Corriere della Sera, 30 gennaio 2018
Tutti a lezione di «vivere bene». Il corso che batte i record a Yale
WASHINGTON Il corso più seguito, più popolare nei 316 anni di storia dell’Università di Yale è «Psychology and the Good life»: si propone di insegnare come vivere bene e felici. In cattedra Laurie Santos, 42 anni, psicologa. È riuscita a catturare l’attenzione di 1.182 studenti, uno su quattro degli iscritti. Yale, nel Connecticut, è uno degli atenei più importanti d’America. Qui, tra l’altro, si sono laureati, nell’epoca più recente, quattro presidenti degli Stati Uniti: Gerald Ford, Bush padre e figlio, Bill Clinton.
Santos ha proposto questo ciclo didattico il 12 gennaio scorso. Dopo pochi giorni aveva già raccolto 300 adesioni. Adesso tiene due lezioni alla settimana, super affollate. Racconta al New York Times : «I miei allievi vogliono essere più felici, cambiare la loro vita e cambiare anche la cultura del campus. Se un quarto degli iscritti partecipa a questo corso, se noi vediamo crescere le buone abitudini, la capacità di essere più soddisfatti, di rinviare meno le decisioni, di rafforzare la socialità, allora davvero stiamo preparando un grande mutamento nella cultura scolastica».
Il quotidiano ha raccolto anche diverse opinioni. Alannah Maynez, matricola di 19 anni, condivide in pieno l’urgenza e la necessità: «Molti di noi sono ansiosi, stressati, infelici, abulici». Una ricerca del 2013 mostrò come la metà circa della popolazione scolastica di Yale fosse soggetta a qualche squilibrio mentale ed emotivo.
C’è anche chi, però, è attirato dalla prospettiva di qualche ora di tutto riposo, una pausa insolita e divertente tra le altre rocciose materie.
«Niente di più sbagliato – puntualizza Santos – le mie saranno le lezioni più dure di Yale: per ottenere davvero un cambiamento nella propria vita, gli studenti devono superare ogni giorno delle prove concrete».
Non è la prima volta che la professoressa Laurie Santos, famiglia proveniente da Capo Verde, richiama l’attenzione. La sua ricerca si concentra sull’evoluzione della mente umana, esplorandone gli aspetti più irrazionali anche confrontandola con quella degli animali. Ha studiato, per esempio, la «monkeynomics», l’economia delle scimmie, concludendo che «è irragionevole quanto la nostra». Nel 2007 la rivista Popolar Science l’ha inserita nella lista delle «giovani menti più brillanti» di quell’anno.