Corriere della Sera, 26 gennaio 2018
Navi, aerei e case: i tre uomini che hanno cambiato il turismo
La mission di Chris Lopinto è «tirare fuori» i viaggiatori dal sedile centrale con il sito Expertflyer.com, Harry Kulovaara ha rinnovato la flotta di Royal Caribbean ideando la prima smart ship «Quantum of the sea» nel 2014, il californiano Ed Kushins ha avuto l’intuizione dello swapping-scambio di case nel lontano 1992, cominciando con una guida stampata e spedita a casa dei potenziali clienti.
Pragmatici ma fantasiosi, gli innovatori del turismo sono a capo di grandi imprese o consulenti di livello mondiale, creatori di idee che hanno cambiato il nostro modo di viaggiare in tutto il mondo, dagli aerei al check in digitale negli hotel.
Ed Kushins
Oggi HomeExchange.com coordina oltre un milione di scambi di abitazione in ogni angolo del pianeta con il plus di immergersi nella vita dei residenti. Nell’arco di 26 anni Kushins ha creato una rete di ospitalità «casa in cambio di casa» con 65 mila soci distribuiti in 150 Paesi e con il sito tradotto in 16 lingue; dal 2012 esiste anche HomeExchangegold.com che ha come mission lo swapping di case di pregio. La declinazione italiana Scambiocasa.com richiede una tessera annuale da 130 euro, si può fare uno scambio della propria casa con un’altra all’estero ma è presente anche la versione Passport che permette di evitare la reciprocità diretta: se qualcuno vuole utilizzare la mia casa ma non desidero il contrario, questo mi farà ottenere un credito che potrà essere impiegato in un’altra proprietà del network.
Harri Kulovaara
Harri Kulovaara, un architetto navale finlandese nel corso della sua carriera ha rinnovato il mondo delle crociere da pioniere fino al varo della prima smartship del mondo per recuperare dei film. Nell’ordine: «The party» (originale), «Dunkirk» (ottimo), «Tutti gli uomini del presidente» (un classico), «Kingsman – The Golden Circle» (surreale), «Mark Felt – L’uomo che fece cadere la Casa Bianca» (da vedere), «Wind river» (interessante), «Victoria e Abdul» (particolare). Poi ci sono le cartelle (tutto «Alien», tutto «Pianeta delle scimmie», tutto «Pirati dei Caraibi», tutto Marvel) e le hit musicali, come quella del 1953, anno – scrive la scheda informativa – «dell’incoronazione della regina Elisabetta II, del matrimonio tra John F. Kennedy e Jacqueline Bouvier, del primo James Bond di Ian Fleming in “Casino Royale”».
Momento di una pausa tra un film e l’altro. In mezzo all’Oceano Indiano nella lounge di bordo al secondo piano la conversazione va avanti su tre fronti. L’anziano che cerca di sapere tutto della hostess, una coppia cinquantenne che ricorda il viaggio in Europa, due ragazzi che cercano sul telefonino una discoteca ad Auckland. Lo schiamazzo raggiunge qualche picco, una viaggiatrice dai sedili davanti chiede silenzio. E l’assistente di volobarista deve fare pure l’amministratrice di questo condominio volante.
In Business c’è il relax totale. La maggior parte dorme. Qualcuno guarda un film. Due mangiano, mi sfugge sulla base di quale fuso orario. In Economica c’è più movimento. In un angolino due signore fanno stretching. Più avanti altre due fanno yoga. Mi invitano. Declino. «Non vorrei strapparmi qualche muscolo in mezzo all’oceano», rispondo. Mi guardano con compassione loro che di anni ne hanno il doppio dei miei.
Colpisce l’abbigliamento: alcuni sono vestiti come se stessero andando a un evento ufficiale, altri in pigiama portato da casa. Colpisce anche che il Wi-Fi gratuito non faccia dormire diversi viaggiatori. Come questo ragazzo che ha passato gran parte del volo a chattare con gli amici. «E le mie diverse fidanzatine», ammicca. Di fianco c’è una sua coetanea che dorme. Ho paura a chiedergli chi sia. Al secondo piano il bar ha cambiato clientela. Due anzianotte british si godono i loro Martini e però non disdegnano sguardi interessati ai ragazzi. Uno steward sta preparando un Bloody Mary e mi spiega che ha iniziato «perché voglio girare il mondo». Intanto arriva Herbert, ex ingegnere tedesco di Norimberga. «Sto andando per tre mesi dalla mia compagna neozelandese a svernare», dice. Nei nostri mesi invernali lui scende vicino Wellington, dov’è estate, nei tre mesi estivi sale lei in Europa. «L’anno scorso siamo stati in Sicilia, bellissima!», s’entusiasma.
La Nuova Zelanda si avvicina e tra poco l’aereo scenderà. Io ho da poco finito l’ottava passeggiata in lungo e largo e ho visto per la 39esima volta l’orologio (che però ha il fuso di Dubai) dopo aver smaltito con nove incursioni ai servizi 13 bicchieri di succo d’arancia, 4 di pomodoro, 17 di acqua, uno di Bloody Mary e un altro di Porto.
«Hey che fai?», chiede su WhatsApp un amico da Montreal, Canada, 18 ore indietro di fuso orario. Gli rispondo diverso tempo dopo. La mamma, del resto, è lì che incombe.