Corriere della Sera, 28 gennaio 2018
Carige e Creval nodi (e costi) degli aumenti di capitale per 1,2 miliardi
Due aumenti di capitale di banche in difficoltà, uno appena concluso, quello di Carige, e uno in gestazione, quello del Credito Valtellinese, sono sotto i riflettori. Quello di Genova da 560 milioni, sarà uno dei punti delicati del consiglio di martedì 30. Il socio al 20,6%, Malacalza Investimenti – società di Vittorio Malacalza, numero due della banca, e dei figli Mattia e Davide – ha inviato una lettera al board per criticare vari aspetti dell’operazione, a cominciare dai costi considerati molto elevati. Tra fees a banche e advisor (tra cui i legali e la comunicazione) l’aumento è costato 51,7 milioni di euro, cifra che Malacalza vuole chiarire, oltre a discutere del possibile conflitto di interessi di Chenavari e Credito Fondiario, che hanno rilevato alcune controllate e gli npl di Carige e sottoscritto quote dell’aumento. Al ceo Paolo Fiorentino, poi, Malacalza chiederà in particolare più spinta sull’attività ordinaria per far crescere la redditività.
Dal canto suo Creval – alle prese con un aumento da 700 milioni, cinque volte il valore di Borsa – sta definendo il consorzio di garanzia: a Citi e Mediobanca dovrebbero affiancarsi Credit Suisse e Bofa, forse una quinta banca. Ma non sarebbe stato l’allargamento del consorzio a far volare venerdì il titolo del 23%; si pensa all’ingresso di un socio o a ricoperture. Il nodo del consorzio dovrebbe sciogliersi a inizio settimana ma tra le banche c’è dibattito su tempi e modalità. E non è detto che l’aumento non possa slittare dopo le elezioni.