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 2018  gennaio 30 Martedì calendario

APPUNTI PER ANTEPRIMA - IL CASO TOMMASO CERNO Noi però siamo strafelici per l’approdo in Parlamento di tanti giornalisti, anche perché non dovremo più chiamarli colleghi

APPUNTI PER ANTEPRIMA - IL CASO TOMMASO CERNO

Noi però siamo strafelici per l’approdo in Parlamento di tanti giornalisti, anche perché non dovremo più chiamarli colleghi. Soprattutto i noti s’offerenti (nel senso che s’offrivano parecchio) Francesca Barra e Giuliano da Empoli, finalmente sedati dopo tanto vagare. Ci ha invece sorpresi Tommaso Cerno, il neo e già ex condirettore di Repubblica che è durato solo tre mesi. Tentando di decrittare, peraltro invano, i suoi articoli appassionati quanto cifrati e le sue accaldate ma purtroppo criptiche comparsate tv, ci era parso di intuire che fosse molto critico con Renzi. Il quale però non serba rancore o più semplicemente ha capito male, e lo piazza a capolista in Friuli: ottima scelta perché almeno Cerno, nato a Udine, potrà rappresentare un “territorio” dove lo conoscono tutti. Anzi, si spera non proprio tutti: esclusi quelli che lo ricordano candidato di An alle Comunali del ’95, al seguito di Daniele Franz, ex presidente del Fronte della Gioventù; e quelli che hanno letto il suo ultimo libro A noi! sull’eterno fascismo dei politici italiani, Renzi compreso; e i lettori dell’Espresso da lui diretto fino a ottobre, con le sue torrenziali intemerate che, almeno a noi, parevano proprio antirenziane [Travaglio, Fatto 28/1]


“A Udine”, racconta Cerno a ilfattoquotidiano.it, “mancava da 40 anni un teatro e io, ventenne radicale pannelliano e già omosessuale dichiarato, in vista delle amministrative presentai a tutti i partiti un progetto culturale che prevedeva di farne realizzare uno a Gae Aulenti, nel centro della città, e dedicarlo a un friulano il cui nome allora in Friuli non si riusciva nemmeno a pronunciare. Suo fratello era morto a Porzûs, lui era stato cacciato dal Partito comunista (per “indegnità morale”, ndr)… Per me era il momento di far vedere che il Friuli gli chiedeva scusa“.

 

Ma? “Ma tra il Pds, il Partito repubblicano e gli altri, solo An mi disse sì. Il mio amico Daniele Franz, nonostante negli anni del liceo fossimo su fronti opposti nelle battaglie studentesche, mi disse che per loro Pasolini era un simbolo che con tutte le sue contraddizioni e la sua voce unica andava recuperato”.

 

Così si candidò. “Da indipendente. Ma vivevo a Venezia, non partecipai alla campagna. Vinse il centrosinistra. Che fece il teatro e lo dedicò a Giovanni da Udine, un allievo della scuola di Raffaello che nessuno conosceva. In compenso quella battaglia servì perché qualche anno dopo Cervignano chiamò Pasolini il suo nuovo teatro e dopo ancora fu un sindaco leghista (Sergio Cecotti, ndr) a dedicare un viale di Udine allo scrittore. Un po’ più di niente” [Brusini, Fatto].


ALTRI APPUNTI

Gatte morte

In una lunga intervista a Paris Match, Brigitte Bardot ha detto la sua sul movimento #metoo: «Non parlo delle donne in generale ma riguardo alle attrici la denuncia di molestie è, nella maggior parte dei casi, ipocrita, ridicola, senza interesse. Prende il posto di altri temi importanti che potrebbero essere discussi. Io non sono mai stata vittima di molestie. E trovavo seducente il fatto che mi dicessero che ero bella o che avevo un bel sedere. Quel genere di complimenti è piacevole. Ora ci sono molte attrici che fanno le gatte morte con i produttori per farsi sganciare un ruolo. Poi, per far parlare di loro, vengono a dire che sono state molestate...» [Il Foglio 18/1].

