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 2018  gennaio 29 Lunedì calendario

APPUNTI SU SCIMMIE CAVIE E AUTO PER GAZZETTA

CORRIERE.IT – 

Cavie umane. La rivelazione è della stampa tedesca: gli effetti sulla salute dei gas di scarico delle auto con motore Diesel, cioè a gasolio, sarebbero stati analizzati su persone e scimmie. Un nuovo scandalo scuote il mondo dell’auto. Chiamati in causa, al momento, i colossi tedeschi Bmw, Daimler e il gruppo Volkswagen. Secondo un’inchiesta pubblicata dal New York Times e resa nota dal quotidiano tedesco Bild, la storia risale al maggio 2015, quando dieci esemplari di scimmie giavanesi sarebbero stati condotti in un laboratorio di Albuquerque, in New Mexico, rinchiusi in una gabbia di vetro e, sistemati davanti ad una tv che proiettava cartoni animati, sottoposti all’emissione di gas di scarico per circa quattro ore. Le scimmie sarebbero sopravvissute, ma non se ne conoscono le condizioni di salute.


«Esperimenti anche su cavie umane»

Se possibile, ancora più terribile la rivelazione di Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung che i gas di scarico sarebbero stati provati anche su cavie umane. Per i media tedeschi, i tre costruttori tedeschi avrebbero svolto insieme «un breve studio di inalazione con ossido d’azoto su persone sane». Lo scopo era dimostrare che, con il progresso tecnico, le emissioni dei motori Diesel non avevano conseguenze importanti sulla salute dei cittadini. In un laboratorio del Policlinico universitario RWTH di Aquisgrana fu fatto inalare biossido di azoto, in diverse concentrazioni e per diverse ore, a 25 volontari: tre ore al giorno, per quattro settimane consecutive. Secondo l’Eugt (European Research Group on Environment and Health in the Transport Sector), la società mista nata nel 2007 e sciolta nel 2017, non fu rilevato alcun effetto nocivo.





I lavoratori Vw: «Siamo scossi»

Daimler smentisce e sostiene di «non aver avuto alcuna influenza sugli esperimenti». Per la Volkswagen, a intervenire è Hans Dieter Poetsch, presidente del Consiglio di sorveglianza del gruppo tedesco: i test dei gas sulle scimmie, ha dichiarato, «non sono in alcun modo accettabili. Prendo le distanze con tutte le forze da pratiche del genere e farò tutto il possibile perché vi sia un’indagine completa sulle procedure. E chi ha la responsabilità ne risponderà».«La questione deve essere chiarita il più rapidamente possibile», ha fatto eco a Poetsch Bernd Osterloh, presidente del consiglio di fabbrica di Volkswagen. Il sindacalista, che siede anche nel consiglio di sorveglianza, si è detto «scosso» a nome dei lavoratori della Volkswagen: «I limiti etici e morali sono stati superati».


L’indignazione di Angela Merkel

Sullo scandalo è intervenuta anche Angela Merkel. Il suo portavoce, Steffen Seibert, ha fatto sapere che per la cancelliera «questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile». La Merkel sollecita i gruppi dell’auto tedesca coinvolti a fare chiarezza. «I consigli di amministrazione e chi ha commissionato i test dovranno rispondere alle difficili domande su quale fosse lo scopo dei test — ha detto Seibert oggi in conferenza stampa, riferendo il pensiero della cancelliera —. Le industrie dell’auto avrebbero dovuto limitare le emissioni e non dimostrarne la presunta innocuità». Durissime le parole del ministro tedesco per l’Ambiente, Barbara Hendricks: «Sono disgustata da quanto appreso sulle rivelazioni sui test sulle emissioni condotti su esseri umani e scimmie». Anche il collega ai Trasporti e all’Agricoltura, Christian Schmidt, ha espresso «ferma condanna»: «Questo fatto ha ancora una volta recato danno alla fiducia nel settore automobilistico», ha commentato il ministro, che ha esortato la commissione d’inchiesta sul “ dieselgate” a indagare anche su questa vicenda. Mentre il presidente della Bassa Sassonia, Stephan Weil, maggiore azionista del gruppo Volkswagen, ha definito «assurda e nauseabonda» la pratica dei test. Finora l’unica a non pronunciarsi è stata la Bmw.





