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 2018  gennaio 26 Venerdì calendario

Se camminare diventa una sfida

Una scarpa elegante, comoda e anche un po’ sexy. Si racconta che fu Brigitte Bardot a chiederla alla stilista Rose Repetto che per lei crea le Cendrillon. Femminili in ogni dettaglio, furono le prime ballerine realizzate con la cucitura a rovescio risvoltata. E nel 1956 la Bardot le rende immortali nel film E Dio creò la donna. Tale fu il successo che quello stesso identico modello si vende ancora oggi. Ma i tempi sono cambiati. Se negli anni Cinquanta l’evoluzione della scarpa si ammantava di romanticismo, adesso gli scenari sono fantasmagorici e la comodità diventa un optional. La sperimentazione e la tecnologia spingono i designer verso l’Ultrascarpa.
SUL PIEDISTALLO
Se da una parte la ballerina resiste, i calzolai del terzo millennio si stanno sbizzarrendo tra i due estremi, scarpe-scultura con cui camminare sarebbe una pessima idea e modelli da assemblare o così piccoli da stare in una mano. Un’occasione per osservare la mutazione della scarpa è la mostra Heaven or Hell?, allestita al Cube Design Museum di Kerkrade, in Olanda, a partire dal 28 gennaio. «Realizzarla è stata una sfida – racconta la curatrice Elisabetta Pisu – sono esposti modelli iconici che si sono affermati nella storia della moda rompendo gli schemi e altri che invece tendono al comfort assoluto. Siamo giunti all’estremizzazione. Da una parte la femminilità viene messa su un piedistallo con modelli da esporre e non da indossare; dall’altra la comodità diventa un’esigenza imprescindibile da raggiungere attraverso nuovi materiali, che garantiscano performance e calzabilità. I due punti di vista si sono polarizzati».
Consideriamo le High Heel Pump di Ferragamo, un décolleté di capretto dorato tacco 11 che Marilyn Monroe indossava non solo nel film Fermata d’autobus, ma anche fuori dal set. Merito della geniale invenzione di Salvatore Ferragamo: un tacco metà in legno e metà in acciaio, solido ma nel contempo sottile, che evidenziava la camminata ancheggiante di Marilyn. Altra idea all’avanguardia fu quella di Coco Chanel che nel 1957 con le two-tone Slingbacks color cammello propone tacco basso, apertura sul tallone e punta nera che «hanno rivoluzionato il senso della femminilità, dell’eleganza e della praticità, amplificandolo».
IL DIGITALE
Impossibile tralasciare i tacchi di Roger Vivier. Nel 1965 con le Belle Vivier il couturier delle scarpe lancia un décolleté in vernice con tacco basso squadrato e fibbia metallica, la bouclé: una rivoluzione copernicana che Catherine Deneuve indossa in Belle de Jour, segnando indelebilmente l’immaginario maschile. «Vivier ha creato tantissimi tacchi», spiega Bruno Frisoni, direttore creativo Roger Vivier. «Oggi però la sperimentazione è più nella ricerca di nuovi materiali e siamo molto più influenzati dalla tecnologia. Mi domando: dovremo forse creare la scarpa digitale?».
Delle cento scarpe selezionate nella mostra, a coprire un periodo lungo settant’anni, per la categoria opera d’arte spiccano le Mock-Croc Platform del 1993 di Vivienne Westwood. Con un plateau di 23 cm e 30,5 cm di tacco, era inevitabile che persino la celebre falcata della pantera Naomi Campbell ne risentisse, facendola cadere a terra. Stessa impraticabilità per le scarpe scultura del designer filippino Kermit Tesoro. Sono a forma di polipo, impossibile camminarci, si possono solo infilare, trasformando così anche il piede in un’opera d’arte.
ICONE POP
Sul fronte opposto, quello del comfort, ecco Mary Quant che dopo la minigonna nel 1967 pensa bene di dare vita allo stivaletto di plastica. Una rivoluzione tutta al femminile che prosegue negli anni Settanta con Beth Levine che inventa gli stivali fatti per camminare. Nancy Sinatra li indossa e li canta in These Boots Are Made For Walking (in mostra ce ne sono un paio bianchi). E ancora, ecco le icone pop come le Dr. Martens, le Clarks e le Converse, da cui si arriva spediti ai modelli realizzati con materiali futuristici.
Ad esempio le Furoshiki di Masaya Hashimoto per la Vibram, azienda italiana che ha prodotto anche le FiveFingers, le scarpe con le dita. Le Furoshiki riprendono il nome e le caratteristiche del tessuto con cui in Giappone impacchettano gli oggetti: un materiale elasticizzato con suola che si avvolge intorno al piede e si fissa con una chiusura in velcro. Infine a chi non è capitato di camminare con una gomma attaccata sotto le scarpe, senza riuscire a levarla? Problema risolto: il designer israeliano Kobi Levi ha ideato la scarpa Chewing Gum: il tacco riproduce fedelmente una gomma da masticare che si allunga.