CasaPound

Carlotta Chiaraluce, 34 anni, un figlio, alle ultime elezioni municipali a Ostia si è presentata con CasaPound e ha ottenuto 1.788 preferenze, più di ogni altro candidato (poi per CasaPound è stato eletto Luca Marsella, che è anche il padre del figlio della Chiaraluce). Scelta da Santoro per partecipare al suo nuovo programma su Raitre, M, è stata di fatto licenziata dopo la prima puntata. Troppe polemiche per la sua partecipazione. La produzione ha così deciso di interrompere la collaborazione, nonostante un contatto per quattro puntate. «Mi hanno detto che c’era un problema di par condicio. In realtà la par condicio inizia 30 giorni prima del voto. E poi tutti i ragazzi presenti nel programma appartengono a partiti e movimenti politici» [Francesco Borgonovo, La Verità 18/1].



1 “Ferrero compra la Nestlé americana”. Uno dei due ha sbagliato, perché ha risposto in modo sbagliato alla domanda: “Nella piattaforma digitale che definirà il menu dei cittadini zombie del prossimo futuro, cioè precari a bassissimo reddito, integrato dal reddito di cittadinanza statale, ci saranno o no le barrette di cioccolato?” Le élite preferiranno servi smunti o grassottelli? Nessuno lo sa. Come (ex) uomo di business non avrei comprato.

 

2 “Marchionne: Se qualcuno farà la supercar elettrica, anche Ferrari la farà, irrilevante poi se la vendiamo o no”. Sto con Marchionne, impeccabile strategia di difesa. Non crede all’elettrico, non può dirlo, ma come si dice a Torino “As sa mai”. Elon Musk ha insegnato a tutti noi che importante è fare i prototipi, parlarne, prendere gli ordini, poi costruirle o meno è irrilevante. Notate che Marchionne non ha parlato della Ferrari a guida autonoma, questa sì impraticabile, quale idiota potrebbe mai comprarla?

 

3 4 “Moscovici: l’esito del voto mette in pericolo l’Ue. Poche ore dopo, Monti ha più o meno detto le stesse cose con l’impeccabile crudeltà anglosassone che è la sua cifra linguistica (Non lo riconosco più: perché appare così livoroso? Perché vorrebbe che non votassimo? Cosa gli abbiamo fatto noi cittadini?). Renzi e Berlusconi ringraziano i due super eurocrati per l’endorsement, Di Maio, Salvini, Meloni, Grasso li ringraziano per il contro-endorsement. Uno dei due schieramenti ne avrà un danno. Chi?

www.riccardoruggeri.eu  Riproduzione riservata

 

De Benedetti

Su La Verità Francesco Bonazzi sottolinea un altro problema per Carlo De Benedetti legato al caso Renzi/Popolari: il codice etico di Gedi, la società nata dalla fusione di Repubblica e Stampa di cui è presidente onorario, prevede paletti severissimi sull’utilizzo di informazioni privilegiate per ottenere benefici. A pagina 10 del codice, nel capitolo dedicato alla «Prevenzione dei conflitti di interesse», si legge: «A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, costituiscono conflitto d’interessi la strumentalizzazione della propria posizione funzionale per la realizzazione di interessi contrastanti con quelli dell’azienda» e l’utilizzazione di informazioni acquisite nello svolgimento di attività lavorative a vantaggio proprio o di terzi».

“Via le renne dalla Scandinavia”. La Corte Suprema ha respinto il suo ricorso e l’ha obbligato a ridurre il suo gregge da 116 a 75 renne. In pratica è il primo passo per costringerlo ad abbandonare la sua attività. Jovsset Sara è uno dei centomila del popolo lappone Sami che Svezia, Norvegia, Finlandia, discriminano da sempre come hanno fatto gli americani con i pellirossa. Negli anni Venti gli scandinavi, Svezia in testa, anticipando Hitler (c’è una ricca documentazione in proposito), trattarono i Sami come fossero bestie, cavie da schedare: denudati, misurazione del cranio, sottoporre a test medici stile nazista, etc. La loro unica colpa: essere uomini liberi, seppur seduti su miniere da sfruttare. Una notazione a margine. In tutte le classifiche noi siamo agli ultimi posti e gli svedesi ai primi. Sul rispetto dei diritti dei popoli autoctoni gli svedesi sono all’ultimo posto. Tiè! [Riccardo Ruggeri sul suo blog].