La Fondazione

I test sarebbero stati avviati in seguito all’allarme scatenato nel 2012 da uno studio pubblicato dall’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, che denunciava i gas di scarico come cancerogeni. Pronti a dimostrare il contrario, le case automobilistiche tedesche scelsero le scimmie come cavie per le verifiche affidate all’Eugt, che stipulava un contratto con il «Lovelace Respiratory Research Institute». Secondo la stampa tedesca, nell’ottobre 2013 i promotori della ricerca pensarono anche di utilizzare cavie umane, volontarie. Stando alla Bild sarebbe coinvolto in questo caso James Liang, l’ex ingegnere Volkswagen messo sotto accusa per il software che manipolava i dati delle emissioni e in seguito condannato a 40 mesi di carcere negli Usa. L’allora direttore generale dall’Eugt, Michael Spalleck, si disse contrario all’idea. Oggi il Policlinico universitario RWTH di Aquisgrana conferma i test sugli esseri umani, ma ne ridimensiona la portata, almeno per la parte avuta in quella circostanza: «Furono realizzati — si legge in un comunicato dell’università — per verificare la sicurezza delle condizioni di lavoro dei dipendenti dell’industria dell’auto». Lo studio sulle emissioni di diossido di azoto, prosegue il Policlinico, fu autorizzato dal comitato etico dell’ateneo. I test non avevano «nulla a che fare con il “dieselgate”, né avevano alcun collegamento con gli esperimenti fatti sulle scimmie citati dal New York Times».


Gli esperimenti sui cadaveri

Choccanti, ma tutt’altro che nuove queste rivelazioni. In passato molti colossi dell’auto hanno impiegato addirittura i cadaveri per svolgere i crash test delle auto. L’ammissione è del 2013, ma la storia risale agli anni Settanta, quando i manichini non fornivano ancora risultati attendibili sugli impatti. Da qui la decisione di optare per «cavie umane», allo scopo di ricreare simulazioni più realistiche. La prima ammissione arrivò dal colosso americano General Motors, che rese noto «un progetto pilota» per usare cadaveri nella misurazione delle forze d’impatto. I corpi venivano usati «in test che avrebbero provocato lesioni troppo pericolose sui volontari». È stato scoperto solo pochi anni fa che l’Istituto per la sicurezza dei veicoli dell’università tecnica di Graz, in collaborazione con il locale l’istituto di medicina legale, avrebbe utilizzato circa 20 cadaveri per studi sul movimento di testa e collo nei crash-test.


Cavie

Orrore suscitò, nel 1993, la denuncia della Bild, poi confermata dal responsabile del dipartimento autopsie dell’università di Heidelberg, secondo la quale negli anni Settanta per sperimentare la sicurezza degli veicoli in Germania furono usati oltre 200 cadaveri, almeno sei dei quali bambini. Non solo cadaveri, ma anche scimmie, le stesse utilizzate per gli esperimenti di oggi sui gas di scarico, usate anch’esse in passato come cavie per i crash test. Come avveniva per i test su cosmetici e medicinali, gli scimpanzé venivano impiegati al posto dei manichini per studiare la protezione dei passeggeri in caso di impatto frontale e laterale, oltre ai test per valutare i danni ai pedoni in caso d’incidente.



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IL POST 29/1 –

Il Gruppo Europeo di Ricerca sull’Ambiente e la Salute nel Settore dei Trasporti, un’organizzazione conosciuta come EUGT e finanziata da case automobilistiche tedesche come Volkswagen, Daimler e BMW, è al centro di grandi discussioni e critiche dopo che si è scoperto che ha svolto alcuni test sugli effetti dei fumi di scarico dei motori diesel utilizzando come cavie delle scimmie e, soprattutto, delle persone. L’EUGT ormai non esiste più – è stato sciolto l’anno scorso – ma le case automobilistiche che lo finanziavano sono state criticate sui giornali e dal governo tedesco, e hanno dovuto prendere le distanze dall’esperimento.

