il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2018
Doppia Difesa è risorta, ma solo per querelarci
Tre giorni fa, qui sulle pagine del Fatto, mi sono occupata della fondazione di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker “Doppia Difesa”. Da qualche tempo, sulla pagina Facebook della fondazione, notavo critiche feroci di donne che avevano tentato di contattare “Doppia Difesa” via email e telefono e non avevano ricevuto risposta. Avevo quindi provato a telefonare in orari diversi della settimana (lunedì alle 11.06, martedì alle 16.08, mercoledì alle 11.41 e così via) quindi sempre tra le 9 e le 18 come indicato sul sito, ed effettivamente le due linee risultavano una staccata e l’altra con una segreteria fissa. Avevo anche inviato una email con una richiesta di aiuto e così aveva fatto una mia amica. Dopo giorni, non eravamo state contattate. Avevo sottolineato che sul sito c’erano pochissimi aggiornamenti e che la pagina fb era sostanzialmente inattiva, a parte i post con gli spot con le due fondatrici, con i testimonial noti e con la borsa Trussardi disegnata e venduta per raccogliere fondi.
Di attivo, c’erano anche le campagne per ottenere il 5 per mille e gli sms per finanziare la fondazione. Chiedevo, dunque, una spiegazione alle fondatrici, visto che lo slogan della campagna è “Aspettando si rischia la vita” e rivolgendosi a “Doppia Difesa” si aspettava un po’ troppo.
La reazione è stata un annuncio di querela congiunto a Il Fatto postato contemporaneamente sulla bacheca di Michelle Hunziker, Giulia Bongiorno e di “Doppia Difesa Onlus” (lieta che la bacheca di “Doppia Difesa” sia tornata attiva anche se solo per minacciare denunce, visto che era ferma dal 17 dicembre). “L’attacco sulle pagine del Fatto è gravissimo perché fornisce informazioni false che potrebbero scoraggiare altre vittime di violenza dal rivolgersi alla nostra associazione. Abbiamo pertanto deciso di presentare querela e di portare come testimoni tutte le donne che abbiamo aiutato”. Seguiva poi un ulteriore post in cui le due annunciavano di aver donato, negli anni, 299.150 euro l’una (la Bongiorno) e 273.250 l’altra (la Hunziker) alla fondazione. Ora. Mi sfugge la ragione per cui le due dovrebbero querelarci. Mi sono limitata a segnalare un oggettivo disservizio di cui si lamentano tante donne nella pagina della fondazione e da me testato (fornirò tabulati, eventualmente). Ho conservato le email senza risposta.
Le informazioni false alla base della querela quali sarebbero? Ma soprattutto: perché le due signore non rispondono al tema del pezzo? Non ho mai scritto che non hanno aiutato nessuno, né che non abbiano donato nulla. E comunque, se proprio vogliono (come sembra) scomodare cifre e numeri, sarebbe per esempio interessante e utile non tanto sapere quanto hanno donato, ma magari mostrare un bilancio, un archivio dei casi seguiti negli ultimi anni (anche solo il 2017) e un dettaglio delle attività finanziate. No, a richiesta di spiegazioni e di trasparenza (se chiedi il 5 per mille, sarebbe anche dovuta), si risponde con una querela. Che poi, a dirla tutta, spalmati nei 10 anni dall’esistenza della fondazione, 277.000 euro di donazioni (pure fiscalmente detraibili) sono 23.083 euro all’anno. Non proprio una cifra folle per due milionarie. E di sicuro non una cifra con cui si mantiene un ufficio, spese legali e personale. Veniamo poi all’altro punto. Avrei fornito “informazioni false”. Facciamo pure che io menta e non abbia mai chiamato la fondazione o inviato email. Tutte le donne che scrivono di non aver mai ricevuto risposta mentono? Saranno tutte denunciate, dunque. Volevano essere assistite dalla Bongiorno, finiranno per essere denunciate dalla Bongiorno, quindi. Perché non so se è in atto un complotto su scala nazionale, ma a parte i messaggi di tante donne che le signore Hunziker e Bongiorno possono leggere comodamente nelle loro bacheche fb e nella mia (messaggi che a centinaia dicono “Non mi avete mai risposto”), io ho ricevuto in privato decine e decine di segnalazioni di donne e di associazioni che sulle mancate risposte di “Doppia Difesa” raccontano gli aneddoti più disparati.
