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 2018  gennaio 26 Venerdì calendario

Cuneo, il racket dei trafficanti. Scoperta organizzazione criminale: sei arresti e due ricercati

Il tariffario lo presentavano agli interessati già all’arrivo sulle coste italiane dall’Africa, dopo un lungo viaggio in mare su barche e gommoni. Bambini e ragazzi 250 euro, adulti 300, donne incinta 400. E pur di varcare il confine loro pagavano, anche se quel disperato «viaggio della speranza» continuava spesso in condizioni disumane: nascosti nei bagagliai, ammassati in spazi ridotti di auto e furgoni, o sui vagoni tecnici dei treni con il pericolo di restare folgorati toccando un gruppo elettrogeno. Senza acqua, cibo, aria e servizi igienici. Almeno 1800, l’anno scorso, quelli che ce l’hanno fatta ad arrivare in Francia lungo la nuova rotta per portare i migranti clandestini dall’Italia al cuore dell’Europa. E che passa dal Cuneese, attraverso il valico internazionale del Colle della Maddalena, le linee ferroviarie Cuneo-Nizza e Ventimiglia-Nizza.
Ma oltre duecento sono stati fermati e affidati a centri di accoglienza straordinaria dai carabinieri di Borgo San Dalmazzo, autori dell’operazione «Trafficanti di anime» che ha permesso di sgominare una struttura molto organizzata di «passeur», con base logistica a Torino. Undici arresti e 14 denunce per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tutti uomini dai 21 ai 35 anni, originari della Costa d’Avorio e del Mali, perfettamente integrati in Italia: operai, studenti, operatori e mediatori culturali di centri d’accoglienza del Torinese, hanno gestito il passaggio di circa 2000 migranti africani dalla provincia di Cuneo alla Francia. Con un profitto stimato attorno ai 600 mila euro. Un’indagine internazionale partita nel gennaio 2017, con il primo arresto ad Argentera, in alta Valle Stura, a una manciata di km dal confine: i militari trovarono 34 persone stipate come animali in due furgoni. Intensificati i controlli stradali, il gruppo ha «cambiato rotta», puntando sul treno. Li ammassavano nei vagoni tecnici o nei vani motori. A volte, si limitavano solo a farsi trovare alla stazione, indicare dove salire o obliterare il biglietto. Ma il prezzo del «servizio» restava comunque lo stesso. Molto caro. Uomini, donne, famiglie con bambini che già avevano venduto e lasciato tutto per arrivare dall’Africa in Italia, la maggior parte dalla Libia, racimolavano gli ultimi euro rimasti per scappare ancora. Da Torino a Cuneo, con la possibilità di scegliere se continuare in auto o furgone verso il Colle Maddalena in direzione Gap (Valle dell’Ubaye), oppure di salire su treno fino a Nizza. E da lì sempre in fuga, verso Parigi, la Germania, l’Olanda, altri Paesi nordeuropei.
«Il profitto costituisce una forte aggravante per un reato già molto grave – ha detto il procuratore capo della Repubblica di Cuneo, Francesca Nanni, alla presentazione dell’indagine -. Al di là delle posizioni ideologiche, favorire l’ingresso o l’uscita di un clandestino da un Paese ha conseguenze penali rilevanti». Degli indagati, sei sono rinchiusi nel carcere di Cuneo. Ancora irreperibili due latitanti, tre autisti ivoriani sono stati arrestati in flagrante, grazie alla collaborazione di polizia nazionale francese e Procura di Lione.