Tutto è cominciato quando giovedì scorso un articolo del New York Times ha denunciato l’utilizzo di dieci scimmie per un test dell’EUGT condotto nel 2014 ad Albuquerque, in New Mexico, per smentire la decisione del 2012 dell’OMS di catalogare le emissioni dei motori diesel come cancerogene. Il test consisteva nell’esposizione in una stanza sigillata delle dieci scimmie alle emissioni di diverse auto, tra cui un Maggiolino Volkswagen.

Nel weekend alcuni media tedeschi hanno però aggiunto un pezzo alla storia, rivelando che in un altro esperimento dell’EUGT erano state usate come cavie anche 25 persone, 19 uomini e 6 donne. I test sono durati un mese e si sono svolti in un laboratorio di Aachen, in Germania, e hanno previsto l’esposizione delle persone a varie concentrazioni di emissioni diesel. I risultati sostenevano che la tecnologia avesse reso le emissioni dei diesel, che contengono gas nocivi come il monossido di azoto, innocue per l’uomo: come si scoprì in seguito, però, i dati sulle emissioni dei motori diesel Volkswagen durante i test erano truccati.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che «questi esperimenti sulle scimmie o sugli umani non sono giustificabili in nessun modo», mentre la ministra dell’Ambiente Barbara Hendricks li ha definiti «abominevoli». Volkswagen ha scritto che prende le distanze da «qualsiasi forma di crudeltà sugli animali», ammettendo che i test sono stati un errore e ribadendo che l’EUGT non esiste più dallo scorso 30 giugno. Anche Daimler ha detto che «prende le distanze» dall’esperimento, mentre BMW non ha ancora commentato.

Nel 2015 si scoprì che Volkswagen aveva installato sulle sue automobili un software per truffare gli enti di controllo sulla quantità di emissioni prodotte dai suoi motori diesel, durante i test. In pratica i software capivano quando l’auto era sottoposta a un test e a quel punto abbassavano consumi ed emissioni dei motori, che invece erano molto più alti durante il regolare uso dell’auto. Circa 11 milioni di auto furono coinvolte, numerosi manager si dovettero dimettere e alcuni esperti calcolarono che l’intero scandalo sarebbe potuto costare alla società oltre 80 miliardi di euro. In realtà, oggi Volkswagen è tornata a produrre utili e dimostra una salute superiore a quella dei suoi concorrenti che non hanno dovuto affrontare le stesse difficoltà.


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VOLKSWAGEN VA ANCORA ALLA GRANDE – IL POST 28/1 –

A due anni dallo scandalo sulle emissioni truccate dei suoi motori diesel, il cosiddetto “dieselgate”, Volkswagen è tornata a produrre utili e dimostra una salute superiore a quella dei suoi concorrenti che non hanno dovuto affrontare le stesse difficoltà. Della sorprendente ripresa di Volkswagen si è occupato il Financial Times, che in un lungo articolo pubblicato questa settimana racconta come il “dieselgate” abbia aiutato Volkswagen a introdurre una serie di cambiamenti attesi da anni e che la precedente generazione di manager non era riuscita a concludere. Il risultato è che se aveste comprato azioni di Volkswagen subito prima dello scandalo, oggi non solo sareste il 10 per cento più ricchi, ma il vostro investimento si sarebbe rivelato una scelta migliore di uno simile in azioni BMW o Daimler.

Nel 2015, al momento dello scandalo, pochi immaginavano che le cose sarebbero potute finire in maniera così positiva e nel giro di così poco tempo. All’epoca, Volkswagen venne accusata di aver installato sulle automobili un software per truffare gli enti di controllo sulla quantità di emissioni prodotte dai suoi motori diesel. Circa 11 milioni di auto furono coinvolte, numerosi manager si dovettero dimettere e alcuni esperti calcolarono che l’intero scandalo sarebbe potuto costare alla società oltre 80 miliardi di euro.


