la Repubblica, 30 gennaio 2018
Diesel, nuovo scandalo per i test su cavie umane. Merkel: ingiustificabili
Berlino Un nuovo scandalo rischia di travolgere la più potente industria tedesca, quella dell’auto, funestata negli ultimi decenni da una serie di scoperte sconvolgenti. I tre maggiori colossi del settore, Volkswagen, Daimler e Bmw, finanziavano un centro studi, l’EUGT, che ha commissionato esperimenti sul biossido di azoto – una delle sostanze cancerogene emesse dai motori diesel – condotti su dieci scimmie e 25 esseri umani. La conclusione, oltretutto, contraddice quelle dell’Organizzazione mondiale della sanità, che aveva bollato già nel 2012 il biossido di azoto come cancerogeno. Secondo gli scienziati tedeschi, non era affatto tossico.
La notizia ha suscitato l’immediata reazione della cancelliera, Angela Merkel, che attraverso il suo portavoce, Steffen Seibert, ha fatto sapere che i test «sono eticamente ingiustificabili». Stefan Weil, governatore della Bassa Sassonia, il Land che possiede ben il 20% di VW, si è detto «schifato» delle rivelazioni. E un portavoce del ministero dei Trasporti, Christian Schmidt, ha chiesto l’immediato stop degli esperimenti: «Non abbiamo alcuna comprensione – ha sottolineato – per test condotti non a scopo scientifico bensì pubblicitario». Immediate anche le prese di distanza dei colossi dell’auto, che giurano di non saperne niente ( Daimler: «Prendiamo assolutamente le distanze dallo studio e dall’EUGT» ) o scaricano le colpe ( VW: «Ci scusiamo per gli errori e le conclusioni sbagliate di alcune persone»).
Le reazioni scandalizzate non incantino: quando si tratta di difendere la più importante delle industrie del “made in Germany”, Merkel non ha avuto timore di smentire la sua nomea di “cancelliera del clima”. A Bruxelles, negli anni in cui si decidevano i limiti per il Co2 europeo, si è messa di traverso su tutte le decisioni che avrebbero potuto danneggiare il mercato delle auto di grossa cilindrata, tipico dei colossi tedeschi come Bmw o Daimler, a scapito della salute dei cittadini.
Ma forse il dettaglio che rende i test con i gas su 19 uomini e sei donne così cinico è che è stato condotto per dare sostanza a una campagna pubblicitaria sul “clean diesel”, sul diesel pulito, quando Volkswagen era ad esempio alla disperata conquista di un mercato difficile come quello americano, e cercò di farlo dimostrando di poter combinare la proverbiale potenza delle auto tedesche con le tecnologie più ‘verdi’. Esattamente la hybris che ha portato la casa di Volkswagen, negli stessi anni, a truccare le emissioni di biossido di azoto.
Negli esperimenti sulle scimmie, rivelati nei giorni scorsi dal New York Times, dieci esemplari erano stati chiusi in una stanza e costretti a inalare i gas di scarico di un maggiolone VW di ultima generazione e di un pick up più vecchio per molte ore per dimostrare quanto fosse ‘ pulita’ la vettura tedesca. Peraltro si trattava già di un testo condotto con un motore truccato.
Per tre anni a partire dal 2012, lo stesso test fu fatto sugli esseri umani ad Aquisgrana, in Germania, come hanno rivelato ieri diversi quotidiani tedeschi. Da un centro di ricerca voluto dalle big dell’auto, l’EUGT, che incaricò una squadra di scienziati di condurre esperimenti su 25 persone che furono costrette a inalare il biossido di azoto. Il capo di quella squadra di scienziati, Thomas Kraus, si è fatto intervistare ieri dalla sua stessa università, per affermare che l’esperimento doveva misurare la pericolosità di quella sostanza cancerogena «sul posto di lavoro» e che non c’entra nulla con il diesel. Peccato sia emessa abbondantemente da quel tipo di motori. E peccato che proprio l’EUGT abbia cercato di bloccare nel 2012 uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità che dimostrò la tossicità del biossido di azoto.
I test di Aquisgrana fanno rivenire alla mente un altro scandalo che coinvolse il settore della ricerca automobilistica tedesca. Quasi quarant’anni fa emerse che l’università di Heidelberg aveva condotto negli anni ’ 70 dei test sugli incidenti automobilistici utilizzando cadaveri, persino di bambini, invece dei consueti manichini.