Il comune di Bari, in data 15 dicembre, offre uno spazio pubblicitario e dopo tre giorni “Doppia Difesa” risponde “No grazie, non abbiamo il materiale per la comunicazione” (?). “Nel 2009 li ho contattati per stalking del mio ex, mai una risposta, alla fine mi sono rivolta alla polizia”. “Nel 2011 li ho cercati per un’amica in condizioni disperate, mai avuto risposta”. “Li ho cercati dicendo che ero disperata, in una situazione orrenda, mi hanno risposto dopo un mese dicendo che stando a Matera non potevano fare nulla”. “Ho segnalato probabili abusi su una ragazza disabile, mai risposto”. “Sono stata vittima di uno stalker, sono finita all’ospedale, ho chiamato in associazione non mi hanno mai risposto”. “Volevo denunciare molestie ricevute mesi fa da mio figlio minorenne, non ho soldi per pagare un avvocato, ma non mi hanno risposto. Non ho quindi intrapreso vie legali”. “Volevo aiutare un’amica straniera, ho chiamato ma non rispondevano, quindi ho citofonato alla sede. Dopo molto tempo ha risposto una donna a cui ho detto che la mia amica era in una situazione difficile. La donna ci ha fatto aspettare 5 minuti, poi ci ha detto che non poteva farci salire e di mandare una mail. Alla fine mi ha aiutata il Telefono Rosa”. “Mi chiudeva in casa con le mie figlie, mi trascinava in casa per i capelli. ‘Doppia Difesa’ non mi ha mai risposto, alla fine ho fatto un esposto ai Carabinieri”. “Mi sono rivolta a loro nel 2012, al telefono nessuna risposta. Ho mandato una mail. Quando mi hanno risposto avevo fatto 12 denunce, un processo di sei mesi e il mio stalker stava scontando la pena di un anno”. “Nel febbraio 2016 sono scappata di casa da un marito violento che diede perfino fuoco ai miei abiti, ero nel pallone, quando stai così hai bisogno di supporto. ‘Doppia Difesa’ mi rispose 4 mesi dopo, nel frattempo mi aveva aiutata un centro antiviolenza”. “Mi sono rivolta a loro circa 10 anni fa per il mio ex marito violento. Mi chiesero se sarei stata disponibile a rilasciare un’intervista di spalle da trasmettere ai loro convegni, io rifiutai e non mi contattarono più’”. “Sono un avvocato penalista, più volte ho provato a contattare la fondazione, mai avuto risposte”. “Li abbiamo contattati un’infinità di volte per aiuto immediato a una vicina di casa…”. “Nel 2012 fui la presidente di un Club Rotaract. Volevamo donare 10.000 euro raccolti a ‘Doppia Difesa’. Chiamammo e scrivemmo un’infinità di volte e alla fine donammo la cifra a una Onlus locale”.
Franca De Candia, vittima di usura e stupro, fondatrice dell’Associazione nazionale vittime dell’usura con vari riconoscimenti alle spalle per le sue battaglie, mi dice al telefono: “Ho contattato nel 2009 ‘Doppia Difesa’. Ero in un grave stato di prostrazione psicologica perché dopo lo stupro non mi sono mai ripresa. Non mi hanno mai risposto. Tre mesi dopo, per giunta, tentai il suicidio”. E mi fermo qui. Tutte mitomani? Ora, per carità. Magari la fondazione non riesce a star dietro a tutto, ma se non rispondi neppure al telefono, vuol dire che stai sponsorizzando qualcosa che non ha mezzi per soddisfare le richieste.
Certo, il fatto che il giorno dell’uscita del mio pezzo, i telefoni di “Doppia Difesa” abbiano ripreso a funzionare e io abbia ricevuto risposta a quell’email in cui chiedevo aiuto, guarda caso, mi fa ben sperare. Nel frattempo, viste le minacce di querela per un articolo per nulla diffamatorio, suggerisco di sostituire il nome “Doppia Difesa” con “Eccesso di difesa”. E sì, siamo ancora in attesa di risposte, oltre che della notifica di querela.