La Stampa, 30 gennaio 2018
L’Italia del pendolarismo universitario. 50 km al giorno e 500 euro di spesa all’anno
Dalla prima indagine italiana sulla mobilità degli studenti universitari italiani presentata a Reggio Emilia esce, come al solito, un Paese spaccato in due: virtuosi il centro Nord e i grandi atenei, molto meno il Sud e le università di piccole dimensioni. Gli autori dello studio, coordinato da Matteo Colleoni, docente di politiche urbane e mobility manager a Milano-Bicocca, hanno sondato 37 università e 70 mila fra studenti, docenti e personale amministrativo, analizzandone gli spostamenti da casa al luogo di studio sotto i profili socio-economico e ambientale. In altre parole: quali ostacoli incontrano gli studenti nel raggiungere il loro ateneo e che genere di conseguenze ci sono sull’ambiente.
Un primo dato medio è di segno positivo, come spiega il professor Colleoni: «La quota di spostamento col mezzo pubblico è alta, pari al 61%, mentre il 22% usa quello privato e il 17% si muove a piedi o in bicicletta. Molto meglio delle percentuali riguardanti la mobilità generale in Italia, per cui solo il 10% usa i mezzi pubblici, il 54,5% l’auto e il 19% va a piedi o in bici». A proposito di bicicletta, spiccano le città emiliane: a Ferrara, Modena e Bologna quasi uno studente su tre ricorre alle due ruote per raggiungere l’università, magari in combinazione con altri veicoli, con un picco di quasi il 35% a Ferrara, regina italiana della bici.
«Ci sono forti differenze territoriali – aggiunge il docente -: a soffrire maggiormente sono i piccoli atenei del Sud e Centro-Sud. Un altro punto critico riguarda gli spostamenti pienamente insostenibili, cioè quelli che prevedono l’uso esclusivo dei mezzi privati: i dati più alti li riscontriamo a Perugia, Salerno e a Castellanza». Lo studio ha anche affrontato un aspetto tutto italiano della mobilità studentesca, il pendolarismo: frequentissimo, dispendioso e scomodo. In media, ogni studente percorre 54 chilometri per andare e venire dall’università, ci perde più di un’ora e mezza e spende 500 euro all’anno. «La richiesta che ci arriva dagli studenti è il miglioramento della qualità sia dei mezzi che delle stazioni – dice Colleoni -. Per noi questi dati sono particolarmente gravi perché influiscono negativamente sull’andamento degli studi». Le emissioni di inquinanti riflettono le tendenze che valgono per l’uso dei mezzi pubblici: valori inferiori ai 4 chili di CO2 al giorno a studente per le grandi università del nord come il Politecnico di Milano, 10 chili per le piccole di Sud e centro Sud come Salerno e Cassino, con punte di 11 chili all’Aquila.