la Repubblica, 26 gennaio 2018
Quei binari, figli di un Dio minore
Non serve il conforto delle statistiche per affermare che il trasporto ferroviario locale è figlio di un dio minore. Basta sfogliare le cronache degli ultimi cinque anni per verificare come i deragliamenti di treni, compresi i convogli merci, siano avvenuti pressoché tutti sulle tratte regionali. Tipo Cremona-Milano, Ferrara-Codigoro, Cosenza-Paola, Milano-Mortara, Biella-Novara, Roma-Viterbo e Colico-Chiavenna, per citarne alcune. Sia chiaro: chi prende il treno rischia infinitamente meno di un automobilista, visto che in nove anni sono morte 77 persone a causa di disastri ferroviari e invece nel solo 2015 le vittime della strada sono state 3.419, di cui 478 in Lombardia. Senza poi contare che in Italia il numero di incidenti ferroviari, dicono sempre le cifre, è ben inferiore a quello di altri Paesi. Niente a che vedere, per esempio, con Polonia o Portogallo. Ma meglio anche di Francia e Germania.Vero è che sulla linea dove si è verificato ieri l’incidente transitano anche i treni veloci, ma è comunque un fatto che i 170 mila passeggeri giornalieri della nostra magnifica rete ad alta velocità viaggiano in condizioni di sicurezza decisamente migliori rispetto a 2 milioni 841 mila pendolari. Le ragioni possono essere perfino tecnicamente comprensibili: la rete dell’alta velocità è nettamente più moderna di quella tradizionale. In nessun caso, però, sono accettabili. I responsabili dei binari, che appartengono tutti alle Ferrovie dello stato, ci spiegano ora che la manutenzione sulle linee dei pendolari è addirittura aumentata. Evviva. Ma per quanto sia, gli investimenti che sono stati fatti negli anni sull’alta velocità non sono in alcun modo paragonabili all’impegno economico profuso sulla rete ordinaria. E questo a dispetto del principio di mutualità secondo il quale gli introiti del traffico veloce avrebbero dovuto contribuire a modernizzare il trasporto locale. Una pia illusione fin dal momento in cui è stato concepito, in concomitanza con lo spezzatino ferroviario avviato dalla riforma Bassanini di vent’anni fa. Sulla quale sarebbe assai utile una riflessione. Affidare alle Regioni il trasporto locale non ha migliorato le condizioni dei pendolari, accrescendo ancor più i divari territoriali nella qualità del servizio: quasi ovunque scadente, in qualche caso scandaloso. Quel che è ancora peggio, facendo passare l’idea che lo stato se ne potesse disinteressare del tutto. Come troppo a lungo è avvenuto.