Il conto alla fine si è rivelato un po’ meno salato. Fino a questo momento Volkswagen ha speso 25 miliardi di euro, di cui circa 14 soltanto di risarcimento destinati ai suoi clienti americani e al governo degli Stati Uniti. Non è ancora una cifra definitiva e potrebbero emergere altri costi legali nei prossimi mesi. In ogni caso, per quanto quelle che circolino siano cifre apparentemente enormi, il Financial Times scrive che Volkswagen le ha pagate per quasi due terzi attingendo dai suoi profitti in crescita, senza intaccare le sue riserve di liquidità. Un confronto tra i bilanci della società di oggi e quelli di prima, scrive il Financial Times, non mostra significative differenze. Anzi: le riserve di Volkswagen, cioè la somma di titoli posseduti più liquidità meno il debito, sono passate da 21,5 miliardi di euro a metà 2015 a 25,4 miliardi di euro alla fine del 2017.

Questi risultati sono stati ottenuti con una serie di misure di razionalizzazione e ottimizzazione. I costi amministrativi sono stati tagliati in maniera significativa, mentre la costruzione delle automobili è stata resa più semplice, diminuendo le opzioni a disposizione del cliente (i modelli di volante che è possibile ordinare per la propria Golf, per esempio, sono scesi da 117 a 43). Mettere ordine nella società non è stato un compito semplice: è stato come “far ballare un elefante”, scrive il Financial Times. Volkswagen è un gruppo enorme e difficile da gestire: ha un fatturato che nel 2016 era pari a 217 miliardi di euro, con 620 mila impiegati in 170 stabilimenti distribuiti in tutto il mondo che ogni settimana producono 43 mila automobili.

In molti, scrive il Financial Times, oggi dicono che lo scandalo delle emissioni ha funzionato come un catalizzatore che ha spinto la società a intraprendere una serie di cambiamenti attesi da tempo. Matthias Müller, l’amministratore del gruppo, ha detto al Financial Times: «La crisi è stata un grosso problema per noi e ci è costata parecchio, ma in realtà ha funzionato come un acceleratore che ci ha spinto a cercare di risolvere una serie di problemi che fino a quel momento non eravamo stati in grado di affrontare». Kristina Church, analista del settore automobilistico della banca Barclays, ha spiegato: «Non è mai una cosa positiva commettere un reato e ricevere così tante attenzioni negative dalla stampa, ma in realtà – prima dello scandalo – Volkswagen era sulla strada sbagliata. Ora sono tornati sul sentiero giusto e continuano a combattere per ottenere di nuovo la fiducia dei consumatori».

I risultati di questo sforzo: oggi Volkswagen continua a vendere più automobili dei suoi due principali concorrenti, Toyota e General Motors. Sta aumentando la sua profittabilità, che negli anni prima della crisi era rimasta stagnante (tra il 2011 e il 2015 i margini di guadagno erano scesi dal 12 al 6 per cento, nonostante il fatturato del gruppo fosse cresciuto di circa 50 miliardi di euro). Volkswagen sta anche investendo miliardi di euro nelle auto elettriche e in quelle che si guidano da sole. La spesa, secondo Müller, dovrebbe ammontare a 20 miliardi per le prime e altri 14 per le secondo entro il 2025.

Una buona parte del merito di questo recupero, scrive il Financial Times, appartiene a Müller, il nuovo amministratore delegato arrivato dopo le dimissioni di Martin Winterkorn che aveva guidato l’azienda fino allo scandalo dieselgate. Müller ha 64 anni e ha passato quasi tutta la sua vita professionale all’interno di Volkswagen, cominciando a lavorare in Audi, uno dei marchi del gruppo, nel 1972. Da lì riuscì ad arrivare al vertice di Porsche, riuscendo a raddoppiare le vendite e raggiungendo uno dei margini di profitto più alti di tutto il settore automobilistico. Appena una settimana dopo l’inizio dello scandalo, ha raccontato, ricevette l’offerta di sostituire Winterkorn e gli furono date appena 12 ore per prendere una decisione.

