Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 26 Venerdì calendario

Solo treni vecchi per i pendolari. La tragedia di Milano colpa dell’incuria?

Ieri mattina alle 6.57 il regionale 10452 di Trenord partito da Cremona alle 5.32 e diretto a Milano Porta Garibaldi è deragliato all’altezza di Seggiano di Pioltello, nel milanese. Il convoglio, composto da sei vagoni, raccoglieva circa 350 pendolari che abitualmente raggiungono Milano dalle province di Bergamo e Cremona. I soccorsi sono stati lunghi e complicati, i vigili del fuoco hanno dovuto aprire le pareti del treno come fossero scatolette di latta. Alla fine il bilancio è stato di tre morti, due feriti molto gravi che sono stati operati, una decina di persone con lesioni importanti e un centinaio con danni più lievi. A perdere la vita sono state tre donne: Pierangela Tadini, 51enne, Giuseppina Pirri, 39 anni, e Ida Maddalena Milanesi, 61 anni.

• Com’è accaduto l’incidente?
A provocare il deragliamento dovrebbe essere stato il cedimento strutturale di una rotaia o meglio di un pezzo di rotaia lungo 23 centimetri, che tra l’altro stava per essere sostituita, come testimoniano i lavori in corso in quel tratto. La dinamica ipotizzata al momento è la seguente: la rotaia cede al passaggio delle prime due carrozze, ma quelle che escono dai binari sono solo quelle centrali. Il treno continua la sua corsa per oltre un chilometro, finché le carrozze che hanno le ruote fuori dal binario si mettono di traverso, accartocciandosi. «Ho frenato, ma era già tardi», ha ripetuto più volte il macchinista. Poco più di sei mesi fa, nella stessa zona, c’era stato un altro incidente: un treno di Trenord diretto da Milano a Bergamo era parzialmente uscito dai binari proprio all’altezza di Pioltello. In quell’occasione nessuno degli oltre 200 passeggeri era rimasto ferito. Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, ha fatto notare che quello è «uno dei punti più trafficati della rete ferroviaria lombarda, da cui passano circa 500 treni al giorno». Ieri la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di reato di disastro ferroviario colposo che prevede pene da 5 a 15 anni. Dalla scatola nera del convoglio subito sequestrata capiremo di più. Le faccio presente che il treno è della società Trenord, mentre la gestione della rete ovvero i binari, è responsabilità di Rete Ferroviaria Italia (Rfi). Le risparmio le dichiarazioni dei politici che rinfacciano agli avversari le responsabilità. 

Ma viaggiare col treno in Italia è così pericoloso?
In realtà non lo è, anche se le notizie di cronaca come quella di ieri aumentano la percezione del rischio. Il “Rapporto sulla sicurezza ferroviaria” presentato ad aprile 2017 dice che gli incidenti sono in netto calo: nel 2016 se ne sono verificati 87, 11 in meno rispetto al 2015 e il 35% in meno in confronto al 2005. E di questi 87 incidenti, l’83% è dovuto «all’indebita presenza di pedoni» sui binari. Mentre solo una piccola parte è stato causato da un’errata discesa o salita dei viaggiatori (3%), da problemi di manutenzione (5%), da errori di manovra (3%), dal dissesto idrogeologico (1%) e dallo scontro con veicoli (5%). 

E allora come si spiegano tragedie come questa? 
Il problema è che c’è un grande divario tra la rete nazionale (vedi l’Alta velocità) e quella locale. Avrà anche lei amici che prendono ogni giorno treni regionali e Intercity, i racconti sono sempre gli stessi: guasti, ritardi, convogli vecchi, corse cancellate senza preavviso. È lo stesso rapporto che le ho citato ad ammettere che «a oggi il traffico di tali reti è in minima parte coperto da sistemi automatici di protezione della marcia del treno». E qui i numeri sono preoccupanti: nel 2016 le vittime sono state 44, quando l’anno prima erano state solo 4. L’ultimo grave episodio, lo ricorderà, fu la tragedia di Corato, in Puglia, il 12 luglio 2016. I morti furono 26. Anche in questo caso si trattò di un convoglio di pendolari. 

• Quanti italiani usano il treno tutti i giorni? 
La rete ferroviaria italiana è lunga 17 mila chilometri, di cui duemila di linee regionali sulle quali viaggiano regolarmente 2,8 milioni di passeggeri. Legambiente nel suo rapporto Pendolaria 2017 ha parlato senza mezzi termini di «un inferno», aggravato dalla diminuzione delle tratte a favore dell’Alta velocità: dal 2010 al 2017 sono stati tagliati del 6,5% i regionali, del 15,5% gli Intercity. Il tutto mentre l’Alta velocità è cresciuta del 6,6% nello stesso periodo, con un’impennata clamorosa dei collegamenti Roma-Milano (+435% dal 2009 all’anno scorso). 

Si viaggia peggio al Sud o al Nord?
Situazione critica ovunque. Nella classifica di Legambiente delle «dieci linee da incubo», quattro sono al Nord. E la tratta Cremona-Milano, quella della sciagura, è segnalata come «una delle peggiori in Lombardia: conta oltre 10 mila pendolari giornalieri, su treni lenti e sovraffollati, dall’età media di 17 anni». La giornalista Federica Bandirali, che ogni mattina prende proprio il treno delle 5.32 da Cremona, lo descrive così: «Vecchio, con il materiale rotante arrugginito e i sedili sporchi e a volte anche usati come urinatoio. Per non parlare dell’aria: o irrespirabile dal caldo torrido o gelida dal riscaldamento rotto. E i rumori? Incredibili, ma non si pensa mai al peggio».