Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 29 Lunedì calendario

Le tre ragazze d’oro del bob nigeriano fanno impazzire le star (e YouTube)

Prendi tre atlete. Seun, Akuoma e Ngozi. Nate e cresciute negli Stati Uniti (a Chicago, Illinois, Irondale, Minnesota e Dallas, Texas) da genitori nigeriani. Mettile su un bob battente bandiera africana. E buttale giù dalla vertigine bianca, quelle 15 curve lunghe almeno millecinquecento metri lungo le quali tra dieci giorni tedeschi, lettoni e russi (quel che ne rimane dopo la pulizia doping del Comitato olimpico internazionale) si litigheranno le medaglie di Pyeongchang.
Saranno i Giochi della pace (armata) tra Coree, della Grande Madre degradata a OAR (Olympic athletes from Russia) e – come ogni quattro anni – degli atleti che non ti aspetti. Gli afghani dello sci alpino, l’aborigeno del fondo, la sciatrice-nazione di Hong Kong che fa squadra da sola, il nonno giapponese all’ottava Olimpiade nel salto dal trampolino. E, dopo i giamaicani, le nigeriane del bob. Seun Adigun, pilota e frenatrice, Akuoma Omeoga e Ngozi Onwumere, laterali: provenienti dall’atletica leggera, saranno loro a spingere il bob e a salirci sopra in corsa, consegnandolo alla forza di gravità. Ben prima di vederle in azione sulla pista di Pyeongchang, «the nigerian girls» sono diventate un fenomeno social globale, trainato da potenti sponsor (il brand americano Under Armour le veste, la fabbrica belga Lazer fornisce loro i caschi, Visa le ha inserite in una squadra che comprende 400 atleti olimpici e paralimpici di tutto il mondo) e da un martellante lavoro di marketing che viaggia veloce su quattro piattaforme: ciascuna ragazza, infatti, ha un account Twitter, Instagram, Facebook e Snapchat, regolarmente alimentato di contenuti.
Benché prive di storia negli sport invernali – la Nigeria ha dovuto fondare di sana pianta una Federazione bob nel dicembre 2016, primizia assoluta per il Paese – equipaggiate di una simpatia contagiosa, Seun, Akuoma e Ngozi si sono lanciate in una campagna di crowdfunding che in breve tempo ha raccolto 75 mila dollari. Ma non finisce qui. La loro apparizione lo scorso dicembre come ospiti del talk show del pomeriggio più popolare degli Stati Uniti, condotto da Ellen DeGeneres, è diventata virale su YouTube, attirando un milione e mezzo di visualizzazioni. E la ciliegina sulla torta, dieci giorni fa, è stato il tweet dell’atleta afroamericana più popolare del pianeta (10,5 milioni di follower), Serena Williams: «Non sto più nella pelle all’idea di vedere la Nigeria nel bob all’Olimpiade invernale per la prima volta nella storia!». Un post firmato dalla Grande Sorella che vale ben più di un imprimatur. Come farsi notare, insomma, senza ancora aver vinto nulla.
La risonanza in Africa della missione nigeriana in Corea del Sud? Tutta da valutare. Ma gli spin doctor dell’operazione hanno pensato anche alle esigenze del territorio: Seun rappresenta Surulere nello Stato di Lagos, Akuoma corre per Umuhaia nello Stato di Aba e Ngozi per Umuchima nello Stato di Imo. Dove non hanno mai visto la neve né sentito parlare degli ovetti in carbonio che scendono sui pattini a 130 l’ora subendo accelerazioni laterali di 5 g. Ma gli stereotipi sono fatti per essere infranti. A colpi di clic.