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 2018  gennaio 26 Venerdì calendario

Sos alberi, il Campidoglio: «Settantamila pericolosi». Ecco i giardinieri esterni

Nella città che fu di Spelacchio migliaia di alberi sono cresciuti fin troppo. Alberi pericolosi da mettere in sicurezza o da sfrondare perché con frasche e tralci sono arrivati a coprire cartelli stradali e semafori. Che sia questione di pubblica incolumità o più banalmente di visibilità stradale, nella Città eterna vanno potate – e piuttosto alla svelta – quasi 70mila piante. Circa 2.500 dovranno essere abbattute del tutto, perché ormai arrivate a fine vita. E c’è di che meravigliarsi a pensare che appena 10mila grandi alberi sugli 80mila disseminati per l’Urbe – il comune con più ettari di verde d’Europa – possano essere considerati davvero sani, senza bisogno delle sforbiciate dei giardinieri. Eppure così si legge nel rapporto a cui stanno lavorando gli esperti del Servizio Giardini del Campidoglio, un dossier che la prossima settimana dovrebbe arrivare sulla scrivania della sindaca Virginia Raggi e dell’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari.
«Roma è una specie di giungla», diceva Mastroianni nella Dolce vita, e di sicuro anni e anni di incuria l’hanno resa meno «tiepida e tranquilla» di come la descriveva il divo nella pellicola da Oscar di Fellini. Lo dimostra la preoccupante sequela di incidenti e crolli che, solo negli ultimi mesi, ha distrutto la carrozzeria di svariate automobili e causato diversi feriti.
GARE E DITTE ESTERNE
La crisi del verde pubblico romano nasce da lontano, da anni di tagli alle truppe dei giardinieri comunali e di affidamenti diretti compensativi e talvolta opachi (sulle commesse senza gara ha avuto da ridire anche l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone). Ora però qualcosa si muove: il Comune ha cominciato a rimpolpare l’organico del Servizio giardini e sopratutto grazie al lavoro di alcuni dirigenti, a cominciare dal capo del Dipartimento Ambiente, Pasquale Libero Pelusi, è riuscito a far partire le gare pubbliche, in piena trasparenza. Due maxi-commesse che, dopo una lunga trafila burocratica, dovrebbero essere pienamente operative tra un paio di mesi, con i primi interventi in programma ad aprile.
Il primo appalto riguarda proprio le grandi alberate e costerà al Campidoglio quasi 5 milioni di euro per ingaggiare ditte private da spedire a sfrondare e tagliare i fusti che si sono allargati troppo. Altri quattro milioni sono stati messi a bilancio per la cura del cosiddetto «verde orizzontale», quindi cespugli, aiuole e siepi.
VERIFICHE COMPLETATE
Nel frattempo già dall’anno passato sono partiti i lavori di «monitoraggio» e di messa in sicurezza degli alberi più pericolosi (era un bando del 2015, per dire i tempi della macchina comunale...) e la prima fase di questo controllo è appena terminata. I tecnici esterni hanno consegnato i rapporti al Servizio giardini, che ora inserirà i dati nella relazione da spedire alla sindaca e all’assessore all’Ambiente. Il documento è atteso a Palazzo Senatorio per i primi di febbraio e i numeri che stanno prendendo corpo in questi giorni, dicono che circa il 3% degli alberi (2.500 su 80mila) sono piante da abbattere per «la salvaguardia della pubblica incolumità». Ma più in generale è l’85% degli alberi (70mila piante) ad avere bisogno di una sforbiciata da parte dei giardinieri privati, sia per motivi di sicurezza sia perché i rami, anno dopo anno, si sono allungati su segnali, insegne stradali e sulle lanterne dei semafori. E, come si dice, è venuto il momento di darci un taglio.