Corriere della Sera, 26 gennaio 2018
Dubai e Abu Dhabi, gli emirati «amici» dallo spazio al Louvre
Il Golfo è in fermento. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman prova a presentarsi come il grande riformista del regno e prova a sovvertire gli equilibri interni. Mossa politica, ma anche economica, nella speranza di uscire da un immobilismo durato troppo a lungo. Uno strappo per imitare – sempre ci riesca – i progetti ambiziosi di altri principi, del Golfo, dinamici e con orizzonti ampi. Quelli che hanno trasformato gli Emirati in uno snodo economico, commerciale e persino militare. Un luogo d’attrazione e di potere, di affari e di turismo. La tradizione storica è protetta, ma lo sguardo è proiettato direttamente verso il futuro. Con ambizioni che portano il piccolo stato a pensare perfino ad una missione verso Marte, a progetti avveniristici, ad una società automatizzata.
Il nostro viaggio a Dubai e Abu Dhabi attraverserà molte realtà. Partiremo dalla storia antica, dai fondatori e dalle loro esperienze con il museo storico e il Forte di al Fahidi. Trascorreremo qualche ora sul canale, una breve crociera sul Creek, dove incrociano battelli e piccoli cargo protagonisti di un intenso traffico tra le due sponde di un mare su cui si affacciano paesi con interessi strategici contrapposti. Saliremo sul grattacielo più alto al mondo, il meraviglioso Burj Khalifa, 160 piani, 828 metri di altezza e la piattaforma-osservatorio dalla quale abbracciare con lo sguardo una città in continua evoluzione. Le visite alle moschee di Jumeirah e quella, gigantesca, di Sheikh Zayed a Abu Dhabi permetteranno di cogliere l’aspetto religioso, così importante a queste latitudini. E poi due straordinarie esperienze: la visita al Louvre, che ha aperto da poco una sua “sezione” in un’ architettura d’ avanguardia e una corsa con le jeep nel deserto fino ad attendere il tramonto sulle dune. Avremo tempo per scoprire l’importanza e il valore del Dubai Mall, un enorme centro commerciale che non è però solo il tempio dello shopping: è infatti anche il «centro del villaggio», punto dove convergono cittadini e stranieri, simbolo di opulenza.Dubai non è però solo luci, stelle e sfarzo. Sarebbe riduttivo presentare gli Emirati come una Disneyland per adulti. In questi anni la confederazione di stati si è guadagnata il soprannome di Piccola Sparta per le sue missioni militari a lungo raggio, dalla Libia allo Yemen, per un budget bellico poderoso, per l’arruolamento di soldati stranieri. Vogliono giustamente contare di più e per questo hanno investito risorse importanti. L’obiettivo dichiarato è crescere, incidere su una realtà tumultuosa e prepararsi al momento in cui gas e petrolio non garantiranno più un flusso di denaro continuo.
Tra piscine e locali alla moda c’è un mondo più discreto, con uomini ombra, agenti, esperti di intelligence. Ognuno gioca la sua partita. Per difendere quanto costruito, per tenere d’occhio il vicino, per muovere le pedine di giochi regionali. Nei nostri incontri quotidiani parleremo molto del lato segreto, di intrighi e episodi a volte poco raccontati o semplicemente sommersi dal mare di notizie. Dubai è affascinante perché ne è la sintesi perfetta. Vi divertite, la mente si rilassa ma se lo desiderate potete esplorare «l’altra faccia della Luna» con tutti i suoi misteri.