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 2018  gennaio 30 Martedì calendario

Flat tax, una sfida senza risorse

La flat tax è una delle voci principali dei programmi di Lega e Forza Italia. Nella proposta della Lega si sottrae dal reddito una deduzione di 3 mila euro per ogni componente della famiglia; su ciò che rimane si paga il 15 per cento.
La proposta di Forza Italia è più mutevole: la più recente sembra consistere in una deduzione di 13 mila euro fissa per famiglia con un’aliquota del 20 per cento.
La flat tax è semplice: elimina le decine di deduzioni e detrazioni, alcune per motivi strampalati, che complicano le dichiarazioni e sono fonte di ingiustizie. Ha un’aliquota bassa e costante, che favorisce l’emersione dei redditi sommersi e non disincentiva l’attività economica. E, contrariamente a quanto molti credono, è progressiva, perché la deduzione fissa vale percentualmente di più per i redditi più bassi.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Il primo intoppo è che ha un costo enorme: quella della Lega costerebbe 80 miliardi. Il reddito totale di tutte le dichiarazioni Irpef del 2016 è di 832 miliardi: un’aliquota del 15 percento darebbe un gettito di 125 miliardi, contro i 166 miliardi attuali (al netto del bonus 80 euro e degli assegni famigliari, che verrebbero aboliti); ma dobbiamo ancora togliere la deduzione fissa per ogni famigliare, e la no tax area. Il costo finale è di 70 miliardi. Ma non basta, perché la Lega propone di portare anche l’aliquota Ires (l’imposta sul reddito delle società) al 15 per cento, un costo addizionale di circa 10 miliardi. In totale, quindi, 80 miliardi.
La flat tax di Forza Italia costerebbe 83 miliardi, cui bisogna aggiungere la promessa di abolire il bollo, le tasse di successione, i contributi per i neoassunti, e l’Irap, che da sola vale 40 miliardi. Almeno 130 miliardi in totale, quasi l’8 percento del Pil. Sia Lega che Forza Italia affermano invece che le loro proposte costerebbero 30 miliardi. Da dove viene questa enorme differenza con le mie stime? In parte è classica propaganda elettorale. In parte nel caso della Lega è una piccola clausola che nessuno ha notato: «Il dipendente statale e il pensionato dovrebbe ricevere direttamente il netto pattuito senza tassazione». In altre parole, la flat tax non si applica ai dipendenti statali e ai pensionati. Una clausola palesemente incostituzionale e politicamente inapplicabile.
Poi ci sarebbero due altre fonti di finanziamento. Secondo Lega e Forza Italia con la flat tax riemergerebbe almeno 160 miliardi di sommerso, che tassati al 15 percento porterebbe 25 miliardi. Ma è credibile? Ci si dimentica che chi evade risparmia anche sui contributi. Un autonomo con coniuge e due figli che guadagna 30 mila euro oggi paga un’aliquota media del 43 per cento, il 32 per cento con la flat tax. Se si evade al 43 per cento si evade anche al 32 per cento.
Ma anche se si recuperassero 25 miliardi di evasione, mancherebbero pur sempre 55 miliardi alla Lega e 105 a Forza Italia. Niente di preoccupante: arriverebbero dalla maggiore crescita indotta da questo provvedimento miracoloso.
Una scommessa grottesca e pericolosissima, senza alcun fondamento empirico.
Inoltre, è vero che la flat tax è progressiva, ma quanto? Molto poco. Per i redditi più bassi, che già pagano un’aliquota bassa con l’Irpef attuale, conta di più l’ammontare della deduzione.
Per i redditi più alti, invece, una deduzione fissa di 3 mila o 7 mila euro non fa quasi nessuna differenza: conta l’aliquota. La flat tax della Lega beneficia molto più i ricchi dei meno abbienti, perché prevede una deduzione molto bassa, 3 mila euro, e una aliquota fissa bassissima, il 15 per cento. La flat tax di Forza Italia è leggermente più progressiva, ma di poco.
Ma il problema principale della flat tax è che si basa su un equivoco di fondo. La flat tax viene spesso presentata come un modo per tagliare il nodo gordiano delle centinaia di agevolazioni fiscali, molte delle quali senza alcuna ratio economica o sociale, che finora nessuno è riuscito a sciogliere: una deduzione generosa che dà la scusa per tagliare tutte le altre agevolazioni, e magari anche un po’ di spese sociali.
Tuttavia, la maggior parte delle agevolazioni esistenti riguardano l’Iva e i contributi sociali: quelle sull’Irpef sono una minoranza. Soprattutto, alcune deduzioni e detrazioni svolgono un ruolo importante: quello di assicurazione contro eventi avversi. Se arriva una malattia, o un figlio portatore di handicap, o un genitore non più autosufficiente, improvvisamente 3 mila euro di deduzione sono terribilmente inadeguati per una famiglia con un reddito di 30 mila euro. Le deduzioni per le spese per assistenti domestici e familiari, o le detrazioni per spese sanitarie e per portatori di handicap, o gli assegni di accompagnamento, diventano fondamentali.