Corriere della Sera, 31 gennaio 2018
La fattoria dei super animali
Bill Gates scommette sugli animali «geneticamente modificati»: vuole finanziare una ricerca per studiare una «super mucca», capace di produrre grandi quantità di latte anche in condizioni estreme, per esempio in zone dell’Africa dove regna la siccità, le temperature possono toccare livelli elevatissimi e non ci sono pascoli.
Il magnate americano ha messo a disposizione di un’organizzazione inglese non profit, la «Global Alliance for Livestock Veterinary Medicine» (in sigla GALVmed) 40 milioni di dollari per questa ricerca. La morale è: se dai a una persona un pezzo di carne, mangia per un giorno; se le dai una mucca che produce latte tutti i giorni, può berlo quotidianamente o mangiare formaggio, almeno fino a quando la mucca vive.
L’idea degli animali Ogm, cioè modificati geneticamente, sta impegnando la ricerca da anni, con obiettivi diversi e risultati alterni. Uno di questi era la produzione di farmaci con il latte: negli anni Ottanta, in Gran Bretagna, alcuni ricercatori hanno ottenuto pecore transgeniche, capaci di fabbricare, grazie all’inserimento di geni umani nel loro Dna, enzimi capaci di curare l’enfisema polmonare o malattie come l’emofilia. Negli anni Novanta, in America, è stata la volta delle capre: Grace era una di queste ed era capace di fabbricare un anticorpo anti-cancro. Questa linea di ricerca è stata, però, abbandonata perché molto costosa.
Ma altre ne sono nate. Una ha come obiettivo quello di migliorare la qualità degli animali di allevamento, in particolare bovini e suini, perché producano carne migliore, meno grassa o, in seconda battuta, possano essere protetti da malattie.
L’idea della «super mucca», per esempio, risale agli anni Novanta e anche l’Unione Europea aveva finanziato un progetto chiamato BovMap, per censire il patrimonio genetico delle specie di mucche più note, dalla Frisona alla Normanda, dall’Holstein (l’equivalente della Frisona negli Stati Uniti) alla Piemontese. Ed eventualmente modificarlo per migliorare appunto la qualità della carne o del latte.
L’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma, nel 2015 ha stilato una lista di animali che possono essere manipolati geneticamente sia per produrre medicinali sia per migliorare le loro qualità come animali commestibili. Oppure, come nel caso della gallina, per renderla resistente alle infezioni.
Poi c’è il salmone. L’anno scorso, in Canada, è stato commercializzato un salmone che, grazie all’ingegneria genetica, cresce molto più rapidamente rispetto agli altri, con vantaggi economici per i produttori. «È un punto importante – commenta Paolo Vezzoni, dirigente di ricerca del Cnr, Consiglio Nazionale delle Ricerche, all’Istituto Humanitas di Milano —, perché il permesso era atteso da più di venti anni».
Ma lo zoo degli animali transgenici ha un altro ospite che potrebbe rivelarsi importantissimo per la salute dell’uomo: il maiale. Oggi, grazie anche alle nuove tecniche di «taglia e cuci del Dna», possono essere creati animali con organi compatibili per il trapianto in esseri umani.
«Proprio grazie a queste tecniche – continua Vezzoni – importanti ma difficili ricerche cominciate da tempo, hanno ripreso un nuovo vigore». E alimentano nuove speranze per i malati.