il Giornale, 26 gennaio 2018
Allarme morbillo, +600% i casi rispetto al 2016. Peggio di noi solo la Romania
E mentre la politica sentenzia sui vaccini con un copia e incolla mal fatto dalle bacheche on line dei medici, i dati – quelli veri – sui contagi sono preoccupanti. A far tremare i polsi è ancora una volta il morbillo che rileva un aumento decisamente pesante. Nel 2017 i casi in Italia sono stati 4.991, quasi sei volte quelli del 2016, con quattro decessi in totale. Lo stesso virus che per la maggior parte dei bambini si risolve con qualche giorno a casa da scuola, può essere mortale per altri. Per quelli cioè che non si sono potuti vaccinare a causa di altre patologie croniche e hanno un sistema immunitario estremamente basso.
Nonostante l’obbligo dei vaccini, introdotto in extremis, il bollettino del ministero della Salute non dà notizie incoraggianti: l’Italia è il secondo paese in Europa per numero di casi, superata solo dalla Romania, dove i decessi sono stati 23. Molti anche i casi di complicanze. «Il 44,8% dei pazienti – si legge nel rapporto del ministero – è stato ricoverato e un ulteriore 22% si è rivolto ad un pronto soccorso per le prime cure. Sono stati segnalati quattro decessi, di cui tre bambini sotto i 10 anni di età (rispettivamente 1, 6 e 9 anni) e una persona di 41 anni, tutti non vaccinati. In tutti i casi erano presenti altre patologie di base e la causa del decesso è stata l’insufficienza respiratoria». Anche i numeri del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’agenzia dell’Ue che si occupa della sorveglianza delle malattie infettive in Europa, bocciano l’Italia. In 20 Paesi su 27 la percentuale di vaccinati con la seconda dose è al di sotto del target considerato sicuro per interrompere la diffusione della malattia, ovvero il 95%.
E l’Italia, ancora una volta, non arriva al traguardo essendo al di sotto dell’84%, quindi non ancora in grado di garantire la copertura di gregge. Il rapporto sottolinea che quelli ad essere maggiormente colpiti sono i bambini al di sotto dei 12 mesi, quindi ancora troppo piccoli per ricevere la prima somministrazione di vaccino.
I dati infiammano le polemiche politiche da parte di chi fino a un paio di settimane fa era totalmente disinteressato all’argomento ma ora ci vede una buona leva per fare campagna elettorale. «Salvini e Di Maio hanno ancora coraggio di attaccare il vaccino obbligatorio (e gratuito) introdotto da governo? Farebbero bene a chiedere scusa e smetterla di volersi sostituire alla scienza» tuona su Twitter il deputato Pd Michele Anzaldi.