 

Vicenza

Il Vicenza non paga gli stipendi ai suoi calciatori da agosto. Per questo, sabato la squadra sciopera e non scenderà in campo. Il fallimento è alle porte. Giovanni Battistuzzi: «Di buona volontà ce ne sarebbe pure, ma solo a patto che arrivi un segnale dal proprietario, Fabio Sanfilippo, che solo a fine dicembre ha rilevato il club dal gruppo Vi.Fin. di Marco Franchetto. Ma che non ha versato gli stipendi promessi. Insomma soldi mai arrivati e messa in mora della società da parte dei calciatori che sabato non scenderanno in campo per la partita di Coppa Italia di serie C contro il Padova. Il Vicenza sparirà dal “calcio giocato” dopo aver salutato il “calcio che conta” anni fa. Risale al 2000-2001 l’ultima apparizione dei biancorossi in serie A, poi solo tanta cadetteria e qualche tonfo in Lega Pro o serie C che dir si voglia» [Il Foglio 10/1]. 

Forattini

«Ho visto una vignetta in cui lei ritraeva Berlusconi vestito da Amleto. Lei ha fatto studi teatrali, vero?

“Ho recitato e ho fatto il liceo classico che era una cosa seria».

Però non ha finito gli studi.

«Mi sono sposato presto e non mi sono laureato. Ero iscritto ad Architettura e poi a Legge. Ho fatto per molti anni il rappresentante di commercio. Ed è stato importantissimo per i rapporti umani».

I rappresentanti di commercio erano bravissimi a raccontare le barzellette.

«Lo ero anch’io. Collaboravo col Marc’Aurelio».

Di che cosa era rappresentante?

«Di prodotti petroliferi. Papà era direttore dell’Agip, ma dovette andare via. Non piaceva a Enrico Mattei».

Perché?

«Mio padre aveva fatto la marcia su Roma. Quando Mattei lo buttò fuori, mio padre creò a Napoli, in via Mergellina, un’azienda: la Diom, Depositi Industria Oli Minerali. Ho vissuto vent’anni a Napoli, grande scuola di uomorismo. Abitavo a Posillipo».

Un altro mestiere che lei ha fatto è stato il direttore commerciale per la casa discografica Ricordi. Come passò dal petrolio alla musica?

Cominciai come grafico. Disegnavo le etichette dei dischi, le copertine. Ma ho anche scoperto un sacco di cantanti».

Mi faccia qualche nome.

«Magari. Ricordo poco di quel periodo. Ricordo Carmen Villani, il duo di chitarristi Santo & Johnny con le chitarre hawaiane, il grande Frankie Avalon, Joe Damiano».

Da dove le veniva questo intuito musicale?

«Sono sempre stato appassionato di musica classica fin da ragazzo. Ho suonato anche il violino. Ho avuto anche uno stradivari. Costava l’ira di Dio»

Perché nelle vignette lei fa morire i suoi personaggi tutti in riva al mare?

«C’era una ragione... porca miseria, non me la ricordo» [D’Orrico intervista Forattini su 7 in occasione di Abbecedario della politica, Clichy, Firenze 2017, un libro che fa vedere come disegna e disegnava, come nascevano da un tentativo all’altro le sue figure, ecc.].


Uno bianca

Polemiche perché i fratelli Savi della Uno bianca, da qualche mese, si trovano nello stesso carcere. Fabio Savi aveva chiesto e ottenuto il trasferimento dalla struttura sarda di Uta e ora si trova nella casa circondariale di Bollate, dove c’è il fratello Roberto. Entrambi, condannati all’ergastolo, si trovano reclusi da più di 23 anni per gli omicidi commessi tra il 1987 e il 1994 [Aliprandi, Il Dubbio 4/1].


Scioperi

È partito lunedì lo sciopero di un mese dei giudici di pace. Fino al 4 febbraio saranno garantiti solo gli atti urgenti e lo svolgimento di un’udienza a settimana: si prevede che saranno rinviati oltre un milione di processi civili e penali. Ragioni della protesta contro la riforma dell’ordinamento della magistratura onoraria: l’assimilazione delle retribuzioni dei magistrati ai redditi da lavoro autonomo, la trasformazione del giudice onorario in magistrato privato a partita iva, trattamento economico e previdenziale discriminatorio, il vulnus all’indipendenza della magistratura onoraria, la discriminazione tra giudici di pace e magistrati onorari di tribunale, con i secondi sacrificati sul piano economico rispetto ai primi [Il Dubbio 9/1].