la Repubblica, 29 gennaio 2018
Avatar e delitti. 3D caccia al colpevole
ROMA Nella tuta con i sensori l’agente della scientifica si muove nel secondo esatto in cui il tecnico gli dà il via: «Corri. Gira.
Fermo. Spara, braccio in alto.
Ancora». Simula al millimetro i movimenti dell’assassino. Nel Teatro virtuale della scena del crimine si risolvono i delitti. Le tessere del puzzle vanno al loro posto, come mosse da una bacchetta magica: è l’avanguardia dei laboratori, la punta di diamante tra le innovazioni di cui si è dotata la Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, a Roma. Montato a fine anno, questo Teatro è l’anima di una sala scarna, dove passano mille puntate di “Csi New York” ridotte all’osso: criminali, vittime, spari, testimoni, esterni, interni, da ogni tipo di angolazione e nel medesimo istante, finiscono in un “girato”, un film ad esclusivo uso dei tribunali.
«Questo è il cuore della scientifica, una struttura che punta sulla tecnologia per rendere il servizio migliore all’investigazione», spiega Luigi Carnevale, capo della Polizia scientifica, «ma è anche una struttura che fa da supporto a molte altre attività, tra cui l’ordine pubblico e l’antiterrorismo».
È arduo fare una sintesi di tutti gli elementi che arrivano dalla scena del crimine. «Dal sopralluogo alle ricostruzioni balistiche fino ai reperti. Ma anche gli accertamenti biologici, le analisi dei cellulari e dei computer, le testimonianze.
Rimettiamo tutto insieme», racconta il direttore della IV Divisione, l’ingegnere Gianpaolo Zambonini. «E ricostruiamo i fatti reali. Elaboriamo le immagini 3D ricostruendo dinamiche complesse. Il Teatro virtuale per le esigenze forensi ad oggi in Italia l’abbiamo solo noi. E a livello europeo siamo quelli più avanti di tutti».
La Scientifica utilizza le ultime innovazioni nel campo dei videogames e dell’animazione.
Due le tecnologie, collegate tra loro. La prima è la realtà virtuale: con visori e joystick è possibile entrare nella scena del crimine in realtà aumentata. «Mi calo, ad esempio, in una campagna dove c’è stata una sparatoria di mafia», continua Zambonini, «mi posso mettere nella soggettiva dei vari criminali e rivedere tutto. Fare cioè un sopralluogo completo».
L’altra tecnologia è il sistema Motion Capture (Mocap). «Un operatore indossa una tuta coperta da sensori che vengono letti da una serie di telecamere in sala», spiega ancora Zambonini.
«Le telecamere danno i valori di posizione che vengono associati a un avatar. Così tutti gli attori della scena del crimine si muovono dal vivo e in diretta infinite volte finché, incrociando tutti i dati spazio-temporali, viene fuori ciò che lì è realmente accaduto».
E veniamo alle comunicazioni. Per l’ordine pubblico e per l’antiterrorismo il 2017 è stato l’anno della rete telefonica integrata e gestita dalla polizia scientifica. Se ne servono durante ogni evento a rischio, come l’arrivo di un capo di Stato. «Grazie a una rete LTE di nostra proprietà», chiarisce Carnevale, «possiamo controllare un’area in modo integrato».
La super rete comprende anche le telecamere sugli elicotteri mentre sulle strade sono arrivati i Fullback, i “pick-up laboratorio” per arrivare prima e lavorare meglio sul delitto. In tutto sono 15 pulmini per i sopralluoghi. A bordo si possono repertare materiali biologici, chimici, fisici e dattiloscopici e c’è anche un frigo per garantirne la conservazione.
Non manca il sistema Mercurio per le banche dati. E ancora. Ogni caso ha i suoi big data, con gli elementi che servono alla ricostruzione del delitto. Tutti, anche quelli rilevati e verificati fuori dalla scena del crimine: tempi, luoghi e movimenti di indagati e testimoni.
Infine la camera bianca, che dal prossimo mese consentirà di estrarre dati (anche criptati) da pc e cellulari (rotti o con Sim deteriorate) per un analisi delle memorie dei dispositivi.