Libero, 29 gennaio 2018
A Milano fai la Tac in pochi giorni. Ad Agrigento ne passano duecento
In Italia essere in lista d’attesa per sottoporsi a una prestazione medica in molti casi è un’impresa impossibile. Mentre per alcuni tipi di esami e visite le regioni del Nord hanno raggiunto livelli accettabili, al Sud e al Centro ancora le liste sono ingolfate. Una cosa accomuna le diverse Asl: tendono a dare numeri inferiori rispetto a quelli che ti danno invece quando prenoti telefonicamente una prestazione. Abbiamo preso cinque esami diversi, per confrontare i tempi di attesa di ciascuno in diverse Regioni tenendo come parametro il mese di dicembre 2017. Le Asl suddividono i tempi in urgenti (esami da effettuarsi entro 15 giorni), differiti (15-30 giorni) e prestazioni programmate (entro 30-60 giorni). Ma non sempre questi limiti vengono rispettati (come dimostra la tabella sopra).
APERTI IL SABATO
Se una donna deve sottoporsi ad una mammografia fuori dallo screening e abita in Toscana o Calabria, ma anche a Benevento, Bagheria o Viterbo, deve armarsi di coraggio: i tempi di attesa sono davvero biblici, si va dai 199 di Viterbo ai 594 di Massa Carrara, dove pochi mesi fa l’Asl regionale è dovuta correre ai ripari per far scendere i numeri (l’Asl Toscana-Centro precisa che dall’inizio del 2017 ha comunque avviato percorsi mirati e innovativi in modo da snellire le liste d’attesa). Come è successo pochi mesi fa a Napoli, dove il governatore Vincenzo De Luca, nelle nuove vesti di commissario della Sanità regionale, ha chiesto di aprire gli ambulatori anche il sabato. Ma l’emergenza resta. Alcuni numeri: alla Asl di Benevento per una ecocardiografia occorrono fino a 102 giorni, per l’eco-color-doppler ne servono 100 e per una Tac all’addome non meno di 58.
Non va certo meglio per chi si deve sottoporre a una ecografia all’addome completo: in Toscana, per questo tipo di prestazione il tempo di attesa è di 306 giorni, numero che si dimezza in Lunigiana “soltanto” di 152 giorni. Mentre a Milano per una gastroscopia occorrono in media, sempre in regime di programmazione (i tempi massimi di attesa) una quarantina di giorni, a Gallico, in Calabria, ne servono 143, 124 a Caserta e 126 a Petralia, in Sicilia. E ancora, se dovete sottoporvi a una ecografia alla mammella, sperate solo di non risiedere ad Agrigento, dove devi attendere 196 giorni, mentre spulciando tra le prestazioni “lumaca” incrociate le dita e sperate di non aver bisogno di sottoporvi a una risonanza magnetica a Rieti, dove i tempi di attesa segnalati sono di 290 giorni. Sempre nel Lazio, da evitare accuratamente una Tac all’addome senza contrasto, che richiede a Latina 315 giorni, 309 a Rieti e 278 a Viterbo.
LETTI IN CORRIDOIO
Se vi capita di dover fare una gastroscopia all’Asl di Roma, siete costretti a fare la croce sul calendario ben 333 giorni dopo la prenotazione, a Modena si scende a 130 giorni. A Bari, dove la Asl annuncia di aver erogato 402mila prestazioni negli ultimi sei mesi, lo stesso esame richiede 53 giorni, 196 a Caltagirone, 55 a Bagheria e 62 a Salerno.
E ancora, per una visita oncologica lampo basta vivere per esempio ad Asti, dove viene effettuata pochi giorni dopo la prenotazione, a Milano (5), a Padova (6) oppure a Modena (2). Ma se risiedete a Corleone, i tempi salgono a 61, con un apice di 123 ad Agrigento. In Liguria il tallone d’Achille pare sia l’oculistica: lo scorso ottobre un medico specialista ad Albenga si è addirittura dimesso per le infinite e ingestibili liste d’attesa.
Per ottenere i dati sulle attese medie in Campania abbiamo chiamato invano l’Asl di Napoli centro. Estenuante attesa. Abbiamo insistito e, alla fine, il centralino che non risponde quasi mai, per errore ci ha deviato all’ospedale di Pozzuoli. Qui una signora con affanno ci ha liquidati con amaro sarcasmo: «Ma cosa vuole liste di attesa, qui in ospedale siamo in piena emergenza! Abbiamo pazienti sui letti che riempiono i corridoi!».