la Repubblica, 30 gennaio 2018
I tedeschi volevano andare in America e sono finiti in Cina
TORINO All’inizio del decennio doveva essere il grimaldello per sfondare sul mercato americano e, in definitiva, per conquistare il tetto del mondo. Per i costruttori tedeschi la battaglia del diesel si è rivelata invece una Waterloo.
Cionostante, il tetto del mondo lo hanno conquistato lo stesso. Dal 2017 la Volkswagen è il costruttore più grande. Non grazie all’America ma grazie alla Cina. E, per un paradosso della storia, proprio la sconfitta del dieselgate e il grande successo sul mercato cinese hanno finito per spingere il gruppo di Wolfsburg a praticare la conversione elettrica, imposta dalle rigide leggi di Pechino sull’inquinamento.
L’idea di portare il diesel in Usa era nata alla fine del decennio scorso quando, per la prima volta, i prezzi del petrolio avevano fatto salire quello dei carburanti anche nel Nordamerica. Il gasolio costa meno della benzina. Il problema è che all’utilizzo dei motori diesel per le automobili gli americani non erano abituati. Tanto che in quegli stessi anni Fca faceva arrivare da Ferrara i tecnici per insegnare agli operai Usa i segreti della costruzione dei diesel di cilindrata compresa tra i 1.500 e i 3.000 cc. Troppo piccoli per le tradizioni locali.
Il primo campanello d’allarme per gli strateghi del gasolio è del 2012 quando l’Oms classifica come «cancerogene» le emissioni dei motori diesel. In quegli stessi mesi nasce in Europa il gruppo «Eugt» creato dai costruttori tedeschi per studiare le emissioni e la loro pericolosità. Secondo il New York Times, Eugt avrebbe proprio avuto il compito di contrastare sul piano scientifico gli allarmi sulla cancerogenicità del biossido di azoto. Il risvolto commerciale della battaglia scientifica è evidente. Nel 2014, secondo le rivelazioni della stampa Usa, il gruppo Eugt avrebbe commissionato un curioso esperimento ad un laboratorio di Albuquerque, in Nuovo Messico, nel sud degli Usa.
Dieci scimmie sarebbero state chiuse in una camera stagna a guardare cartoni animati mentre nella stanza entravano i fumi di scarico di un Maggiolino diesel.
Lo scopo dell’esperimento con le scimmie sarebbe stato quello di dimostrare che i motori diesel di ultima generazione inquinano molto meno dei vecchi.
Nei giorni scorsi lo scandalo del «Monkeygate» ha suscitato scalpore in America. Tre giorni fa la polemica si è trasferita in Europa. I quotidiani tedeschi hanno aggiunto che lo stesso gruppo Eugt, sempre tra il 2012 e il 2015, ha fatto svolgere esperimenti sulle persone inalando biossido di azoto su cavie umane per tre ore al giorno per quattro settimane. Questa volta a condurre la ricerca era stata l’università di Aquisgrana.
In un video il responsabile della ricerca, Thomas Kraus, ha ieri rivendicato la validità scientifica dell’esperimento: «Non c’entra nulla con le indagini sui motori diesel – si è difeso – e non ha nulla a che vedere con il dieselgate perché l’esperimento è iniziato nel lontano 2012». Perché dunque inalare biossido di azoto a 25 cavie umane per tre ore al giorno? «Per studiare gli effetti sulla salute dei lavoratori», è stata la risposta. Nelle fabbriche automobilistiche, testimoniavano ieri i sindacalisti dell’auto italiani, «i lavoratori non sono esposti ai fumi dei motori».
Dunque difficilmente è a quei lavoratori che poteva far riferimento il dottor Kraus.
Saranno le indagini della magistratura, nate dall’indignazione dei politici, Merkel in testa, a chiarire che cosa è successo. Volkswagen, Bmw e Mercedes hanno rivendicato ieri la loro «totale estraneità» alla vicenda.
Lasciando intendere che quel genere di esperimento era stato deciso dai ricercatori dell’università.
Dal 2015 a oggi lo scandalo diesel-gate ha decapitato i vertici delle aziende automobilistiche tedesche. E anche il gruppo Eugt, persa la sua battaglia, è stato sciolto. L’auto tedesca sarà sempre più elettrificata, come promettono in questi mesi i vertici di Volkswagen, Bmw e Mercedes. Tutti prevedono che entro la fine del prossimo decennio i motori della gamma saranno almeno ibridi se non completamente elettrici. La battaglia del diesel sembra alle spalle. Volkswagen vende in Cina circa 4 milioni di auto all’anno. E, in base alle leggi, almeno 400 mila dovranno essere elettrificate. Gasolio addio?