso lavorare anche dal Piemonte e anche per la dialisi non ci sono problemi. Ora sono di nuovo in lista di attesa». I progetti insieme vanno avanti, prima di tutto quello del matrimonio. E alla fine, domenica scorsa, si sposano in comune a Pisa. Ora sono ad Asti, a preparare la luna di miele in Francia. «Il mio testimone – dice Giacomo – è un amico al quale 25 anni fa, a Lerici, dissi che sarebbe stato accanto a me il giorno delle nozze. È passato un sacco di tempo e pensavo che non avrei più rispettato quella promessa. Invece la vita ti fa queste sorprese. Ti regala una cosa che non aspettavi più».
Come un legame che nasce dove si curano le malattie e si rinforza con la donazione di un rene. «Fuori dal reparto non siamo più paziente e infermiera, malato e donatrice, siamo noi. È una cosa completamente diversa, distante da tutto il resto».
Merito della chimica.