la Repubblica, 26 gennaio 2018
Tim, ricorso contro il governo e Recchi lascia le deleghe
Milano Con un consiglio di amministrazione lampo, Telecom Italia decide di fare ricorso contro il provvedimento del governo sul golden power e prende atto che il vice presidente Giuseppe Recchi, in uscita dall’azienda, non potrà più ricoprire le deleghe per la sicurezza. Ieri la società controllata dal colosso francese Vivendi con il 23,9% ha deciso per il ricorso al Presidente della Repubblica. L’obiettivo del ricorso è il decreto legislativo che, a ottobre del 2017, ha imposto tra l’altro all’azienda una serie di restrizioni sulla governance, obbligandola a istituire un comitato ad hoc sulle reti. Telecom dovrà identificare all’interno del cda una figura con le deleghe sulla sicurezza, pronta a fare da raccordo tra il consiglio d’amministrazione e il comitato.
Il ricorso è stato presentato all’ultimo momento utile e davanti al Capo dello Stato perché i termini per adire al Tar erano già prescritti. In questo modo Telecom si cautela perché il ricorso “congela” anche la possibile sanzione (fino a 300 milioni di euro) che incombe sulla società. Il governo minaccia infatti di infliggere l’ammenda a Telecom per la mancata comunicazione del ruolo crescente che i francesi di Vivendi hanno via via assunto nell’azienda fino ad acquisirne il controllo. Fonti di Telecom spiegano comunque che la mossa è solo “tecnica”, perché in caso contrario gli amministratori avrebbero rischiato una possibile azione di responsabilità da parte dei soci, e che la società continua ad essere aperta alla trattativa con il governo.
In questo complesso scenario, il vicepresidente esecutivo Recchi esce di scena: sta per diventare amministratore delegato di un private equity estero, ruolo che è in conflitto con quello in Telecom. Recchi manterrà le deleghe ad interim e per il momento resterà anche in cda, ma è possibile che presto venga sostituito con un altro amministratore. L’azienda dovrà meditare bene su una eventuale sostituzione perché la nuova figura con le deleghe sulla sicurezza dovrà piacere al governo Gentiloni ( tuttora in carica); ma dovrà avere capacità di manovra politica anche nel quadro che uscirà dalle elezioni del 4 marzo. Questa figura sarà italiana perché la cittadinanza è requisito per ottenere il Nulla osta sicurezza (Nos) che permette di ricevere informazioni sensibili per la sicurezza nazionale. Franco Bernabè, leader degli indipendenti ed ex presidente esecutivo del gruppo fino al 2013, possiede già il Nos. Ma Bernabè è anche uno dei 5 indipendenti in quota Vivendi e difficilmente potrà assumere le deleghe di Recchi. Se le deleghe finissero a lui, Bernabé dovrebbe lasciare la “squadra” degli indipendenti di Telecom che sono chiamati ad approvare un’operazione delicata come la joint venture tra Timvision e Canal+. L’emittente francese controllata da Vivendi punta a siglare con il gruppo italiano un’alleanza per l’acquisto dei contenuti esclusivi da veicolare ai clienti della banda larga. Si tratta di «un’operazione di maggiore rilevanza con parte correlata» che dovrà essere votata dai 10 indipendenti del board.
Intanto Genish sta mettendo a punto il piano industriale 2018- 2020, che si basa anche sui contenuti digitali e che sarà illustrato il 6 marzo. E mentre tratta con i sindacati per definire un accordo sugli esuberi entro quella data, Genish sta mettendo a punto il nuovo organigramma aziendale, più snello del precedente.