la Repubblica, 28 gennaio 2018
Ior, la battaglia di Francesco la banca vaticana ai «preti economi»
Roma La Santa Sede volta pagina e per guidare la finanza vaticana chiude l’era dei “banchieri di Dio” e torna ai “preti economi”.
La svolta voluta da Papa Francesco è al centro di un’inchiesta del settimanale Affari& Finanza nel numero in edicola domani, che ripercorre le tappe di una storia che di fatto si è chiusa recentemente con i licenziamenti del revisore Libero Milone e del direttore aggiunto dello Ior Giulio Mattietti.
La scelta di manager esterni, del resto, si è spesso rivelata un boomerang per la Chiesa e per la sua immagine, dai tempi di Roberto Calvi e Michele Sindona, fino alla “cricca degli appalti” che ha rivelato storie di scambi, favori, tangenti e corruttele nate proprio all’ombra della Cupola di San Pietro.
Affari& Finanza racconta la battaglia combattuta da Papa Francesco per mettere ordine nelle finanze del Vaticano guidate dalla neo nata Segreteria per l’economia ( in questo momento “orfana” del cardinale George Pell, volato in Australia per difendersi dalle accuse di pedofilia) che controlla lo Ior, Istituto per le Opere di Religione e l’Apsa, il dicastero che gestisce l’immane patrimonio immobiliare della Sede Apostolica. E la sua ferma volontà di tornare all’antico, cioè alla stagione dei “preti economi” che come avviene in piccolo nei migliori conventi e istituti religiosi, amministrano con discrezione e profitto conti e soldi. L’articolo rivela chi è l’uomo del dialogo tra le varie componenti della finanza vaticana, che sta piano piano ricucendo i rapporti con l’Apsa, dove è recentemente entrato un fedelissimo di Papa Francesco, monsignor Gustavo Oscar Zanchetta, incaricato di supervisionare le attività del dicastero, che è uno degli organismi chiave dell’economia della Santa Sede. Un’operazione in cui aveva invece fallito Pell al quale è stata anche bocciata, direttamente dal Papa, una riforma che avrebbe portato la Segreteria per l’economia a diventare una sorta di super ministero economico in grado di controllare tutti i beni e le finanze. Una riforma troppo ambiziosa. E infatti si torna drasticamente indietro.