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 2018  gennaio 30 Martedì calendario

Mussolini redivivo fra social e tv show

Sembra proprio lui: l’inconfondibile pelata, il mascellone, le braccia puntate sui fianchi in posa marziale, l’orbace. Dice cose di destra sull’«orgoglio della razza», gli immigrati «invasori», la necessità di combattere. Non solo è tollerato dalla gente, ma addirittura accolto dal saluto romano. Ed è deciso a riconquistare l’impero utilizzando i social, gli smartphone, gli show tv. Un Benito Mussolini redivivo irrompe nel nostro Paese in piena campagna elettorale protagonista di Sono tornato, tragicommedia firmata Luca Miniero, nelle sale dal 1° febbraio. Forte della provocazione di base e della superba interpretazione di Massimo Popolizio nei panni del Duce, affiancato da Frank Matano nel ruolo di un giovane documentarista che segue passo passo il dittatore, dapprima scambiandolo per un abile comico.
IL CLIMA POLITICO
«Il fantasma di Mussolini aleggia ormai dappertutto, tirato in ballo perfino dal Pd», spiega il regista, che ha preso spunto da un successo tedesco del 2015, Er Ist Wieder Da (Lui è tornato), diretto da David Wnedt, sulla ricomparsa di Adolf Hitler. «Oggi il Duce ci fa paura non tanto perché potrebbe riportare in vita il fascismo, contro il quale abbiamo sviluppato gli anticorpi. Ci preoccupa perché si innesta su un’Italia ampiamente populista. Ma il nostro film non lo giudica, lo segue registrando le reazioni degli italiani. Non parla di Mussolini ma di noi. Il dittatore fa parte del nostro paesaggio morale». Sono tornato racconta il surreale viaggio attraverso la Penisola del Duce convinto che ci sia ancora posto per lui in virtù dell’inveterata predisposizione degli italiani ad affidarsi all’uomo forte: «Eravate un popolo di analfabeti, dopo 80 anni torno e vi ritrovo un popolo di analfabeti», è la battuta-chiave del protagonista. Aggiunge Miniero: «Prima di iniziare le riprese abbiamo mandato un figurante travestito da Duce in giro per le strade. Qualcuno lo ha cacciato via, ma in generale le reazioni sono state accondiscendenti mentre, nel film tedesco, Hitler redivivo veniva considerato come il demonio e fuggito come la peste». Qualche intervista con la candid camera (c’è perfino una comparsata involontaria di Gianni Alemanno) testimonia la disaffezione della gente per la politica e si mischia con le gag e le battute del film, cosceneggiato da Nicola Guaglianone (Jeeg Robot, Bendetta follia). E il protagonista rivela: «Ho cercato di non cadere nella trappola della parodia», spiega Popolizio, oggi diviso tra cinema, opera, teatro. «Perciò mi sono limitato a rasarmi il cranio e indossare un bite per accentuare la mascella. Ho tenuto presente Rod Steiger nel dramma di Carlo Lizzani Mussolini ultimo atto, poi ho inseguito l’interiorità del personaggio». 
RESPONSABILITÀ STORICHE 
E quando questo Mussolini tornato in terra rischia di apparire troppo umano, ci pensa un’anziana ebrea sopravvissuta ai lager a rivangare le sue irreversibili responsabilità storiche. «Tutta la mia famiglia è stata deportata ad Auschwitz», racconta l’attrice Ariella Reggio che la interpreta, «ho 81 anni come Berlusconi e come lui ho conosciuto il Duce. A differenza di Silvio, però, non l’ho dimenticato». Matano, 28 anni, incarna la generazione che ignora la storia: «Ma io, anche se ho visto i ritratti di Mussolini in casa del nonno, conosco i guasti della dittatura», dice. Intanto il film ha incassato la benedizione di Alessandra Mussolini, la nipote di Benito. «Ero prevenuta, mi aspettavo una buffonata», ha detto nel talk di La7 L’aria che tira, «invece il film mi è piaciuto». Secondo Miniero gli italiani sono ancora alla ricerca di un nuovo Duce. «Ma non lo trovereanno».