Altre persone sono state importanti per la società. Il Financial Times cita per esempio Hans-Dieter Pötsch, capo della sezione finanziaria diventato nel 2015 presidente della società, che ha mantenuto i contatti con i proprietari della società, le famiglie Porsche e Piëch, e che ha contribuito a convincere i sindacati a partecipare al piano di riforme di Müller. I rapporti tra i principali manager della società non sono sempre stati sereni. Per esempio nel corso del 2017 ci sono stati intensi scontri sulla quantità e la velocità con cui tagliare una serie di posti di lavoro. Sono scontri che, secondo il Financial Times, dimostrano come Müller non sia dotato di poteri assoluti e incontrastati, come era Winterkorn, l’amministratore dello scandalo.

«Winterkorn decideva tutto, ogni aspetto dei prodotti e della tecnologia per ognuno dei marchi Volkswagen», ha spiegato al Financial Times Ferdinand Dudenhöffer, professore all’Università di Duisburg-Essen: «Müller si comporta diversamente. I manager dei marchi possono decidere da soli». La vecchia cultura della cieca obbedienza all’amministratore è ritenuta da molti una delle ragioni che hanno portato allo scandalo delle emissioni; secondo Müller il suo più grande successo è stato riuscire a estirparla, creando al suo posto un sistema di decisioni decentralizzate.


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LASTAMPA.IT –

I gas di scarico delle auto diesel dei colossi tedeschi non sono stati provati solo su scimmie, ma anche su cavie umane, con test su 25 persone per tre ore al giorno per quattro settimane. 

Lo scrivono Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung, rivelando nuovi particolari sui test di cui sono coinvolte Vw, Daimler e Bmw. Daimler, però, prende le distanze da questo nuovo caso.  

Secondo i media, la Società di Ricerca europea per l’Ambiente e la Salute nei Trasporti, fondata dai 3 colossi dell’auto, ha promosso «un breve studio di inalazione con ossido d’azoto su persone sane».  

I test si sono basati sull’inalazione di diossido di azoto per tre ore al giorno per quattro settimane consecutive. È quanto emerge nella ricerca pubblicata il 7 maggio 2016 sulla rivista International Archives of Occupational and Environmental Health, condotta dall’Università tedesca di Aquisgrana e dalla Società di Ricerca europea per l’Ambiente e la Salute nei Trasporti (Eugt), chiusa nel 2017. 

«Venticinque persone sono state sottoposte a dei controlli presso la clinica universitaria di Aquisgrana dopo che avevano respirato, per diverse ore, e in diverse concentrazioni, dell’ossido d’azoto», scrive la Sz. Stando al rapporto della stessa società di ricerca (Eugt) che ha promosso gli esperimenti, e che viene citato dal giornale, non sarebbero stati rilevati effetti sui pazienti dall’emissione del gas.  

La Daimler ha «preso espressamente le distanze» dagli studi sugli esseri umani e dall’Eugt. «Siamo scioccati dalla portata di tali studi e dal modo in cui sono stati condotti», ha affermato con una dichiarazione citata dalla Sueddeutsche in cui ha definito tali pratiche contrarie «ai principi etici e ai valori della Daimler».  

Anche la controllata Mercedes «ha fermamente condannato gli esperimenti». Finora l’unica a non pronunciarsi è stata Bmw.  

Angela Merkel condanna gli esperimenti dell’industria dell’auto sui gas di scarico: «Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile», ha affermato il portavoce Steffen Seibert, rispondendo a una domanda a riguardo oggi in conferenza stampa a Berlino. 

