Il Sole 24 Ore, 31 gennaio 2018
«Controlli inefficaci, più poteri a Bankitalia». La commissione si spacca, la relazione di maggioranza approvata anche grazie alle assenze
Alla Banca d’Italia dovrebbero essere attribuiti i poteri investigativi che ha oggi la Consob e, quindi, l’utilizzo della polizia giudiziaria per effettuare accessi, ispezioni e perquisizioni. Inoltre, con una riforma di due articoli del testo unico sulla finanza, le due Authority dovrebbero essere obbligate a trasmettersi i verbali integrati delle ispezioni con una comunicazione sintetica delle prescrizioni comunicate all’istituto di credito e da pubblicare poi nel prospetto informativo.
Sono queste le principali proposte di riforma delle regole sui controlli finanziari e la vigilanza bancaria che arrivano dalla relazione di maggioranza approvata ieri dalla Commissione d’inchiesta. Indicazioni contenute in un documento di 52 pagine in cui si offre un resoconto di tutto il lavoro svolto a San Macuto negli ultimi tre mesi, un’ampia analisi dei sette casi di crisi indagati e per ognuno dei quali non mancano i rilievi sui ruoli «non sufficientemente efficaci» svolti da Vigilanza e Consob in un contesto di gravissima crisi economica e di precise responsabilità dirette di diversi manager degli istituti.
La relazione è stata approvata con 19 voti favorevoli e 15 contrari, la maggioranza ha tenuto grazie alle assenze di sei parlamentari: Camilla Fabbri (Pd), Francesco Molinari (Misto), Remigio Ceroni (Fi), Antonio D’Alì (Fi), Sandra Savino (Fi), Paola De Pin (Gal). «Ci sono stati nel sistema bancario dei ladri e dei truffatori che davanti a una crisi economica e a una crisi delle banche hanno cercato scorciatoie verso l’illegalità per tenere in piedi le loro istituzioni», ha affermato il presidente della Commissione, Pier Ferdinando Casini, che s’è detto soddisfatto del testo approvato nonostante il fallito obiettivo di un voto unanime: «Non è una relazione elettorale, contiene l’analisi di quello che è successo». Il relatore, Mauro Marino (Pd), ha spiegato che dopo questo lavoro, che segue le due indagini conoscitive realizzate negli ultimi due anni dalla Commissione Finanze del Senato da lui presieduta, «non serviranno nuove inchieste parlamentari, ora si deve lavorare alle norme e ai regolamenti da aggiornare per far sì che il quadro dei controlli funzioni con maggiore efficacia nel quadro delle regole europee». La relazione conclusiva della Commissione è arriva dopo tre mesi di lavori, 43 audizioni e oltre 155 ore di seduta. E i parlamentari hanno potuto consultare oltre 4.200 dossier di documentazioni consegnati da Bankitalia.
Oltre alla Vigilanza, gli interventi di riforma proposti spaziano dalla governance degli istituti di credito alla gestione dei crediti deteriorati (sugli Npl c’è anche l’indicazione di una Bad Bank, da costituire almeno a livello nazionale, sulla base di un framework europeo, in grado di agevolare gli enti creditizi nella ristrutturazione dei bilanci) fino alla riforma del diritto penale dell’economia. Su quest’ultimo fronte la commissione formula ben cinque proposte: dalla creazione di nuove fattispecie penali che sanzionino le condotte di gestione fraudolenta e di truffa di mercato anche in assenza di declaratoria di insolvenza, fino alla creazione di Procure distrettuali per i reati finanziari e di una Procura nazionale di coordinamento. E ancora: la procedibilità d’ufficio per i reati di infedeltà patrimoniale e corruzione privata, se commessi in seno ad istituti bancari o a società quotate o con azionariato diffuso, e la definizione del luogo di commissione dei reati di aggiotaggio per meglio determinare la competenza per territorio.
Altro tema, le cosiddette “porte girevoli”, ovvero la possibilità che ex dipendenti della Vigilanza o altri soggetti già titolari di una funzione di pubblico controllo (magistrati, ufficiali della Guardia di Finanza, dirigenti Consob) cessati dalle loro funzioni possano assumere incarichi nelle banche. Servirebbe un limite, e la relazione indica come punto di partenza la possibilità di estendere i tre anni di stop previsti dalla legge anticorruzione (art. 1 comma 42 L. 190/2012). Di una relazione di maggioranza «passata senza alcuna gloria» ha parlato il vicepresidente della commissione, Renato Brunetta (Fi), secondo il quale il Pd «ha voluto insabbiare tutto, non ha voluto arrivare alla verità, ci arriverà il prossimo governo e soprattutto il prossimo Parlamento». Negativo anche il commento dei M5S: «Dal lavoro della commissione di inchiesta stiamo traendo il materiale per avviare una battaglia anche giudiziaria che sfocerà nella presentazione di alcuni esposti alla magistratura relativi ai filoni trattati dalla bicamerale». Leu, che aveva già annunciato il suo voto contrario, ha sottolineato nella sua relazione come il vero «buco nero del sistema» si sia rivelato analizzando il ruolo della Consob: «è stata totalmente imbarazzante nella valutazione dei prospetti», mentre non serve una superprocura: «sono sufficiente giudici competenti che seguono i reati finanziari» ha spiegato in una conferenza stampa l’ex ministro Vincenzo Visco.