Il Sole 24 Ore, 31 gennaio 2018
Scuola 4.0, lo smartphone non è tabù
Connessa, inclusiva, contemporanea. La scuola del futuro prova a strizzare l’occhio alle tecnologie digitali, partendo dagli strumenti ormai maggiormente diffusi anche tra gli studenti italiani, smartphone e tablet in testa. E provando a declinare il loro uso nella didattica quotidiana.
Da pochi giorni il ministero della Pubblica istruzione ha regolamentato l’uso di device mobili personali a scuola, sdoganando il loro utilizzo se inserito in un percorso didattico. E accompagnando questa rivoluzione con un decalogo incentrato su formazione, consapevolezza, buon senso e soprattutto sul ruolo centrale del docente. Ad oggi il Piano Nazionale Scuola Digitale è da 1 miliardo e 200 milioni di euro. E sono stati già erogati circa 700 milioni.
«Limitarsi a vietare ogni tipo di dispositivo mobile in classe non avrebbe altro risultato che tenere la scuola lontana da uno spazio sociale e culturale – oltre che tecnologico – che oggi è determinante nella vita dei più giovani e non solo», ha precisato il ministro Valeria Fedeli.
D’altronde i dati parlano chiaro: secondo Ipsos per Save The Children il 97% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni ha uno smartphone. E si registra una crescita a doppia cifra percentuale: +26%, con un +34% nella navigazione da tablet rispetto a quattro anni fa. Quasi la metà del campione – precisamente il 47% – è connessa ventiquattr’ore al giorno. E si accorcia la media anagrafica nella quale si entra in possesso di un cellulare di ultima generazione: oggi è a 11 anni e mezzo di età (quattro anni fa la media si attestava a 12 anni).
Così probabilmente lo zaino si alleggerisce di libri e diario, rispondendo certamente all’annoso problema sollevato da studenti e famiglie. E nel contempo si digitalizza, arrivando a contenere di fatto dispositivi hi-tech e computer.
Formarsi al lavoro
Dagli strumenti tecnologici alle competenze, soprattutto quelle scientifiche. Perché nella scuola digitale prova a ritagliarsi un posto al sole la programmazione computazionale, che ha coinvolto il 40% degli istituti scolastici per 10 ore di informatica nel 9% delle classi. Si tratta di oltre 1.600.000 studenti. E si registra anche un incremento della formazione sulla programmazione declinata per un target femminile.
Ma il tema dalle competenze si sposta anche ai percorsi di alfabetizzazione all’imprenditorialità. Perché in Italia si impara troppo tardi a diventare imprenditori, con una età media anagrafica ferma a 33 anni.
«Da noi soltanto il 6% degli studenti è impegnato in percorsi di formazione imprenditoriale. Penso a quelli più noti di alternanza scuola-lavoro. L’Europa invece chiede che entro il 2020 il dato passi al 20%», ha affermato Miriam Cresta, Ceo di Junior Achievement Italia, organizzazione non profit attiva in tutto il mondo nel settore dell’istruzione, uno degli attori che ha raccolto la sfida di una scuola digitale.
Gli alleati della scuola digitale
Buone pratiche che fanno scuola. Tra queste spicca Codemotion, startup italiana specializzata in conferenze per sviluppatori e percorsi di formazione al digitale e fondata da Chiara Russo, Mara Marzocchi e Carlotta Cattaneo. La squadra è prevalentemente in rosa: ben l’80% è composto da personale femminile e registra una community di 570mila programmatori in tutto il mondo.
C’è poi Oilproject, una scuola gratis, digitale e collaborativa nella quale ogni giorno studenti di medie e superiori studiano, ripassano e approfondiscono per prepararsi all’interrogazione del giorno dopo. Da Dante alla fisica quantistica, da Napoleone alle derivate passando per Kant ed Hegel: su Oilproject si trovano quasi 5000 video e testi curati e revisionati dallo staff di Oilproject o da docenti delle superiori e dell’università, a cui si affiancano una serie di esercizi didattici e un’area di domande, per ricevere la soluzione dei propri dubbi da tutta la community. «Su Oilproject si trovano anche i 3000 saggi di Encyclomedia, una storia della civiltà europea ideata da Umberto Eco e consultabile liberamente da tutti per la prima volta al mondo», ricorda con orgoglio Marco De Rossi, 28enne milanese e fondatore della startup.
All’esperienza in mobilità si affida Redooc, startup innovativa a vocazione sociale. Si tratta di una piattaforma di didattica nata quattro anni fa e dedicata alle materie STEM, a partire dalla matematica. «Lavoriamo rivolgendoci agli studenti di età compresa tra i 6 e i 19 anni. Integriamo la didattica tradizionale, favorendone una innovativa sia a scuola che a casa», racconta Chiara Burberi, un passato nella finanza come top manager e oggi diventata startupper. La piattaforma raccoglie più di 1600 lezioni, migliaia di video e oltre 16mila esercizi interattivi spiegati. «Lo studente apprezza il linguaggio semplice, gli esempi pratici, i video di pochi minuti, gli esercizi “gamificati” e interattivi», precisa Burberi. Ad oggi Redooc è adottata da una cinquantina di scuole paganti e registra 100mila utenti registrati, di cui circa 20mila studenti.
E dalla formazione si passa al gioco sui temi finanziari. Giovedì 8 febbraio arriva anche il “Rischiatutto”. Dall’Auditorium Parco della Musica di Roma Redooc con Anasf organizza un gioco con otto team studenteschi che si sfideranno in sette round a colpi di quiz. E così anche giocando le giovani generazioni potranno imparare le dinamiche dei mercati finanziari.
.@gpcolletti