«Sono sconcertata - ha detto il ministro tedesco dell’Ambiente, Barbara Hendricks - di apprendere le rivelazioni sui test di emissioni effettuati su umani e scimmie». «È bene, ed è il meno che potevano fare, che le aziende coinvolte abbiano preso le distanze dai test e fatto le loro scuse» ha dichiarato, Bernd Althusmann, ministro dell’Economia della Bassa Sassonia, lo Stato regionale azionista di Vw.  


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ILSOLE24ORE.COM –

Nuovo scandalo per i colossi dell’auto tedeschi sul fronte delle emissioni dei motori diesel, il cosiddetto dieselgate. Secondo indiscrezioni dei media tedeschi, lo European research group on environment and health in the transport sector (Eugt), un gruppo di ricerca sostenuto da Volkswagen, Daimler e Bmw, avrebbe effettuato test sui gas di scarico dei motori diesel usando come cavie scimmie ed esseri umani. In particolare il test, svolto nel 2014 ed eseguito in una clinica usata dalla Università di Aachen, avrebbe esposto ai gas 25 persone. La vicenda si accoda alla denuncia, rilanciata da un’indagine del New York Times, di esperimenti analoghi condotti su scimmie. Secondo quanto emerso, le scimmie sono state rinchiuse in una specie di vetrina, tranquillizzate con la proiezione di cartoni animati, e sottoposte a gas di scarico per 4 ore. «Le scimmie sono animali che hanno bisogno di muoversi molto e già costringerle a sedere davanti a uno schermo è tortura in sé - ha spiegato ai media Klaus Kronaus, numero uno dell’associazione anti-cavie -. Il gas di scarico poi le espone a un problema di salute». Il caso, come sottolinea Bloomberg, rappresenta un ulteriore colpo alla reputazione «un tempo stellare» dei produttori tedeschi, oltre a minare la percezione delle vetture a diesel.

Dura la presa di posizione della cancelliera Merkel: «Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile», ha affermato il portavoce Seibert. La cancelliera tedesca sollecita i gruppi dell’auto tedesca a fare chiarezza. «Le industrie dell’auto avrebbero dovuto limitare le emissioni e non dimostrarne la presunta innocuità», ha aggiunto Seibert.

Weil: «Volkswagen chiarisca subito» 
Sempre secondo quanto riporta la Stuggarter Zeitung, i test sono stati svolti in una clinica utilizzatas dall’Università di Aachen. L’ateneo ha difeso gli esperimenti, sostenendo che il report era stato approvato da un comitato etico indipendnete e si focalizzava sugli impatti sulla salute del luogo di lavoro. Il caso ha suscitato clamore e richieste di chiarimenti anche da parte di forze politiche. Stephan Weil, presidente della Bassa Sassonia, il Land che rappresenta uno dei grandi azionisti di Volkswagen, chiede al colosso tedesco di fare subito «piena chiarezza» sui test sui gas di scarico, che stando alla stampa sarebbero stati fatti su scimmie e addirittura su alcune cavie umane. Già sabato, a proposito degli esperimenti condotti sulle scimmie, Weil aveva affermato che si tratta di procedure «assurde e nauseanti», e questo, ha spiegato oggi in uno statement, vale ovviamente a maggiore ragione se i test sono stati fatti su persone. Weil ha affermato che va chiarito anche lo scopo: se i test non fossero stati promossi per tutelare i lavoratori in fabbrica, ma a scopi di marketing e per le vendite, «non trovo nessuna giustificazione accettabile per procedure del genere». 

Poetsch (Vw): i responsabili ne risponderanno 
Il presidente del Consiglio di sorveglianza di Volkswagen, Hans Dieter Poetsch, ha condannato gli esperimenti emersi sugli animali sottoposti ai gas di scarico. «In nome di tutto il consiglio di sorveglianza, prendo le distanze con tutte le forze da pratiche del genere», ha affermato. «Farò tutto il possibile perché vi sia un’indagine completa sulle procedure. E chi ha la responsabilità ne risponderà», ha concluso. Sullo scandalo è intervenuta anche la Daimler, promettendo maggiori indagini sull’accaduto. L’azienda «condanna l’accaduto nella maniera più assoluta» e si «dissocia» dall’operato di Eugt.

