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 2018  gennaio 26 Venerdì calendario

«Se sarò presidente riprenderò la lotta di Havel per la libertà e la democrazia». Intervista a Jiri Drahos

Europeismo liberal o populismo russofilo, società aperta o muri antimigranti.
Ecco la scelta imminente dei cechi da cui dipenderà il futuro dell’Est della Ue. Lo sfidante accademico Jiri Drahos e il presidente uscente Milos Zeman si affrontano al ballotaggio di domani e sabato.
Sondaggi sul filo del rasoio, Drahos in leggero vantaggio.
Vuole «riportare Praga al tavolo di chi decide in Europa e come membro attendibile della Nato, e questione morale in primo piano», dice in questa intervista a Repubblica. È la prima sfida temibile per gli autocrati del centro-est.
Professore, lei descrive lo scontro come scelta tra valori europei e occidentali o filorussi, panslavi, autocratici.
Perché?
«Da noi diciamo che il pesce puzza dalla testa. Il proverbio la dice tutta sugli anni di presidenza di Milos Zeman.
Incompetenza, corruzione, volgarità sono uscite dal Castello di Praga per circa cinque anni.
Zeman, egli ha danneggiato reputazione credibilità e rating nel mondo. Zeman e il populismo hanno allontanato dal nostro paese partner-chiave nell’economia e nella sicurezza, hanno degradato a volgarità il dibattito politico. Egli è sempre più comprensivo verso gli estremisti, e lavora per oscuri, potenti interessi. A causa sua adesso la Repubblica ceca ha bisogno di restaurare la sua autorità morale, a livello di capo dello Stato, governo e Parlamento».
Ma perché i cechi mostrano tanto euroscetticismo?
«Siamo fedeli all’alleanza del Gruppo di Viségrad e continueremo a coordinarci rispetto al mainstream europeo con Polonia, Slovacchia, Ungheria. Ma l’euroscetticismo è un modo negativo di affrontare la realtà politica globale. Noi cechi dobbiamo dirci che siamo e resteremo sempre parte dell’Europa, mentre Zeman e ogni populista di fatto dicono il contrario».
Se vince Zeman quanto sarà pericoloso per Praga e la Ue?
«Non lo so, sinceramente. Ma se sarò scelto come presidente della Repubblica ceca sono deciso a restaurare una leadership trasparente, che appoggia i cittadini onesti e agisce con chiarezza in politica estera. A cominciare da un rafforzamento leale dei rapporti con l’Unione europea e con la Nato».
Zeman a Praga, Orbán a Budapest, la Polonia. Insisto, perché gli euroscettici sono così forti nel gruppo di Viségrad?
«Al tempo: teniamo conto, è importante, di quanto i cittadini sono stati indottrinati da politici che hanno diffuso paure come quelle della migrazione di massa come causa di mancanza di lavoro in futuro, o della presunta egemonia dei big della Ue. Sono abili a creare paure, e alcuni problemi evocati rispondono a logiche radicate. Il nuovo presidente dunque dovrà essere aperto, dire la verità, proporre una forte visione di difesa dei veri interessi nazionali nell’ambito della Ue e di Viségrad. La Repubblica ceca può essere un mediatore tra Ue e Viségrad. Specie ora che la Polonia affronta la sfida del controllo del potere politico sulla magistratura. Ma non voglio un ruolo di difensori di violazioni dei principi costitutivi dell’Unione europea e di ogni singolo paese».
Allora quali priorità si pone?
«Trasparenza e chiarezza in politica estera, impegno come membri di Ue e Nato. La Repubblica ceca deve guardare all’Occidente democratico, non a est. I miei esempi sono il fondatore della Cecoslovacchia democratica, Tomas Garrigue Masaryk, e Vaclav Havel. Urge tornare ai valori di difesa strenua di libertà e democrazia che i due incarnarono, e che Havel riportò in auge dopo una notte buia di 40 anni. Entrambi riuscirono a lottare contro regimi al potere anche quando una vittoria sembrava quasi impossibile».
Babis, “Babisconi”, è stato riconfermato premier da Zeman ancora presidente nonostante immunità parlamentare tolta e indagine per malversazione, come la mettiamo con la questione morale?
«Dall’inizio della vicenda ho detto no a un premier che affronta accuse penali. È inaccettabile. Il suo partito, primo alle elezioni, deve trovare altri nomi».
Quanto pesa l’ingerenza russa, evidente altrove da Washington all’Europa occidentale?
«Praga dovrebbe appoggiare senza riserve la Ue a fronte della Russia. La posizione di Zeman in merito è inaccettabile, è una delle ragioni principali per cui dovrebbe essere sostituito”.