il Giornale, 27 gennaio 2018
Un giovane su tre sopravvive con la «paghetta» dei genitori
Più di un trentenne italiano su tre – il 35% del totale – vive con la paghetta dei genitori o dei nonni e altri parenti. E sogna di fare lo spazzino.
È questa la desolante fotografia scattata da un’analisi Coldiretti/Ixè sui giovani italiani. Se si considerano tutti gli italiani tra i 18 e i 34 anni, la percentuale di chi è costretto a farsi mantenere da mamma e papà sale al 55%, più un altro 6% che si affida alla pensione dei nonni.
Secondo l’indagine, spiega Coldiretti, nel 2018 ben il 68% dei giovani italiani vive in famiglia dove cerca però di rendersi utile. Tra quanti abitano con i genitori ben il 77% concorre ai lavori domestici e il 63% fa la spesa. «Non è un caso se – continua l’associazione – alla domanda su quale aspetto della vita incida maggiormente sul proprio futuro da 1 a 10 è proprio la famiglia ad ottenere il punteggio maggiore (7,9) davanti a relazioni in generale e cultura (entrambe con 7,5). E questo nonostante il fatto che solo meno della metà dei giovani dichiara di stare in una famiglia dove le condizioni economiche consentono di vivere agiatamente o serenamente, mentre nelle case di un restante 47% si riescono a pagare appena le spese e in un 5% non bastano nemmeno per l’indispensabile».
Ma l’analisi dice anche altro: più di un giovane senza lavoro su due (56%) accetterebbe un posto da spazzino che, da emblema dei lavori meno ambiti, è diventato nel tempo della disoccupazione record quasi un «lusso» per gli italiani under 35. Poco più della metà (51%) degli under 35 disoccupati, punterebbe a un lavoro nella food delivery (consegna di cibo a domicilio) e un 50% farebbe il dog sitter, che si piazza ben davanti a pony express (39%) e operatore di call center (37%). Solo uno su quattro (24%), invece, vorrebbe fare il badante. L’obiettivo italico del posto fisso rimane il «sogno proibito» per il 62% dei giovani. In questo ambito – precisa la Coldiretti – tiene il mito del dipendente pubblico al quale ambisce il 34% dei giovani, tallonato da vicino da una poltrona sicura nel settore privato, mentre un 26% vorrebbe fare il libero professionista. Nell’attesa si arrangiano come possono tanto che tre giovani su quattro hanno già avuto esperienze lavorative multiple per una media di quasi quattro lavori già cambiati, che salgono a cinque se si considera la fascia tra i 30 e i 34 anni. Non mancano comunque tra gli occupati ragazzi che sono molto o abbastanza soddisfatti del lavoro che hanno (71%) mentre tra quelli che non lo sono il motivo principale resta la scarsa remunerazione economica (62%). Un giovane su quattro, ricorda inoltre l’associazione, è a rischio povertà nell’Europa mediterranea secondo lo studio presentato dal Fondo Monetario Internazionale a Davos dal quale emerge che ai giovani tra i 16 e i 34 anni fa capo appena il 5% della ricchezza netta dell’Unione.
Lo scenario disegnato dalla Coldiretti viene confermato anche da un recente studio della Fondazione Bruno Visentini che ha fatto un confronto con il passato: a un ventenne del 2004, e dunque nato nel 1984, servivano dieci anni per diventare autosufficiente; a un ventenne del 2020 ne serviranno diciotto e a uno del 2030 non meno di ventotto. Si tratta di una previsione che soltanto il tempo confermerà o smentirà, ma che si basa comunque su numeri noti: in Italia gli under 30 che lavorano sono il 28%, e gli under 40 appena quattro su dieci. Per la Fondazione Visentini la soluzione sarebbe un patto fiscale, e cioè genitori e nonni, che godono o godranno (forse) delle pensioni più generose, rinunciano a qualcosa per finanziare agevolazioni a chi assume i ragazzi, e le pensioni di domani.