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VINCENZO BORGOMEO, REPUBBLICA.IT –

 Nuovo colpo di scena sui test-tortura dei gas di scarico sulle scimmie da parte dei colossi tedeschi: secondo Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung queste emissioni non sono state provate solo su animali ma anche su cavie umane.

I due colossi dell’informazione rivelano nuovi particolari sui test condotti dal Gruppo Vw, Daimler e Bmw: "Usati volontari per prove di respirazione". Ossia quattro ore di esposizione ad aria inquinata da gas di scarico.

L’ipotesi - secondo il dossier del New York Times che ha aperto il caso - era già stata ventilata: gli scienziati del laboratorio della "Lovelace Respiratory Research Institute", in New Mexico, oltre ad aver usato dieci scimmie giavanesi avrebbero discusso con gli ingegneri tedeschi dell’eventualità di fare test con cavie umane, ovviamente volontarie. Le case automobilistiche dissero di no e dovette intervenire lo stesso direttore generale della fondazione tedesca per l’ambiente, Michael Spalleck, per bocciare la folle idea. Fino ad oggi sembrava che questi test su cavie umane non fossero mai stai eseguite. Invece...

Sul banco degli imputati è finito proprio l’EUGT (European Research Group on Environment and Health in the Transport Sector) nato per volere delle case automobilistiche per una ricerca sulle emissioni dei motori Diesel.

Adesso sembra una pazzia fare dei test simili, ma una volta non era così: prima del famoso allarme del 2012, quando secondo uno studio dell’organizzazione mondiale della sanità, i gas di scarico delle auto furono bollati come cancerogeni, non si aveva certezza di "quanto" potessero essere velenose le emissioni delle auto.

I colossi dell’auto vollero vederci chiaro e iniziarono dei test specifici con il loro EUGT (aperto prima dell’allame dell’OMS) fino ad arrivare ai famosi test con le scimmie del laboratorio di Albuquerque, nel New Mexico. E, secondo Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitungs, anche ad altri tipi di prove più pericolose.

Sul tema è intervenuta anche Angela Merkel che ha condannato con forza gli esperimenti dell’industria dell’auto sui gas di scarico: "Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile".

A lei ha fatto eco il ministro tedesco ai trasporti e all’agricoltura Christian Schmidt: "Questa nuova vicenda dimostra che la fiducia nell’industria automobilistica è nuovamente intaccata", ha detto chiedendo che la commissione d’inchiesta sul cosiddetto dieselgate indaghi anche sulle nuove accuse. Schmidt ha chiesto "spiegazioni ai gruppi coinvolti", ribadendo che l’accaduto "non può e non deve essere accettato".

In ogni caso secondo il policlinico universitario RWTH di Aquisgrana, i test sui gas di scarico fatti sulle persone furono realizzati per verificare la sicurezza delle condizioni di lavoro dei dipendenti dell’industria dell’auto. Sottolineando che lo studio sulle emissioni di diossido di azoto fu "autorizzato dal comitato etico dell’università". Questi test, si afferma, non avevano "nulla a che fare contenutisticamente con la questione del dieselgate", "né avevano alcun collegamento con gli esperimenti fatti sulle scimmie citati dal New York Times".

Daimler dal suo canto - nel frattempo ha aperto un’inchiesta interna - prende le distanze da questo nuovo caso: "L’EUGT - scrivono - è stato fondato nel 2007 da diverse aziende del settore automotive, con lo scopo di operare ricerche nell’ambito della tossicologia, l’allergologia, l’epidemiologia e la medicina dell’ambiente. Tutti i lavori di ricerca commissionati all’EUGT sono stati accompagnati e verificati da un comitato consultivo composto da scienziati di rinomate università e istituti di ricerca - dalla selezione alla presentazione dei risultati. Lo studio in oggetto è stato commissionato su raccomandazione del comitato consultivo per la ricerca EUGT.

