Corriere della Sera, 27 gennaio 2018
Il diritto dello spazio (privato)
È già diventata la palla della discordia. E anche il primo campanello d’allarme su cosa potrebbe volere dire la corsa allo spazio senza limiti da parte dei privati, poco prima del decollo del super-razzo di Elon Musk con all’interno una Tesla Roadster con destinazione Marte.
Una settimana fa Rocket Lab, una società neozelandese, ha lanciato in orbita il suo razzo Electron. All’interno ci sono diversi oggetti, compresa «Humanity Star», una specie di sfera geodetica da discoteca, un «satellite brillante e luccicante – come l’hanno definita – che sarà visibile a occhio nudo e progettato per incoraggiare tutti a guardare verso il cielo e a riflettere sul nostro posto nell’universo».
L’opera d’arte in assenza di gravità un posto l’ha intanto trovato: nelle imprecazioni della comunità scientifica. Perché la luce prodotta potrebbe rendere ancora più complicato il lavoro degli osservatori. «È un atto di vandalismo ambientale», attacca Ian Griffin, fotografo astronomico. «La Nuova Zelanda diventa il primo Paese a scarabocchiare deliberatamente il cosmo». «Non possiamo limitarci a entusiasmarci per la Stazione spaziale internazionale invece di questa bravata?», aggiunge Tim O’Brien, professore di astrofisica dell’Università di Manchester. «Temo che la palla non sarà abbastanza luminosa da essere così stupenda, ma sufficiente a dare fastidio agli astronomi», giudica lo scienziato neozelandese Richard Easther.
Con milioni di oggetti attorno alla Terra la sfera da discoteca non dovrebbe in realtà creare più di tanto problemi. Le reazioni evidenziano però lo scontento per le attività dei privati. «Ma la verità è che gli accordi globali sostengono che lo spazio è di tutti», chiarisce Gabriella Catalano Sgrosso, per anni docente alla Sapienza di Roma, giurista e autrice del manuale Diritto internazionale dello spazio. «Bisogna distinguere tra “spazio aereo” e “spazio extra-atmosferico”: fino a 100 chilometri la giurisdizione è dello Stato sottostante, oltre a quella quota intervengono cinque convenzioni Onu, a partire da quella del 1967 che prevede la libertà di navigazione e il divieto di appropriarsi della parte extra-atmosferica, compresi Luna e pianeti, perché bene comune».
Tutti possono andare nello spazio, tutti possono spedire oggetti. «Ma gli Stati nei quali avviene il lancio hanno la responsabilità su tutte le attività». Non esiste un elenco di oggetti proibiti, al netto delle armi di distruzione di massa. «Le attività sono libere, ma con l’obbligo di non portare pregiudizio agli interessi di altri soggetti», continua l’esperta. Che sostiene come il vero problema sia quello dei detriti: «Stanno diventando sempre più pericolosi», tanto che ora c’è il divieto di far esplodere i satelliti nello spazio, l’indicazione di farli rientrare e se questo è impossibile «di portarli nell’“orbita cimitero”, per non dare fastidio, perché non è facile stabilire a chi appartiene quel rottame che ha causato un danno».