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 2018  gennaio 31 Mercoledì calendario

Mondadori e il doppio nodo dei periodici. Voci su possibili tagli sulle testate in Italia, ma l’azienda smentisce

In casa Mondadori da tempo è appeso il cartello «Lavori in corso»: la casa editrice della famiglia Berlusconi sta ridisegnando la sua fisionomia. Sempre più strategici i libri; problemi con le riviste. Sul tavolo di Ernesto Mauri, l’uomo che ha preso le redini di un’azienda in perdita con il mandato categorico di Marina Berlusconi di risanare (e finora i numeri gli stanno dando ragione), c’è una questione prioritaria: i periodici. Settimanali e mensili sono la gamba storica di Segrate, l’altra sono appunto i libri. Nonostante l’Italia sia il paese dove si stampa di più e si legge di meno in Europa, questi ultimi sono un mercato profittevole. E l’affondo sulla Rcs Libri, il principale concorrente, ha di fatto creato un colosso nazionale solido e stabile. Non si è ancora trovata la quadra, invece, per i periodici. Vanno male in Francia, dove il mercato un tempo fiorente ora è in forte crisi: lì Mondadori potrebbe fare un matrimonio riparatore a tre; o addirittura vendere e lasciare il paese. E fanno fatica anche in Italia, che per Mondadori pesa molto: la casa editrice, con le sue 40 testate, è il più grande editore di riviste del paese. Negli ultimi anni, però, il settore è stato investito da una tempesta: cala la diffusione (-11% quella di Mondadori nel 2017).
Negli ultimi anni i periodici hanno chiuso in perdita (1,4 milioni nel 2016 e 7 milioni nel 2015): a Segrate hanno tamponato l’emorragia con tagli e con l’acquisto di Banzai che ha permesso lo sbarco con forza nel digital (uno su tutti, GialloZafferano.it vero fenomeno editoriale on line). Tra i periodici di casa Mondadori, occhi puntati su Panorama, da sempre il settimanale «politico» della casa editrice, ma anche quello più in sofferenza. Dopo l’addio del direttore Giorgio Mulè, che correrà come senatore per Forza Italia, pure lo storico periodico potrebbe essere oggetto di interventi: si vocifera che possa sparire l’edizione cartacea, per rimanere solo con un’edizione on line. Sono anche circolate voci di ipotetici ridimensionamenti dei dipendenti giornalisti, dalla prossima estate. Voci che hanno messo in subbuglio i sindacati, ai quali però l’azienda ha replicato che il 2017 si chiuderà come il migliore anno del recente passato, smentendo tutte le voci circolate. E, se non ci saranno scossoni, Mondadori ha assicurato che manterrà lo stesso perimetro: ossia, non venderà, né chiuderà testate. Anzi ha pure aperto la porta a possibili acquisizioni per sostenere il suo portafoglio. D’altronde, nonostante il calo continuo, i periodici contano per la metà dei ricavi del gruppo: 436 milioni su un totale di 925 nei primi nove mesi del 2017, ma con una marginalità (8 milioni in italia) microscopica rispetto ai libri che con un fatturato simile fanno ben 60 milioni di margine (3 volte i periodici di Italia e Francia). La quota di mercato sale ma è la fetta di una torta semre più in calo. E la stessa Mondadori ammette che la preoccupazione dei sindacati è legittima: il mercato non si riprenderà. E per il primo editore di riviste in Italia, è un campanello d’allarme.