Alla luce di quanto premesso, ci teniamo a fare immediata chiarezza sulla posizione del Gruppo Daimler, ribadendo la nostra posizione in merito a quanto emerso.

 

• Ci dissociamo espressamente dagli studi e dall’EUGT.

• Siamo sconvolti dalla natura e dalla portata degli studi e dalla loro attuazione.

• Condanniamo gli esperimenti nel modo più assoluto.

• L’approccio di EUGT contraddice i nostri valori ed i nostri principi etici.

• Anche se Daimler non ha avuto influenza sulla progettazione dello studio, abbiamo avviato un’indagine approfondita sulla questione".


Netta anche la presa di posizione anche di Bmw Group: "Non conduciamo studi su animali e non abbiamo preso parte a questa sperimentazione. 

Per questo motivo non siamo in grado di dare informazioni sul tema in oggetto o commentarlo".

E Volkswagen, dopo le rivelazioni del New York Times, ha dichiarato subito di "prendere chiaramente le distanze da tutte le forme di maltrattamento sugli animali".


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ILFOGLIO.IT – 

Oggi Volkswagen ha avviato un’inchiesta interna per scoprire chi ha ordinato i test scientifici in cui delle scimmie erano esposte ai gas di scarico dei motori diesel. Lo studio è stato definito da un portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel "privo di alcuna giustificazione etica o scientifica e pone interrogativi a tutti i responsabili". Anche il presidente del comitato di vigilanza di Volkswagen, Hans Dieter Poetsch, ha detto che farà "tutto il possibile per assicurarsi che il caso sia analizzato nel dettaglio".

Il caso dei presunti test sulle scimmie, compiuti ad Albuquerque negli Stati Uniti, è iniziato venerdì, con un’inchiesta del New York Times in cui si parlava di un coinvolgimento dell’European Research Group on Environment and Health in the Transport Sector (Eugt), un istituto fondato dalle principali case automobilistiche tedesche. Gli stessi marchi avevano commissionato lo studio nel 2014, poco prima del Dieselgate, lo scandalo legato alle emissioni cancerogene prodotte dalle vetture vendute negli Stati Uniti e in Europa. L’Eugt, che è stato rimosso lo scorso anno, riceveva tutti i suoi finanziamenti proprio dai marchi tedeschi (Volkswagen, Daimler e Bmw) ma non è chiaro se le case automobilistiche – che hanno già preso le distanze dallo studio dell’Eugt con dei comunicati – fossero a conoscenza delle metodologie usate nel realizzare i test.

Ieri, il quotidiano tedesco Stuttgarter Zeitung ha confermato le indiscrezioni del New York Times, aggiungendo ipotesi ancora più inquietanti: nei test sarebbero stati coinvolti anche degli esseri umani, sottoposti all’inalazione di diossido di azoto, un gas inquinante e tossico, normalmente generato a seguito di processi di combustione. Secondo il quotidiano, almeno 25 persone avrebbero preso parte ai test, durati diverse ore, presso un laboratorio dell’Università di Aachen, in Germania. Stephan Weil, primo ministro della Bassa Sassonia, ha detto che sarà decisivo capire lo scopo degli studi compiuti. "Se per esempio, l’obiettivo dei test è stato quello di garantire la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, come dice l’Università di Aachen, e se gli standard etici sono stati rispettati, la cosa è difendibile. Ma – ha aggiunto Weil – se lo scopo degli esperimenti era quello di fare marketing o di vendere, non posso pensare a una giustificazione adeguata".

Il ministro dell’Ambiente, Barbara Hendricks, si è detta "inorridita" dalle notizie. "Quello che sappiamo finora è disgustoso", ha detto, aggiungendo che l’industria e la comunità scientifica devono spiegare il loro ruolo. "Il fatto che l’intera industria apparentemente abbia provato a nascondere studi scientifici tanto sfacciati e dubbi rende il tutto ancora più mostruoso".