la Repubblica, 31 gennaio 2018
«Alleata con il Pd adesso lascio Bankitalia ma continuerò a difenderla». Intervista aa Antonella Dragotto
ROMA Da una nuvola d’onore e potere, l’alta dirigente di Bankitalia Antonella Dragotto, 50 anni, plana al seggio Campania 1, capolista in Senato per “+Europa con Emma Bonino” (e secondo nome in Campania 2 e Campania 3). Dalla sobrietà dei forzieri di Stato agli scranni del Parlamento.
Pronta a sentirsi offendere a suon di “magna-magna”?
«Beh, dai, non è così vituperato il Parlamento. Sono le nostre istituzioni, abbiamo il dovere di metterci a disposizione, no?»
Una carriera in Bankitalia, fino ai vertici. Iniziata come?
«Con una borsa di studio. Mi ero laureata in Legge, e mi sono sempre occupata di vigilanza sul sistema bancario e finanziario. Ho fatto parte di gruppi europei sulla regolamentazione bancaria, quindi sono passata alla comunicazione: dal 2013 capo ufficio stampa, e mi pare di aver fatto bene».
Bankitalia vive stagioni difficili, ultimamente...
«Ma questo non c’entra. Chiunque abbia maturato un’esperienza professionale di rilievo è importante possa metterla a servizio dei cittadini. Agisco sempre con la massima passione: come ho fatto nei miei 26 anni in Bankitalia, metterò al servizio delle istituzioni la mia esperienza professionale. Rinuncio al certo per…»
Per?
«Beh, è chiaro che lascio la scrivania per qualcosa che non so come andrà a finire».
Si butta, ma col paracadute.
«Cos’è il paracadute?»
Si candida al proporzionale, capolista.
«Mah, è la prima volta che mi avvicino in maniera attiva al mondo politico. L’ho sempre visto da lettrice e appassionata».
Addio stipendi da sogno?
«I parlamentari guadagnano certamente di più!».
Si è dimessa o ha chiesto l’aspettativa?
«L’aspettativa. Vediamo come va. Mi piace molto il programma».
Cosa le piace?
«Vede l’Italia parte dell’Europa, una visione cui mi avvicino molto».
Ha in mente qualcosa? Leggi da proporre o cambiare?
«Ma è un po’ presto per parlare di questo! Per il momento fatemi fare campagna elettorale, poi si vedrà».
Com’è nata la candidatura?
«Da tempo ho un rapporto di stima con Tabacci, me lo ha proposto e ho deciso perché so di poter portare il mio contributo. Ci sono pro e contro, ma credo in quello che faccio. Siamo abituati a criticare i politici, ma ognuno di noi dovrebbe fare il proprio dovere. Non basta criticare, proviamo a dare un contributo. Io posso portare l’esperienza nel settore economico e bancario».
Bankitalia va cambiata o va bene così?
«Funziona. Fa bene il suo lavoro. Quando parliamo di quello che è accaduto in questi anni dimentichiamo la crisi profonda in cui hanno sofferto tutti, aziende e famiglie. Anni di Pil crollato, di mancata crescita».
S’è occupata di vigilanza, Bankitalia è accusata di averla omessa.
«Ha lavorato bene, e sul mancato controllo abbiamo scritto e detto moltissimo».
Da senatrice cosa propone?
«Facciamo una cosa: quando, e se, lo diventerò, ne riparleremo».