la Repubblica, 27 gennaio 2018
L’amaca
La decisione del Consiglio comunale di Livorno (maggioranza cinquestelle) di bocciare la proposta di dedicare una piazza a Carlo Azeglio Ciampi, livornese illustre, è semplicemente penosa. Non fa neppure rabbia: non ne è all’altezza, non innesca passioni politiche, neppure sfiora gli scontri e le contrapposizioni di cui è fatta la Storia.
Dalle dichiarazioni (poche, per fortuna) riportate dai giornali, si riesce a indovinare un cocktail, davvero raggelante, di meschinità e ignoranza.
Ciampi, la cui lunga storia repubblicana, dal Partito d’Azione fino al Quirinale, è di assoluto rilievo (e lo è comunque la si pensi) ne esce come una specie di vecchio contabile maniaco dell’euro.
Un rottame degno di essere dimenticato in fretta. Non c’è una sola frase uscita di bocca ai cinquestelle di Livorno che denoti grandezza di sguardo.
Non un pensiero nobile, non un ragionamento alto, non un’idea di Paese o almeno di Città (la città di Ciampi) che costringa anche gli avversari politici a combattere, ad alzare il tiro. La faziosità è un difetto largamente spalmato sulla scena politica. La meschinità è invece un tratto qualificante del partito più importante e popolare degli ultimi anni.
Il problema del fazioso è il suo temperamento: con le buone o le cattive può essere recuperato alla Polis.
Il meschino no. La meschinità non è il suo temperamento.È il suo metro di giudizio del mondo.